Amedeo Mancini, accusato di omicidio preterintenzionale per la morte di Emmanuel Chidi Nnamdi a Fermo, ha patteggiato la pena e passerà i prossimi quattro anni agli arresti domiciliari. Ma a fare notizia è ancora una volta Chinyery Emmanuel, la vedova del migrante nigeriano, che ha rinunciato al risarcimento chiedendo al condannato il solo impegno economico per far rientrare la salma di Emmanuel in patria.
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Davanti al gip di Fermo è stato ratificato l’accordo raggiunto a dicembre tra la difesa e l’accusa. Mancini ha quindi patteggiato la pena di quattro anni ai domiciliari, con un permesso di otto ore giornaliere per andare al lavoro. Caduta l’aggravante dei futili motivi, ma è stata riconosciuta quella razziale. Mancini, il 6 luglio scorso, aveva insultato la moglie di Emmanuel apostrofandola “scimmia africana”. Da qui la reazione del nigeriano, la rissa, il coma irreversibile e la morte. L’aggravante razzista ha avuto però una rilevanza giuridica solo simbolica: “Pur potendo comportare un aumento di pena fino a cinque anni – spiegano i legali di Mancini – l’incremento concordato era stato di soli tre mesi”
Riconosciuta invece al condannato l’attenuante della provocazione “per la ingiusta ed illecita reazione aggressiva di Emmanuel all’insulto ricevuto”. Con l’attenuante “è stata applicata la riduzione della pena nella massima estensione possibile, pari a tre anni e cinque mesi”, spiega la difesa.
Chinyery rinuncia al risarcimento
A spiccare ancora una volta è Chinyery Emmanuel. “Voi italiani non siete come lui”, aveva detto in lacrime la donna ai funerali. Evitando di commettere lo stesso errore che molti italiani fanno a parti invertite, ovvero fare di tutta l’erba un fascio. Davanti al gip ha confermato la rinuncia a ogni azione risarcitoria nei confronti di Mancini. L’unica richiesta fatta all’uomo, che si è impegnato a rispettarla, è il pagamento dei 5mila euro per trasportare la salma del marito in Nigeria. La salma di Emmanuel, fuggito da Boko Haram per essere ucciso in seguito a una stupida lite sfociata dal razzismo.
“Si spera che ora Emmanuel possa finalmente riposare in pace”
“Dopo un lungo processo mediatico, tante rivendicazioni sull’esistenza di una scriminante per legittima difesa, tante ricostruzioni prive di riscontro, super testimoni che hanno raccontato fatti e circostanze oramai smentite, l’unica e sola verità rimasta è quella raccontata dalla sentenza di patteggiamento – afferma la legale di Chinyery – Tanto clamore per nulla, qualcuno direbbe, visto che oggi c’è un colpevole che si professava innocente e una parte offesa, che tale è sempre stata, che in Italia è venuta senza niente e che di certo non si è voluta approfittare della situazione. Volendo unicamente dar pace alla salma del compagno morto in quel maledetto 5 luglio 2016. Con questa condanna, quindi, si spera solo che chi ha sbagliato impari a rispettare il prossimo, chiunque esso sia. E che Fermo ritorni ad avere l’immagine di città ospitale, solidale e accogliente che ha sempre avuto. E che ora Emmanuel possa finalmente riposare in pace”.
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