La Corte d’Assise di Bergamo ha assolto Silvana Erzemberger, responsabile dell’omicidio del vicino di casa e del ferimento della moglie a Treviglio nel 2022. Il tribunale l’ha ritenuta incapace di intendere e di volere, e ha disposto per lei cinque anni di detenzione in una Rems, una struttura per gli autori di reati con problemi mentali e ritenuti socialmente pericolosi.
L’autrice dell’omicidio di Treviglio, Silvana Erzemberger, è stata assolta oggi dalla Corte d’Assise di Bergamo in quanto incapace di intendere e di volere. Al posto del carcere, la 71enne dovrà scontare 5 anni in una Rems, una struttura apposita per autori di reati infermi di mente e ritenuti pericolosi per la società. Il 28 aprile del 2022, l’anziana aveva aspettato i vicini di casa, Luigi Casati e la moglie Monica Leoni, sparando loro addosso, uccidendo l’uomo e ferendo gravemente alle gambe la compagna. L’attacco era stato ripreso anche dalle telecamere di sorveglianza.
I giudici della Corte di Assise del capoluogo lombardo hanno deciso di assolvere Silvana Erzemberger, la 71enne che l’aprile di un anno fa uccise con quattro colpi di pistola il vicino di casa, ferendo gravemente anche la moglie. Ciò non vuol dire che l’autrice dell’omicidio, avvenuto a Treviglio in provincia di Bergamo, non pagherà del tutto per quanto fatto.
Erzemberger, infatti, dovrà scontare una detenzione di 5 anni in una Rems, ovvero una delle strutture adibite ad autori di reati con problemi mentali ritenuti inoltre socialmente pericolosi. Esclusa dai giudici anche l’aggravante per futili motivi: inizialmente sembrava che le tensioni tra la donna e la coppia fossero da legarsi alle gestione del cane, un jack russell, da parte dei coniugi.
I giudici avevano ritenuto sufficienti le tre consulenze tecniche sullo stato mentale della donna, che avevano portato tutte alla stessa conclusione, ovvero l’incapacità di intendere e di volere. Durante il corso del processo, inoltre, è saltato fuori come sia affetta da un disturbo di tipo delirante. Si sarebbe convinta, erroneamente, di essere perseguitata, spiata e molestata dai vicini, e in carcere avrebbe sentito ancora i campanelli, a suo dire suonati dai coniugi per non farla dormire.
Durante il corso del procedimento giudiziario a suo carico, Silvana non ha mai mostrato segni di pentimento, al contrario della figlia, che ha più volte chiesto scusa a nome della madre: “Mamma ha avuto un infarto, non è cosciente e non si rende conto di quello che è successo. Non è mia madre quella donna, lei è dolce e noi amiamo gli animali”.
Una diagnosi, tuttavia, su cui aveva mostrato più di un dubbio, pur essendo tendenzialmente d’accordo con i colleghi, Cristina Colombo, psicologa e criminologa del San Raffaele di Milano, intervenuta come testimone per le parti civili: “Se c’erano problemi, Silvana Erzemberger poteva anche rivolgersi alla polizia, o cambiare casa. La scelta di sparare è stata influenzata dalla patologia, ma non si può dire che ne sia stata determinata al cento per cento” ha detto.
Un rapporto difficile, quello tra Silvana Erzemberger e i vicini, Luigi Casati e Monica Leoni, tutti e tre residenti in un comprensorio di Via Brasside a Treviglio e che il 28 aprile del 2022 è culminato nella morte dell’uomo, 62 anni e il ferimento grave alle gambe della moglie, 58enne.
A sparare proprio la vicina di 71 anni, abitante nell’appartamento sopra al loro, con cui da tempo c’erano degli screzi. Come ricostruito anche dalle immagini delle telecamere di sorveglianza, l’aggressione ha avuto luogo intorno alle 7.40 di mattina, dopo aver atteso Casati di ritorno da una passeggiata con il cane.
La donna ha dapprima sparato quattro colpi di pistola, da lei regolarmente detenuta per motivi sportivi, verso il vicino, raggiungendolo e uccidendolo e all’arrivo della moglie, allarmata dal rumore di spari, ha rivolto l’arma anche contro di lei, ferendola gravemente alle gambe, poi portata in codice rosso all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo.
Erzemberger è quindi rientrata in casa, dove l’hanno poi trovata gli uomini dell’Arma di Treviglio. Tre settimane prima, la donna aveva rincorso Casati con un bastone, ha testimoniato uno dei residenti. Da tempo tra i tre i rapporti erano molto tesi, come ha spiegato Emanuele, il figlio della coppia, giunto velocemente sul luogo della tragedia: “Questa storia va avanti da anni. Continue le accuse inventate da questa donna contro i miei genitori”. Oggi, la fine della vicenda, con l’assoluzione per l’autrice, ritenuta inferma di mente.
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