Omicidio Giulia Tramontano, Alessandro Impagnatiello punta sulla perizia psichiatrica

La difesa legale di Alessandro Impagnatiello – il barman accusato dell’omicidio di Giulia Tramontano – sta valutando anche un eventuale percorso di giustizia riparativa. 

Giulia Tramontano
Giulia Tramontano – Nanopress.it

 

Il processo prenderà il via il 18 gennaio prossimo. L’imputato rischia una condanna all’ergastolo.

La difesa di Alessandro Impagnatiello punta sulla perizia psichiatrica

I legali di Alessandro Impagnatiello, il barman accusato di aver ucciso la fidanzata Giulia Tramontano, incinta al settimo mese di gravidanza, il 27 maggio scorso nella loro casa di Senago (Milano), puntano a chiedere una perizia psichiatrica. Il processo che lo vede imputato per omicidio inizierà il 18 gennaio prossimo. Per Impagnatiello è previsto il giudizio immediato, quindi si salterà l’udienza preliminare e si arriverà dritti al dibattimento. I legali di Alessandro Impagnatiello stanno anche valutando di avviare un percorso di giustizia riparativa.

La difesa valuterà questa ulteriore possibilità e semmai ne farà richiesta ai giudici della Corte d’Assise. Sarà, poi, nel caso, il Centro per la giustizia riparativa del Comune di Milano a dover dare il via libera definitivo al programma, se ne individuerà uno adatto per il 31enne.

Al via il processo immediato

Alessandro Impagnatiello è accusato di omicidio volontario aggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere. Giulia Tramontano è stata uccisa con 37 coltellate, nove prima di morire e le altre 28 quando era già morta. Per questo il gip Angela Minerva contesta all’indagato anche l’aggravante della crudeltà.

La giudice Minerva, che ha accolto la richiesta del pm di giudizio immediato, ha riconosciuto le quattro aggravanti contestate ad Alessandro Impagnatiello: crudeltà, premeditazione, futili motivi e rapporto di convivenza.

L’indagato avrebbe cercato su internet, già nel dicembre dello scorso anno,  gli “effetti del veleno per topi sull’uomo” e avrebbe fatto “ingerire per alcuni mesi alla vittima del bromandiolone, un topicida.” Negli ultimi mesi pare avesse aumentato le dosi della somministrazione, tanto che il veleno aveva raggiunto anche il feto.

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