La procura generale di Brescia ha deciso di non impugnare la piena assoluzione che Tizzani aveva ottenuto nel processo d’appello, dopo quella già ottenuta in primo grado.
Mancando il ricorso, la sentenza diventa definitiva. Il ferroviere si è sempre dichiarato innocente. Gianna Del Gaudio venne uccisa la notte del 27 agosto 2016 nel suo appartamento a Seriate.
Era il 27 agosto del 2016 quando Gianna Del Gaudio, professoressa in pensione di 63 anni, venne brutalmente assassinata mentre si trovava nella sua villa in Piazza Madonna delle Nevi, a Seriate.
La donna venne colpita con una coltellata alla gola, mentre era intenta a lavare i piatti. In casa con lei – al momento del delitto – c’era il marito Antonio Tizzani, che raccontò di aver visto un uomo con un cappuccio sulla testa rovistare nella borse di Gianna e poi fuggire via.
La sua versione dei fatti non convinse del tutto gli inquirenti – come riferisce Il Corriere – e partirono le indagini, che sono andate avanti senza punti di svolta, fino a quando, 6 mesi dopo il delitto, venne ritrovata l’arma con cui era stata uccisa la vittima. Si trattava di un taglierino, contenuto in una busta di mozzarella, che abitualmente veniva consegnata a casa dei due coniugi.
Sulla lama, nella parte coperta, c’erano le impronte di Tizzani, il che è divenuto per mesi argomento di discussione tra i legali delle due parti, tanto che l’avvocato di Tizzani aveva sollevato l’ipotesi che il taglierino fosse stato contaminato.
Dopo 5 ore di Camera di Consiglio, questo pomeriggio – poco dopo le 18 – la Corte d’Assise di Bergamo ha confermato l’assoluzione per il marito di Gianna Del Gaudio.
Il sostituto procuratore aveva chiesto che Tizzani fosse condannato per omicidio, ma l’assoluzione per il reato di maltrattamenti, di cui pure era accusato. Secondo il procuratore, era “altamente improbabile l’ipotesi della contaminazione del taglierino”. Non solo, la notte dell’omicidio quattro vicini di casa avrebbero riferito di aver sentito una lite tra un uomo e una donna, il che – sempre stando alla ricostruzione del sostituto procuratore:
«Per una questione di tempi non è plausibile che i testimoni abbiano scambiato queste grida per le imprecazioni dell’imputato dopo aver trovato la moglie senza vita».
Al contrario, secondo il legale difensore di Tizzani, le urla udite dai vicini di casa sarebbero quelle del marito della vittima, sotto choc per il ritrovamento del corpo senza vita della coniuge al rientro dal giardino.
Come riferisce Quarto grado, la procura generale di Brescia ha deciso di non impugnare la piena assoluzione che Tizzani aveva ottenuto nel processo d’appello, dopo quella già ottenuta in primo grado.
Mancando il ricorso, la sentenza diventa definitiva.
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