La Corte d’Assise di Macerata ha ritenuto Enea Simonetti l’autore materiale del delitto di Rosina Carsetti, la 76enne uccisa la sera della vigilia di Natale del 2020.
La figlia della donna e il marito della vittima – Arianna ed Enrico Orazi – sono stati invece condannati a due anni di carcere per simulazione di reato. I due avrebbero inscenato una rapina la sera dell’omicidio, sviando i sospetti sul giovane imputato.
Enea Simonetti, nipote di Rosina Carsetti, l’anziana uccisa la sera della vigilia di Natale di due anni fa nella sua villetta di Montecassiano – Macerata – è stato condannato all’ergastolo con le accuse di omicidio aggravato e simulazione di reato. La figlia della vittima e il marito di Rosina sono stati invece condannati a due anni con l’accusa di simulazione di reato.
Entrambi sono stati assolti dall’accusa di omicidio. Nel corso della sua requisitoria il pubblico ministero aveva chiesto la massima pena per tutti e tre gli imputati, chiedendo una pena diversa soltanto per l’isolamento diurno. I giudici della Corte d’Assise di Macerata hanno invece ritenuto responsabile dell’omicidio soltanto il 22enne, nipote della vittima. Sarebbe stato lui – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – a uccidere la nonna, soffocandola. Le motivazioni della sentenza – che certamente sarà impugnata dai legali del giovane – saranno disponibili tra 90 giorni.
“Venite, è entrato un ladro, penso che mia madre sia morta”.
È iniziata così la telefonata di Arianna Orazi ai carabinieri di Macerata. La sera del 24 dicembre 2020 la donna allerta i militari alle 19.47 e riferisce di un furto nella villetta di Montecassiano, dove vive con i genitori e il figlio Enea. Quando i militari giungono nell’abitazione, trovano la casa a soqquadro e il corpo di Rosina Carsetti ormai senza vita.
I 3 sopravvissuti riferiscono di un fantomatico ladro che li ha chiusi in bagno, legandoli con il filo dell’aspirapolvere, mentre faceva razzia di soldi e gioielli. Una versione che però, sin dall’inizio, sembra non convincere del tutto gli inquirenti, soprattutto per le anomalie che vengono riscontrate nell’abitazione, dai segni di effrazione dall’interno alle versioni discordanti dei vari membri della famiglia. Le indagini vanno avanti e qualche mese dopo Enea Simonetti, Arianna ed Enrico Orazi vengono ufficialmente iscritti nel registro degli indagati.
Si scopre che – qualche settimana prima del delitto – la vittima si era rivolta a un centro antiviolenza di Macerata, per denunciare le continue vessazioni di cui era vittima. Rosina era stata privata dell’auto e dei soldi e il 29 di quello stesso mese sarebbe dovuta tornare nel centro con un avvocato. La sua morte però aveva messo un punto alla denuncia, ma le violenze e il clima di sottomissione cui era sottoposta quotidianamente in casa era emerso con l’avanzare delle indagini.
Secondo i giudici, Enea avrebbe ucciso la nonna in un gesto d’impeto, senza pianificare il delitto, e la mamma e il nonno si sarebbero accordati sulla versione da fornire agli inquirenti per coprire il nipote di Rosina.
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