Due giorni fa, in Corte d’Assise d’Appello a Catania, si è svolta la prima udienza del processo di appello a carico di Salvatore Blanco e Letizia Spatola condannati all’ergastolo per l’omicidio di Evan Lo Piccolo, il bambino di ventuno mesi ucciso a Rosolini il 17 agosto 2020.
In udienza, gli avvocati dei condannati hanno avanzato nuovamente richiesta di perizia psichiatrica e la Corte si è riservata di decidere il 22 maggio, data nella quale è stata fissata la prossima udienza. Ripercorriamo insieme tutta questa drammatica vicenda.
La tragica storia di Evan Lo Piccolo
Evan lo Piccolo è morto il 17 agosto 2020 a Rosolini, in provincia di Siracusa. Aveva 21 mesi ed è deceduto a causa polmonite da aspirazione causata dalle botte infertegli dal compagno della madre, Salvatore Blanco.
Difatti, nel novembre 2019, il padre biologico, Stefano Lo Piccolo, si era trasferito a Genova per lavoro. Così, il bambino era rimasto a vivere a Rosolini con la madre, Letizia Spatola, e il suo nuovo compagno, Salvatore Blanco.
Tuttavia, prima che il padre biologico partisse per Genova, era stata conclusa una scrittura privata. In forza di questa, Elisa, la nonna paterna, e la zia Jessica, che abitavano a Rosolini, avevano diritto di vedere Evan tre volte a settimana.
Ma, già a partire da gennaio 2020, Salvatore aveva iniziato a minacciare di non rispettare l’accordo se Stefano non avesse ritirato la residenza da Rosolini e non avesse pagato mensilmente una somma di denaro alla madre di Evan. Tutto ciò non rientrava negli accordi.
A febbraio del 2020, nonna Elisa si era recata plurime volte dagli assistenti sociali per vedere il piccolo. Ma questi ultimi, rimandavano inspiegabilmente le visite a casa di Letizia e Salvatore.
Secondo quanto emerso, durante il lockdown anche i vicini di casa sentivano piangere Evan. Lo sentivano piangere giorno e notte. Così, anche loro avevano cominciato ad inviare segnalazioni. Anche in quell’occasione nessun intervento. Forzando la mano con Letizia, nonna Elisa era riuscita a vedere per la prima volta Evan solo a maggio del 2020. Era pieno di lividi e fratture. Come si scoprirà in seguito, il piccolo veniva addirittura picchiato con il cavo della televisione. Dopo quella visita, la nonna aveva nuovamente cercato aiuto dagli assistenti sociali. Un aiuto mai arrivato. Hanno lasciato il piccolo in casa ad un orco. Pur essendo Salvatore un uomo conosciuto come violento, giacché solo due anni prima era stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio.
In passato, infatti, Blanco era stato imputato per resistenza a pubblico ufficiale. Ma era stato poi prosciolto in sede di udienza preliminare perché, dopo essere stato sottoposto a perizia psichiatrica, era risultato incapace di intendere e di volere.
Gli accessi del piccolo Evan al pronto soccorso
A maggio, giugno e luglio 2020 il bambino ha fatto tre accessi al pronto soccorso. Aveva le coste, la clavicola ed il femore rotto. E la madre si allontanava sempre, scappando, ancor prima che gli medicassero le ferite. Nessuno dei medici del pronto soccorso si è mai insospettito di fronte a quelle fratture. Soltanto, quindi, dopo il terzo accesso, il 31 luglio 2020, i medici hanno inviato una segnalazione alla Procura di Siracusa. Era già troppo tardi.
Un bambino che versava in quello stato meritava attenzione fin da subito, non dopo clavicola, femore e sette coste rotte.
L’inizio delle indagini
Dopo la segnalazione di fine luglio 2020, erano state posizionate le cimici in casa di Letizia e Salvatore. Le intercettazioni ambientali, però, sono state ascoltate soltanto dopo la morte di Evan.
Da queste si sentivano i gemiti del piccolo riconducibili allo strangolamento e le parole della madre mentre chiedeva al pediatra di falsificare il certificato per non far sapere agli assistenti sociali che Evan aveva il femore rotto. Letizia Spatola è stata intercettata anche quando, mentre gli operatori del 118 tentavano di rianimare il piccolo ormai esanime, dichiarava che i lividi che aveva sul volto se li era procurati cadendo e che i tagli dietro il collo e le orecchie se l’era fatti con il laccetto del ciuccio.
Non solo. Il 6 agosto 2020, da Genova, l’avvocato di Stefano Lo Piccolo aveva depositato una denuncia per maltrattamenti. Ma niente ha potuto impedire la morte del piccolo Evan avvenuta il 17 agosto del 2020.
Infatti, di quella denuncia per maltrattamenti, in Procura a Siracusa ne hanno preso visione soltanto il 18 agosto 2020, il giorno successivo alla morte di Evan. Il motivo? Secondo quanto riferito, le ferie estive.
La testimonianza dell’altro figlio di Letizia
Con Letizia, Salvatore ed Evan, abitava anche un altro bambino, Giuseppe, figlio della madre di Evan, Letizia, e di un terzo uomo.
Quando Giuseppe, che al momento dei fatti aveva sei anni, è stato sentito in incidente probatorio, ha dichiarato che la madre era presente quando il fratellino veniva picchiato. Ma Letizia si era raccomandata anche con lui affinché non lo raccontasse a nessuno.
Il processo di primo grado
Il 22 luglio 2022 la Corte d’Assise di Siracusa ha condannato all’ergastolo Letizia e Salvatore per la morte del piccolo Evan. Con l’isolamento diurno per quest’ultimo e la decadenza della responsabilità genitoriale della madre. Vi è di più.
Letizia si trova ai domiciliari dal 25 marzo 2021 perché per il suo avvocato la vita in carcere era insostenibile. Dunque, a seguito dell’istanza presentata dalla difesa proprio per convertire la misura della custodia cautelare, Letizia sta scontando la pena dell’ergastolo nella propria abitazione. Evan è morto nell‘indifferenza di tutti. Quando, invece, poteva essere salvato.
Il processo di appello
Lo scorso lunedì 8 maggio 2023 si è svolta in Corte d’Assise di Catania la prima udienza del processo di appello a carico di Letizia e Salvatore. Ed in aula si è assistito ad un nuovo colpo di scena. Difatti, sia i legali di Salvatore Blanco che quelli di Letizia Spatola hanno avanzato nuovamente la richiesta di perizia psichiatrica. Una richiesta già più volte presentata nel corso del processo di primo grado. In particolare, mentre era stata respinta per Letizia, quella svolta per Salvatore lo aveva riconosciuto pienamente capace di intendere e di volere. Tuttavia, recentemente l’uomo ha tentato il suicidio nel carcere di Vibo Valentia dove si trova detenuto. Questa la ragione che avrebbe spinto i suoi legali a chiedere che venga valutata ancora una volta la sua capacità di stare in giudizio. L’avvocato di Letizia, invece, ha presentato la documentazione medica della sua assistita che comproverebbe come anche la stessa sia stata vittima dei maltrattamenti di Salvatore. Questa la ratio alla base dell’ennesima richiesta di sottoposizione a perizia.
La Corte d’Assise d’Appello di Catania si è riservata fino al 22 maggio 2023. In quest’ultima data, infatti, la Corte dovrà sciogliere la riserva. Decidendo cioè se accogliere le richieste di perizia psichiatrica presentate dalle difese oppure se fissare nuove date per la discussione delle parti.