Antonio Tagliata ha confessato di aver sparato ai genitori della fidanzatina, Martina Giacconi, uccidendo la madre e mandando in coma il padre. Il rapporto tra i due era osteggiato perché i genitori avevano scoperto i precedenti del padre, Carlo Tagliata: anche lui, quando era ancora in Sicilia, uccise una persona quando era ancora minorenne perché “insidiava la fidanzata”. Una storia che sembra ripetersi, a distanza di anni: un folle senso di possesso e gelosia, una visione dell’amore che nulla ha a che fare con i sentimenti e un gesto estremo, costato la vita a persone innocenti.
Quello che il padre di Martina, sottufficiale dell’Aeronautica militare, aveva scoperto a proposito del padre di Antonio e dei suoi problemi con la giustizia, aveva inasprito i rapporti con la figlia. I genitori non volevano che, a soli 16 anni, si legasse in maniera morbosa a un giovane con simili trascorsi famigliari. Per questo Antonio aveva programmato tutto. Non riusciva a pensare di vivere senza Martina ed era pronto a tutto, anche al gesto estremo, pur di averla per sé. Così, ha comprato la pistola in modo illegale, si è caricato di pallottole e ha suonato alla porta della famiglia Giacconi. Secondo quanto lui stesso ha raccontato, è stata Martina ad aprirgli. “Sparami tu…”, le avrebbe detto. Invece, lei gli ha chiesto di andare a risolvere la cosa con i genitori: poi gli spari e la tragedia.
Stessa tragedia che ha vissuto il padre, Carlo Tagliata. Era in Sicilia nel 1987 quando fu accusato, in concorso con altri, dell’omicidio di Salvatore Morale, un dipendente di un negozio di frutta freddato a colpi di pistola. Allora venne processato dal Tribunale dei minori come esecutore materiale dell’omicidio che aveva un solo movente: la gelosia. All’epoca pensava che il rivale “insidiasse” la sua fidanzatina.