Nel febbraio del 2009 Marco Manzini simulò il suicidio della moglie, Giulia Galiotto, dopo averla colpita a sassate. Condannato nel 2013 a 19 anni e 4 mesi di carcere, dallo scorso febbraio è tornato in semilibertà.
L’uscita dalla prigione del killer di Giulia Galiotto è stata anticipata al 2025 per buona condotta. Esplode la rabbia dei familiari della vittima: “Uccisa due volte, questa non è giustizia”.
A suscitare ancora più rabbia è l’offerta di risarcimento ai familiari di Giulia, 50 euro al mese, in base a quelle che sarebbero al momento le sue possibilità economiche, come hanno fatto sapere i legali dell’imputato.
Era l’11 febbraio del 2009, quando Marco Manzini – tecnico 37enne – chiese alla moglie, Giulia Galiotto – 30 anni – di raggiungerlo a casa dei suoi genitori a San Michele dei Mucchietti, frazione di Sassuolo.
La donna lo incontrò e i due ebbero una violenta discussione, al culmine della quale Manzini colpì Giulia con una pietra. Almeno 9 i colpi mortali inferti a Giulia, colpita ripetutamente alla testa. Poi, per allontanare da sé tutti i sospetti, il marito gettò il cadavere della moglie nel fiume Secchia e scrisse un biglietto di addio, firmandolo con il nome della vittima.
I sospetti si concentrarono sin da subito su di lui, tanto che venne arrestato poco dopo con l’accusa di omicidio.
Nel 2013, Marco Manzini è stato condannato a 19 anni e 4 mesi di carcere dalla Corte di Cassazione. Nonostante il terzo grado di giudizio, dallo scorso febbraio il killer è in stato di semilibertà ed è in prova presso i servizi sociali.
Come riferisce Fanpage, l’uscita di prigione è prevista per il 2025, ma nonostante manchino ancora 3 anni, Manzini è già in regime di semilibertà. L’accusa è passata da omicidio premeditato a “diritto d’impeto per scompenso emozionale”.
Una concessione che i familiari di Giulia non hanno per nulla ‘gradito’, vista anche l’offerta di risarcimento arrivata dall’imputato, tramite i suoi legali.
Manzini sarebbe disposto a risarcire i genitori e la sorella della vittima con 50 euro al mese, 600 euro annuali, in base a quelle che sarebbero al momento le sue possibilità economiche.
“Abbiamo scoperto che lavora a tempo indeterminato in un’azienda. La giustizia continua a prenderci in giro. A noi non interessano i soldi, ma la giustizia sta uccidendo Giulia due volte”
hanno raccontato i genitori di Giulia.
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