L’assassino di Jessica Valentina Faoro invia lettere e cartoline a Stefano, padre della vittima, il quale afferma che non lo perdonerà mai.
Nel 2018, Alessandro Garlaschi assassinò brutalmente Jessica Valentina Faoro, 19enne che aveva ospitava in casa. L’uomo è stato condannato all’ergastolo. Dal carcere, scrive lettere e cartoline al padre della ragazza, chiedendogli se davvero crede che sia stato lui a togliere la vita alla giovane. Stefano Faoro, dal canto suo, ha già dichiarato che non intende perdonarlo e che non lo incontrerà mai, qualora uscisse di prigione.
“Non lo perdonerò mai“, dice il papà di Jessica Valentina Faoro rivolgendosi ad Alessandro Garlaschi, il tranviere che ospitava la ragazza e condannato all’ergastolo per l’omicidio.
“Non mi hai mai chiesto scusa” – prosegue Stefano Faoro al Giorno – affermando di aver ricevuto solamente cartoline e lettere in cui l’uomo gli chiedeva se era sicuro della sua colpevolezza.
Missive alle quali l’uomo non ha mai risposto. E aggiunge che non lo perdonerà mai per quel che ha fatto a sua figlia.
Stefano, infatti, sottolinea che è impossibile dimenticare la tragica morte della figlia. Un evento che lo ha costretto a ricorrere all’assistenza psicologica, perché tale trauma non può essere cancellato.
Sabato 12, alle 18:30, al Centro culturale Asteria, ci sarà una rappresentazione teatrale in sua memoria. Si tratta del monologo N.N. di Mara Venuto, interpretato da Sarah Macchi.
La storia di Jessica deve servire ad aiutare altri giovani come lei e colmare il divario tra genitori e figli con progetti ben mirati. Nessuno deve essere più dimenticato, sottolinea il padre di Jessica.
La giovane di 19 anni cercò un alloggio temporaneo presso il tranviere, in cambio dei lavori domestici che lei doveva eseguire.
Essendo cresciuta in un ambiente difficile, la ragazza – alla fine – preferì lasciare la casa dell’uomo, poiché si sentiva a disagio per le avances che riceveva dal tranviere.
Dopo qualche tempo, però, è torno in quella abitazione. Garlaschi – non appena rimasta solo – approfittò del momento per tentare di abusare sessualmente. La situazione degenerò, tanto che l’uomo decise, successivamente, di ucciderla.
Poiché , lo scopo finale era quello di nasconderne il cadavere, l’uomo decise, poi, di dar fuoco al corpo e di infilarlo, infine, in due borsoni.
Per i giudici di Milano, l’uomo ha intenzionalmente ucciso la giovane vittima, alla quale ha inferto almeno 85 coltellate, approfittando dell’ora notturna e della sua solitudine, nonostante le sue suppliche.
La crudeltà e la durata dell’aggressione rivelerebbero l’indole malvagia dell’imputato e la sua totale insensibilità, tanto che il rito abbreviato non ne ha riconosciuto l’infermità mentale. Inoltre, l’omicidio è stato aggravato dalla manipolazione dei resti del delitto.
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