[didascalia fornitore=”altro”]Una foto di Pamela dal suo profilo Facebook[/didascalia]
C’è un secondo indagato per l’omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa e smembrata nel maceratese. Si tratta di un nigeriano, amico di Innocent Oseghale, il 29enne in carcere e principale indiziato. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato il secondo indagato a vendere l’eroina a Pamela, incontrandola insieme a Innocent, che aveva solo hashish da vendere, tre ore prima della morte: da lui avrebbe comprato la dose di droga, grazie ai soldi avuti dall’autista che le aveva dato un passaggio il giorno prima, quando fuggì dalla comunità Pars di Corridonia. Per gli inquirenti, l’amico avrebbe anche aiutato Oseghale a disfarsi del cadavere di Pamela, sezionandolo e cospargendolo di candeggina. Il Gip ha inoltre confermato il fermo del pusher 29enne ma ha escluso l’accusa di omicidio, mentre la Procura conferma le indagini anche per omicidio, oltre a occultamento e vilipendio di cadavere. Le analisi sul corpo della giovane potrebbero confermare la morte per overdose come sostenuto da Oseghale: l’attesa è per gli esiti degli esami in mano al perito Rino Froldi.
Secondo la versione del nigeriano, Pamela avrebbe avuto una crisi da overdose. “Io sono scappato”, ha ripetuto agli inquirenti. Intanto, è stato ritrovato l’uomo, di 45 anni, che diede un passaggio alla ragazza dopo la fuga dalla comunità Pars di Corridonia. I due ebbero un rapporto sessuale a pagamento nel garage dell’uomo: con i soldi, circa 50 euro, la 18enne si sarebbe comprata la dose di eroina. I Carabinieri hanno sequestrato la coperta su cui è avvenuto il rapporto e le sigarette fumate dalla giovane.
I resti di Pamela erano stati ritrovati in due valigie davanti una villetta a Pollenza il 31 gennaio: di lei si erano perse le tracce dopo essersi allontanata dalla comunità Pars di Corridonia dove stava combattendo la dipendenza da droga.
Contro il 29enne ci sarebbero prove schiaccianti, gli inquirenti hanno sequestrato grossi coltelli da cucina e una mannaia che potrebbero essere stati usati per sezionare il cadavere di Pamela. L’uomo, in carcere, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Sono ancora tante le domande senza risposta in questo caso. Al momento i primi elementi non hanno portato grandi novità. Il sequestro dei coltelli e della mannaia è scattato per effettuare le analisi del caso: gli inquirenti sospettano che possano essere state usate per infierire sul corpo della 18enne e farlo a pezzi.
“Siamo distrutti, spero che si arrivi presto ad assicurare alla giustizia l’autore o gli autori di questo tremendo delitto: sono bestie feroci”, affermano, tramite il loro legale, l’avvocato Marco Valerio Verni, la madre e i parenti di Pamela. “Spero e prego che giustizia sia fatta. Quello che le hanno fatto è indescrivibile e così crudele che spero di vederli soffrire lentamente fino alla morte!..Ti amo”, aveva scritto la donna su Facebook.
[didascalia fornitore=”ansa”]Un momento del fermo del nigeriano accusato della morte di Pamela Mastropietro[/didascalia]
In un primo tempo si pensava che la vittima fosse una trentenne, ma gli esperti patologi forensi ne hanno confermato l’identità. Tutto il resto è ancora avvolto nel mistero: Oseghale, davanti ai Carabinieri e al pm Stefania Ciccioli ha continuato a ribadire la sua innocenza, puntando il dito contro altre persone, già sentite e risultate estranee.
Richiedente asilo con carta di soggiorno scaduta nel 2017, una compagna e una figlia che non abitano con lui, il 29enne rimane il maggior sospettato per la morte della 18enne: nell’appartamento dove vive, affittato non a suo nome, gli uomini dell’Arma hanno trovato anche 70 grammi di hascisc, ma non eroina.
Ciò non toglie che contro di lui ci sarebbero indizi pesanti. Gli inquirenti sono risalti a lui dalle immagini di una telecamere di sicurezza nei pressi di una farmacia, in cui si vede l’uomo seguire Pamela. Interrogato per ore in caserma, il 29enne ha confermato di aver notato la giovane e di averla seguita, ma di averne perso le tracce.
Gli investigatori hanno poi trovato gli abiti della ragazza e tracce di sangue, nell’appartamento vicino alla farmacia ripresa dalle telecamere. Qui Pamela è entrata per comprare una siringa e iniettarsi della droga che potrebbe esserle stata venduta da Oseghale o altri spacciatori. Sempre in casa dell’uomo sono stati ritrovati lo scontrino della farmacia e la siringa.
La sera della scomparsa di Pamela, Oseghale ha chiesto a un conoscente di accompagnarlo con l’auto in campagna dove avrebbe lasciato due trolley: solo il giorno dopo, alla scoperta del cadavere, il “tassista” si è reso conto di quanto successo e avrebbe reso la sua testimonianza.
Gli inquirenti sospettano che Pamela sia morta di overdose e che sia stata sezionata e nascosta nelle valigie perché non venisse ritrovata, ma le indagini sono ancora in corso.
Il macabro ritrovamento è avvenuto il 31 gennaio nei pressi del cancello di una villetta nella periferia del paese, in provincia di Macerata. A notare i due trolley, uno di colore rosso, è stato un passante che si è insospettito: pensando si trattasse di droga o di refurtiva abbandonata ha allertato i Carabinieri. Una volta aperti, all’interno erano conservati i resti del corpo.
All’interno dei trolley non è stato ritrovato alcun indizio, né vestiti, né tracce di sangue: i pezzi sezionati erano lavati e perfettamente puliti.
Intanto, la comunità Pars di Corridonia, da dove era scappata Pamela, ha emesso diversi comunicati in cui chiarisce la sua posizione in merito alla fuga della 18enne. Il suo allontanamento era stato “prontamente rilevato dai nostri operatori, uno dei quali ha seguito a piedi la ragazza ed ha cercato in tutti i modi di dissuaderla dal suo intento di allontanarsi, offrendole anche di parlare con la famiglia e, in extremis, di accompagnarla alla stazione”, si legge nella nota emessa dalla onlus.
Visto che Pamela non è voluta tornare indietro, “l’operatrice si è recata rapidamente a recuperare un’auto”, ma nel frattempo “la ragazza era scomparsa, probabilmente avendo recuperato un passaggio da qualche autista. Immediatamente sono stati informati tutti i familiari a noi noti (mamma e nonna), i servizi competenti e i carabinieri di quanto accaduto”.
La struttura, continua la nota, “non ha carattere di contenimento coatto e non può impedire con la forza la permanenza dell’ospite che vuole abbandonarla”
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Mentre le indagini sono ancora in corso, sul caso esplode la polemica politica. A lanciare il sasso è stato Matteo Salvini che si è scagliato in particolare contro Laura Boldrini con un post su Facebook. “Immigrato nigeriano, permesso di soggiorno scaduto, spacciatore di droga. È questa la “risorsa” fermata per l’omicidio di una povera ragazza di 18 anni, tagliata a pezzi e abbandonata per strada”, scrive il segretario della Lega che dà l’affondo. “La sinistra ha le mani sporche di sangue”, conclude, prima di rivolgersi alla Presidente della Camera. “La Boldrini mi accuserà di razzismo? La razzista (con gli italiani) è lei”, la sua conclusione.
Sempre dal social network è arrivata la risposta di Boldrini. “È troppo forte il dolore per la morte di Pamela”, scrive, aggiungendo che se il responsabile è lo spacciatore nigeriano, “questo criminale dovrà pagare caro il suo infame gesto”.
“Purtroppo c’è chi, come Salvini, invece di rispettare il dolore che provoca una notizia del genere coglie l’occasione per diffondere odio e pensa a lucrare voti con un cinico sciacallaggio, accusando e puntando il dito sulla sinistra e su di me. Almeno di fronte a un orrore come questo bisognerebbe tenere a bada avidità elettorale e ossessioni personali”, la sua conclusione.
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