Omicidio Alika Ogorchukwu: vogliamo giustizia non vendetta

Omicidio Alika parla la famiglia attraverso le parole affidate al legale Francesco Mantella. Le scuse dell’assassino non bastano non servono a nulla. Fare chiarezza sulla vicenda è quanto chiede la famiglia del 39enne ucciso a Civitanova Marche.

Omicidio Alika
Fermo immagine dell’ aggressione di Alika da parte del suo aguzzino-Nanopress.it

Vogliamo giustizia non vendetta è quanto dichiarato dalla famiglia della vittima. Attraverso le parole del proprio legale, a seguito delle scuse avanzate dall’assassino  Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo pronunciate sempre attraverso i legali che lo seguono.

Il 32enne di Salerno, l’operaio con piccoli precedenti è accusato di omicidio e rapina. In stato di fermo attraverso il proprio legale ha voluto manifestare le proprie scuse rigettate, però, al mittente da parte della famiglia della vittima massacrata a suon di botte.

Un massacro durato quattro minuti con una ferocia tale da aver impedito ai testimoni di poter intervenire, dovendosi limitare solo ad allertare le forze dell’ordine ed ha registrare con il proprio telefonino la follia che si stava consumando.

L’avvocato Mantella, legale della famiglia di Alika, ha poi rincarato la dose. Se il Ferlazzo avrebbe dei problemi mentali al punto tale da avere un amministratore di sostegno (sembrerebbe essere la madre) perché in quella circostanza si trovava lontano da casa privo di qualsiasi vigilanza.

Omicidio Alika: problemi psichiatrici per l’assassino?

I legali dell’aggressore, infatti, avrebbero parlato di alcuni problemi psichiatrici manifestati dal loro assistito in passato a seguito dei quali starebbero per chiedere una perizia psichiatrica.

Intanto Alika non c’è più e lascia la moglie,  Charity Oriachi che ha 35 anni, ed un bambino Emmanuel di appena otto anni per i quali andava ogni giorno a Civitanova cercando di guadagnarsi da vivere anche attraverso l’elemosina.

Bella compra i miei fazzolettini o per lo meno dammi un euro. Sarebbero queste le parole pronunciate dall’ambulante, sarebbe questa la sua colpa imperdonabile al punto tale da essere massacrato di botte.

Charity Oriachi moglie di Alika
Ambulante ucciso: la moglie Charity Oriachi-Nanopress.it

Ucciso con l’ausilio della sua stampella che usava per camminare a seguito di un incidente avvenuto appena un anno fa. Alika era stata investito da un ubriaco, al volante di una auto lanciata a tutta velocità, mentre tornava a casa con la sua bicicletta.

Il suo legale l’avvocato Mantella è proprio colui che lo stava seguendo nella causa per l’incidente subito. Avvertito dell’omicidio di un uomo di colore con la stampella ha subito collegato che a morire fosse stato proprio il suo cliente. Un uomo mite è così che lo descrive davanti ai giornalisti.

Tramortito al suolo mentre il suo assassino continuava imperterrito a sfogare una rabbia ingiustificata sul mal capitato fino a strangolarlo. Dopo averlo ucciso gli ha poi sottratto il cellulare per tentare di allontanarsi con la propria compagnia.

Fermato dagli agenti di sicurezza ha tentato di giustificarsi ed in seguiti di chiedere scusa alla famiglia della vittima. L’autopsia sul nigeriano 39enne servirà a fare ulteriore chiarezza mentre per ora la famiglia resta ferma nel proprio dolore rigettando le scuse e chiedendo giustizia.

 

 

 

 

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