L’accusa nei confronti del militare è di misura di rigore non consentita. Il giudice ha disposto anche un risarcimento di 5mila euro che il carabiniere dovrà versare a Hjorth.
La vicenda contestata al militare risale al 26 luglio del 2019, quando Hjorth venne fermato e bendato dopo esser stato portato nella caserma di via Selci, a Roma. L’accusa aveva chiesto una condanna a tre mesi.
Era la notte del 26 luglio del 2019 quando Mario Cerciello Rega, vicebrigadiere di origini campane, venne ucciso in via Pietro Cossa a Roma. Il carabiniere fu colpito con 11 coltellate, mentre stava svolgendo servizio insieme a un suo collega. Per quell’omicidio sono stati condannati due studenti americani, che all’epoca dei fatti stavano trascorrendo qualche giorno di vacanza nella capitale.
I due amici, Gabriel Natale-Hjorth e Lee Finnegan Elder, vennero fermati qualche ora dopo il delitto. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, a uccidere il militare fu Finnegan Lee Elder, mentre Hjorth lo aiutò a nascondere nella controsoffitta della loro camera d’albergo il coltello con cui aveva ucciso il vicebrigadiere. Quella sera i due studenti cercarono di acquistare della droga dal pusher Sergio Brugiatelli, con cui s’incontrarono in piazza Trilussa.
Durante l’incontro i due studenti fuggirono portando con sé lo zaino di Brugiatelli, al quale proposero telefonicamente un baratto: la restituzione della borsa in cambio di una dose di stupefacenti e 80 euro. Il pusher si rivolse ai carabinieri e fu in quel frangente che all’appuntamento con i due americani si presentarono Mario Cerciello Rega e il collega Andrea Varriale.
I legali dei due studenti hanno sempre sostenuto la tesi che il militare fosse stato colpito perché i loro assistiti pensavano fosse un pusher e quindi temevano per la loro incolumità.
Secondo gli avvocati di Elder e Hjorth, infatti, il vicebrigadiere e il collega non si sarebbero identificati incontrando i due studenti.
Varriale sostiene invece che lui e Cerciello avessero detto ai due imputati di essere carabinieri. Qualche ora dopo il delitto, Elder e Hjorth vennero fermati nella loro camera d’albergo e condotti in caserma.
In quel frangente, un carabiniere che aveva partecipato al fermo bendò Hjorth mentre si trovava nella caserma di via Selci a Roma. Il militare, che è finito a processo per quel gesto, è stato condannato a due mesi, con pena sospesa.
L’accusa nei confronti del carabiniere è di misura di rigore non consentita. Il giudice ha disposto anche un risarcimento di 5mila euro da parte del militare in favore di Hjorth.
“Coprire gli occhi di un fermato è un mezzo di contenimento? Credo di no, è uno strumento non necessario di contenzione che aggrava la limitazione della libertà personale, una limitazione non consentita”
ha detto il magistrato.
Il ragazzo bendato venne fotografato, non dal militare indagato, e le foto finirono presto sulle varie testate giornalistiche. Il militare aveva poi riferito di aver bendato l’indagato per evitare che il ragazzo potesse compiere atti autolesionistici.
Nel marzo dello scorso anno la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha condannato rispettivamente Finnegar Lee e Natale Hjorth a 24 e 22 anni di carcere.
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