Olio di palma nelle creme spalmabili alla nocciola: è davvero pericoloso?

crema spalmabile nocciola cacao

Stiftung Warentest, associazione di consumatori tedesca, ha posto a confronto una serie di creme alla nocciola spalmabili, tra cui alcune che contengono olio di palma e altre recanti la dicitura BIO, che hanno portato a risultati sorprendenti. Tra le 21 creme alla nocciola spalmabili prese in esame, le migliori infatti non si sono rivelate essere quelle prive di grasso di palma.

Le migliori creme alla nocciola

Passiamo al confronto fra le creme spalmabili alla nocciola. Solo due prodotti fra quelli presi in esame non utilizzano l’olio di palma: la Nusskati di Aldi che supera il test, ma il suo gusto non entusiasma gli esaminatori; e la Nocciolata che invece viene bocciata a causa di agenti contaminanti.
Passiamo avanti: al top della classifica c’è la Nutella della Ferrero, ritenuta ottima per aspetto e proprietà organolettiche.
Andando avanti troviamo Real, Kaufland, Lidl e Netto Marken-Discount che offrono un buon rapporto qualità prezzo.
Per quanto riguarda i marchi bio il top è Gepa.

L’olio di palma fa male alla salute?

L’olio di palma spesso è inserito tra gli alimenti considerati nocivi per la dieta e addirittura pericolosi per la salute in quanto potenzialmente cancerogeni. In realtà, dall’analisi dei grassi vegetali contenuti in 21 creme spalmabili, ad esempio, è emerso che alcune sostanze potenzialmente nocive sono contenute in quelle creme che NON contengono olio di palma. Questo sta a significare che la loro presenza non è legata al grasso di palma in se’, ma al metodo di produzione della crema (in questo caso). Ossia alla raffinazione dell’olio alimentare utilizzato in un dato prodotto.

Nel marzo del 2016 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha pubblicato i risultati di uno studio sui rischi per la salute legati proprio alla presenza di 3- e 2-monocloropropanediolo (MCPD) e dei relativi acidi grassi nel cibo che si sviluppano durante i processi di lavorazione di grassi e oli vegetali, ossia non soltanto nell’olio di palma ma anche in quelli di mais, arachidi, colza o girasole. Perché tali sostanze si formino è necessario che gli oli siano trattati a temperature superiori ai 200 °C. Puoi leggere qui il parere dell’esperto Marco Silano.

Come ribadito anche dall’esperto di sicurezza alimentare per l’Unione Consumatori, Agostino Macrì, emerge che la presenza di questi contaminanti “non è legata all’olio di palma, ma ai sistemi di trattamento termico” e abbiamo tutta una serie di sostanze che “si possono formare durante i processi di cottura che possono essere pericolosi”, a prescindere se si consuma olio di palma. Ad esempio, spiega Macrì, “con una semplice frittura fatta in casa con qualsiasi olio si può formare l’acrilamide” che, secondo il parere dell’Efsa può aumentare il rischio di sviluppare il cancro. Il nodo del problema, dunque, non è l’olio che si utilizza “ma è di come si lavorano questi prodotti”. Stando ai risultati della ricerca, dunque, “i prodotti con olio di palma sembrano essere più sicuri rispetto a quelli fatti con altri oli”.

Nel tempo l’olio di palma è stato anche accusato dal punto di vista nutrizionale perché contiene una quantità elevata di acidi grassi saturi, ma questo è un problema “che riguarda tutti i grassi”, compreso burro e margarina. Basti pensare che, secondo i dati Inran, nell’olio di palma ci sono 49,3 grammi di grassi saturi su 100 grammi, nel burro ce ne sono 51,3 e nel burro di cacao 60. Anche qui, sottolinea Macrì, “il problema non è l’olio di palma ma l’elevato consumo di acidi grassi saturi. E’ dunque solo una questione di dosi”.

Sul tema anche l’Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro è intervenuta chiarendo che l’olio di palma non è certo il miglior grasso esistente ma neanche il peggiore e molti prodotti che mostrano sulla confezione la scritta “senza olio di palma” contengono invece olio di cocco o burro di cacao, che sono certamente nocivi, anche sul fronte ambientale.

(foto di Y’amal)

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