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Cronaca

Omicidio di Alatri, per la morte di Thomas Bricca c’è un secondo indagato

Per l’omicidio del 18enne Thomas Bricca c’è un secondo indagato. È Roberto Toson, padre di Mattia, il giovane che nei giorni scorsi è stato iscritto nel registro degli indagati. Si fa sempre più forte la tesi dello scambio di persona.

Thomas Bricca – Nanopress.it

Per l’omicidio di Thomas Bricca c’è un secondo indagato. È Roberto Toson, 47 anni, ex agente di polizia penitenziaria e padre di Mattia, il 22enne che è stato iscritto nel registro degli indagati qualche giorno fa.

La ricostruzione

Sarebbero stati padre e figlio, la sera del 30 gennaio scorso, nel pieno centro storico della città di Alatri (FR), in sella ad uno scooter, ad esplodere tre colpi di pistola ad una distanza ravvicinata in fronte a Thomas. Questi morirà poi il 2 febbraio presso l’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti i due avrebbero ucciso il giovane per uno scambio di persona. Entrambi sono rappresentati da legali di fiducia: gli avvocati Umberto Pappadia e Angelo Testa, rispettivamente del Foro di Santa Maria Capua Vetere e del Foro di Frosinone.

Stando alla ricostruzione dei carabinieri di Alatri padre e figlio si sarebbero trovati sullo scooter. Al momento vige il riservo più assoluto su chi fosse alla guida e su chi invece abbia sparato.
Grazie alle dichiarazioni raccolte tra i testimoni presenti in loco, sin da subito i carabinieri hanno rivolto l’attenzione su i due. La mattina del 27 febbraio Mattia, dopo un interrogatorio di ben 6 ore, è stato rilasciato. Al momento invece il padre non sembra ancora essere stato sottoposto ad interrogatorio.
Una conferma di quella che era già quasi una certezza delle Forze dell’Ordine, circa il contributo di Roberto Toson all’omicidio, è giunta dopo aver scoperto una falla nell’alibi fornito da Mattia. Secondo alcuni testimoni il giovane, arrivato alla festa di compleanno di uno Spada dopo le ore 21, sarebbe apparso fortemente sconvolto e pallido in volto.

La Procura di Frosinone ha richiesto un esame del telefono cellulare di Mattia che avverrà il prossimo martedì nonchè il sequestro dello smartphone di Niccolò Toson, fratello di Mattia e figlio di Roberto. Quest’ultimo, tuttavia, ad oggi, non risulta tra gli indagati. Per l’estrazione dei dati dal telefonino di Niccolò sarà conferito l’incarico ad un esperto del Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche (cd. RaCIS). La procedura di conferimento di incarico, e relativo giuramento, è fissata per la giornata di giovedì 23 marzo.

Il movente

Secondo i più, l’iscrizione nel registro degli indagati del padre di Roberto Toson, sarebbe una conferma del fatto che l’imboscata rappresenterebbe il finale di una serie di risse maturate nel corso dei giorni precedenti. In particolare, secondo quanto si legge sul Messaggero, la domenica del 29 gennaio Omar Haudy, un amico della vittima, unitamente ad altri coetanei, per vendicarsi di un’aggressione subita da Mattia Toson ed altri amici, avrebbe picchiato e appeso ad una balaustra il fratellastro di Roberto Toson.

Blitz e perquisizioni dei CC – Nanopress.it

Non solo. Per gli inquirenti alla base dei contrasti vi sarebbero anche motivi legati alla partizione della zona per lo spaccio di sostanze stupefacenti. Non quindi le presunte ragioni razziali denunciate dal ragazzo durante una diretta Instagram all’indomani della morte di Thomas.
Un affronto dunque che non poteva rimanere senza punizione. Quello che però padre e figlio non avrebbero calcolato è che quella sera anche Thomas sarebbe stato presente sul luogo dell’agguato e anche lui, proprio come Omar, avrebbe indossato un giubbotto di colore bianco.

Non sarebbe però finita qui. Sotto inchiesta vi sarebbe anche un altro componente della famiglia Toson. Francesco dell’Uomo, padre acquisito di Roberto, il quale sarebbe indagato per il reato di falsa testimonianza e frode processuale. Dell’Uomo avrebbe tentato, invano, di eliminare uno scacciacani, sottratto le telecamere di sorveglianza della propria casa nonché occultato la memoria della scheda video.

Non resta che attendere lo sviluppo delle indagini.

 

 

Giulia Vagli

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