La difesa di Costantino Bonaiuti, l’ingegnere 61enne in carcere con l’accusa di aver ucciso la sua ex compagna, l’avvocato 35enne Martina Scialdone, fuori da un ristorante di Roma, insisterebbe sull’assenza di esigenze cautelari e di elementi che riconducano a una premeditazione del delitto.
Secondo l’accusa, invece, Martina Scialdone sarebbe stata uccisa volontariamente dall’ex compagno all’esito di un ultimo incontro attraverso cui l’indagato avrebbe tentato un riavvicinamento alla vittima.
La difesa dell’indagato per l’omicidio di Martina Scialdone, Costantino Bonaiuti, avrebbe presentato ricorso al Riesame perché ritenute assenti le esigenze cautelari a suo carico che sarebbero state invece riconosciute dal gip di Roma nell’ordinanza di convalida dell’arresto e applicazione della custodia in carcere.
L’avvocato Fabio Taglialatela, che difende Bonaiuti dalla terribile accusa di aver assassinato la ex compagna (morta a 35 anni dopo essere stata raggiunta da un colpo di pistola fuori da un ristorante della Capitale, venerdì scorso), in sostanza porta avanti la tesi della insussistenza di gravi indizi di colpevolezza e di elementi che provino premeditazione e pericolo di fuga.
È quanto appreso da Adnkronos, secondo cui il legale dell’ingegnere di 61 anni accusato di aver sparato a Martina Scialdone durante una lite, poche ore fa, avrebbe presentato ricorso contro l’ordinanza di custodia cautelare con cui è stato disposto il carcere per il suo assistito.
La difesa si oppone quindi alla decisione del gip di Roma Simona Calegari e alla ricostruzione finora fatta con le indagini dei pm del pool antiviolenza coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino.
Martina Scialdone, avvocato di 35 anni, è stata uccisa venerdì sera all’esterno di un ristorante a Roma.
L’accusa formulata a carico di Costantino Bonaiuti, ex compagno della vittima, è omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi futili e abietti rappresentati dalla gelosia e dall’aver agito contro una persona a lui legata da relazione affettiva.
Secondo il gip, riporta Adnkronos, emergerebbe invece un quadro indiziario “talmente consistente e solido da considerarsi, già allo stato, pressoché inconfutabile” nel contesto di successiva attività investigativa.
Il giudice per le indagini preliminari avrebbe sottolineato inoltre come “palese e inequivocabile” il contesto di un delitto premeditato: “l’unico obiettivo perseguito da Bonaiuti”, secondo il gip, sarebbero stato “esclusivamente quello di uccidere Martina Scialdone”.
In queste ore Il Corriere della Sera riporta che l’avvocato di Bonaiuti, Taglialatela, punterebbe la sua linea difensiva sulla “casualità” sostenendo che l’omicidio di Martina Scialdone non sia frutto di un piano premeditato.
Il suo assistito, a detta del legale, sarebbe affetto da patologie “complesse” e provato da drammi familiari del passato quali il suicidio di due sorelle (si sarebbero tolte la vita a distanza di poche ore l’una dall’altra).
La morte della 35enne, secondo la difesa, sarebbe una “assoluta casualità”.
Nella istanza presentata al Riesame contro la custodia cautelare in carcere, il legale di Costantino Bonaiuti sosterebbe che l’uomo avrebbe “perso il controllo e la gestione dell’arma“, una pistola, e che sarebbe “partito un colpo non previsto“.
Secondo Taglialatela, inoltre, il suo cliente non sarebbe pericoloso e quella tragica notte avrebbe semplicemente cercato di portare avanti una “sorta di sceneggiata”, cioè “fingere un tentativo di suicidio per impietosire la persona amata e ricondurla a sé” nel tentativo di recuperare il rapporto con la vittima.
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