Alberto Scagni, che di lì a poche ore avrebbe ucciso la sorella Alice, la mattina dell’omicidio aveva telefonato al padre, che immediatamente aveva allertato le forze dell’ordine.
Stando ai genitori di Alice, le forze dell’ordine non si sarebbero rese conto della gravità delle minacce del figlio Alberto. La procura ha aperto un’inchiesta per omissione d’atti d’ufficio e di denuncia e nelle settimane scorse ha ascoltato i poliziotti e i sanitari coinvolti.
Era il primo maggio scorso quando Alice Scagni, 34 anni, venne uccisa con 17 coltellate. Ad infliggerle quei fendenti mortali fu il fratello Alberto, 42 anni.
Quella sera il killer la attese sotto casa e la colpì per ben 17 volte. Quando poco dopo fu fermato dalle forze dell’ordine, Alberto Scagni ammise la sua responsabilità, affermando:
“L’ho fatto perché non mi davano più soldi per vivere, non ne potevo più di andare avanti così”.
Quella sera Alice Scagni era uscita col suo cane per fare una passeggiata tra i vicoletti del quartiere di Quinto, a Genova, dove viveva insieme al marito e al figlio piccolo.
Tra i due fratelli era scoppiata un’accesa discussione, come spesso succedeva, al culmine della quale Alberto aveva colpito la vittima con un coltello.
Immediati scattarono i soccorsi, allertati dai vicini di casa, che avevano sentito le grida di aiuto della vittima, ma quando l’ambulanza giunse sul posto, per Alice Scagni non c’era ormai più nulla da fare.
Alberto venne fermato poco dopo in un’osteria vicino al luogo della tragedia.
La mattina del delitto, Alberto Scagni aveva telefonato al padre. Poco più di 60 secondi di conversazione, in cui il 42enne annunciava quanto di lì a breve avrebbe compiuto.
“Se non mi versi i soldi sul conto, sai stasera Alice e Gianluca dove sono?”.
Inizia così la chiamata che Alberto fa al padre quella drammatica mattina. A quella frase seguono insulti e minacce, tanto che, dopo aver riattaccato col figlio, il padre contatta le forze dell’ordine.
La polizia però ritiene che non vi sia un pericolo imminente, tanto che nessun agente interviene.
Qualche ora dopo, Alice morirà ammazzata dal fratello. La procura di Genova ha aperto un’inchiesta per omissione d’atti d’ufficio e di denuncia e nelle settimane scorse ha ascoltato i poliziotti e i sanitari coinvolti.
Alberto Scagni era seguito per problemi psichici. Ora i coniugi Scagni si battono per quella che ritengono una ‘cattiva’ gestione da parte dello Stato.
Antonella Zarri, madre di Alice Scagni, punta il dito contro gli agenti che quel giorno non sono intervenuti.
“Quando ho chiesto disperatamente di tenere sotto controllo Alberto, loro mi hanno risposto: “Signora, non facciamola tragica”. Poi mi hanno detto che non c’erano volanti da mandare sotto casa nostra e quella di Alice”
ha raccontato la Zarri.
I coniugi Scagni si sono affidati all’avvocato Fabio Anselmo, già legale di Ilaria Cucchi.
I due genitori hanno sporto denuncia per omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro delitto.
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