Presentate le nuove mascotte delle Olimpiadi estive di Parigi 2024. Sono i frigi, berretti simbolo di libertà. Una delle due ha una protesi come quelle in fibra di carbonio dei velocisti e saltatori. L’inclusività fin da subito.
Dal 2000 a oggi, quasi sempre erano stati scelti degli animali come mascotte.
Si chiamano “Frigi”. Potrebbero sembrare a prima vista dei pesci per la loro forma, in realtà sono dei berretti prevalentemente rossi e con qualche accenno di bianco e blu che richiama la bandiera del Paese ospitante. Saranno loro a rappresentare i Giochi olimpici estivi francesi in quel di Parigi nel 2024.
Le due mascotte sono state presentate oggi, nel corso di una conferenza stampa a Saint Denis, dal Comitato organizzatore dei Giochi (Cojop). Il loro nome sta a indicare gli omonimi cappellini simbolo della Rivoluzione francese del 1789 e della Repubblica transalpina. In patria sono molto popolari e rappresentano la libertà. Anche la Marianna, allegoria della Repubblica francese, indossa questo copricapo nel celebre dipinto di Delacroix “La Libertà che guida il popolo” del 1830.
Per l’occasione si chiamano Phryge Olimpica, quella con le scarpe da ginnastica bianche basse e Phryge Paralimpica, la mascotte con la scarpa da ginnastica rossa alta e la protesi in fibra di carbonio tipica di atleti amputati agli arti inferiori. L’inclusione, dunque, non solo a parole ma anche nei fatti. Entrambe hanno poi sull’occhio la coccarda di Francia, un nastro che è l’ornamento nazionale francese. Ad unirle il motto “da soli si va più veloci ma insieme si va più lontano”.
Le mascotte sono state scelte da un campione di bambini tra i 6 e i 14 anni e hanno vinto la concorrenza dei più gettonati animali che sono stati scelti quasi sempre come mascotte nelle edizioni passate.
Gli organizzatori vogliono celebrare attraverso i frigi lo spirito della rivoluzione francese. “I frigi ambiscono a dimostrare che lo sport può cambiare tutto e che merita di ricoprire un ruolo di primo piano nella nostra società”, ha commentato la direttrice del brand Parigi 2024 Julie Matikhine.
Nel giorno delle nuove mascotte, ripercorriamo dal 2000 a oggi quali sono state quelle che hanno preceduto i frigi. La prima in assoluto fu Shuss, comparsa nelle Olimpiadi invernali di Grenoble del 1968.
Nelle prime Olimpiadi di questo secolo, tenutesi a Sydney ormai 22 anni fa, ci furono tre mascotte chiamate Syd, Olly e Millie. Syd è l’abbreviazione della città ospitante, Olly sta per Olimpiadi e Millie in onore del nuovo millennio. La prima era un ornitorinco, la seconda un dacero ovvero un uccello originario dell’Australia e la terza un formichiere spinoso. Tre animali tipici del Paese ma meno conosciuti di canguri e koala.
Quattro anni dopo a Atene ci furono due mascotte chiamate Phevos e Athena. Sono entrambe due divinità dell’Olimpo, Apollo dio di luce e musica e la sorella Atena della saggezza nonché protettrice dell’omonima città. Gli organizzatori volevano rappresentare il legame tra l’Antica Grecia e le Olimpiadi dell’era moderna. La loro forma riprende quella di tipiche bambole di terracotta a forma di campana risalenti al 7 secolo DC.
Nel 2008 a Pechino ci furono cinque mascotte: Beibei, Jingjing, Huanhuan, Yingying, Nini. Si tratta di sillabe ripetute in rima, un modo tradizionale cinese per dimostrare affetto ai bambini. Inoltre mettendo insieme le cinque sillabe si forma la frase “Benvenuti a Pechino”. Ognuna è un elemento naturale dal colore che riprende quello dei cerchi olimpici e quattro di loro sono anche animali popolari cinesi. Sono un pesce blu per acqua e prosperità, un panda nero per la foresta e la felicità, l’antilope tibetana gialla per la terra e la salute, la rondine verde per il cielo e la sorte e il bambino di fuoco, rosso come la passione per lo sport e la fiamma dello spirito olimpico.
A Londra nel 2012 ci furono Mandeville e Wenlock, quest’ultimo che deve il suo nome alla città Much Wenlock in Shropshire, sede degli omonimi tradizionali Giochi che ispirarono Pierre De Coubertin per le Olimpiadi moderne. La mascotte è futuristica e metallica perché idealmente realizzata con una delle ultime gocce di acciaio usato per costruire lo stadio olimpico di Londra. La luce sulla testa è il simbolo di quella dei taxi neri della città, il suo occhio è la lente della telecamere e i tre punti sulla testa rappresentano il podio.
Nel 2016 per Rio de Janeiro fu la volta di Vinicius e Tom. Flora e fauna del Brasile e verde e oro della bandiera. Il primo deve il nome a un poeta brasiliano. Si tratta di una combinazione di diversi animali locali. Tom invece è un albero in nome delle foreste dell’Amazzonia. Insieme rappresentano la diversità e la cultura del popolo brasiliano e anche la sua esuberanza.
Infine nel 2020 per i Giochi di Tokyo del 2021 ci sono stati Miraitowa e Someity. La prima significa futuro e eternità mentre la seconda è un fiore di ciliegio simbolo di rispetto, pace interiore e pazienza. Hanno uno stile futuristico e anche tradizionale per il nuovo e il vecchio. La prima ha il potere di teletrasportarsi mentre la seconda sa volare e parlare al vento e alle pietre per farle spostare.
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