Si è detto molto del caso di Saman Abbas e ora sembra addirittura che Danish e Shabbar neghino le responsabilità.
E mentre il fratello minore della giovane ha raccontato agli inquirenti di sapere chi sia stato a uccidere la ragazza, le ultime accuse dei parenti parlano dell’unica latitante, la madre Nazia, come responsabile. Cerchiamo di capire gli ultimi sviluppi su questo intricato giallo dove aleggia la terribile probabilità che i colpevoli riescano a farla franca.
Si avvicina il processo per la morte della giovane pachistana Saman Abbas, eliminata dalla sua famiglia perché si era opposta a un matrimonio combinato con un cugino molto più grande di lei. Era l’ennesimo episodio di insubordinazione che il padre Shabbar, dalla mentalità molto arcaica e intransigente, non poteva sopportare.
Per togliere il disonore dalla famiglia ha deciso di prendere in mano la situazione e organizzare l’omicidio della figlia, in cui sono coinvolte più persone: la madre Nazia, lo zio Danish e due cugini.
Tutta queste persone sono ora in carcere, tranne la donna che è ancora latitante ma non si hanno notizie sulla sua posizione. Invece informazioni certe c’erano state su quella di Shabbar, che insieme alla consorte era fuggito in Pakistan subito dopo la scomparsa di Saman, quando ancora non si sospettava della sua morte.
In realtà qualcuno l’aveva ipotizzata fin da subito, come il fidanzato coetaneo Ayub, che la famiglia non approvava. A scatenare la loro furia sarebbero state proprio alcune foto postate su Facebook che ritraevano i due in atteggiamenti romantici.
La stessa Saman recandosi nell’azienda agricola di Novellara dove abitava e lavorava la famiglia, avrebbe riferito al fidanzato di avvisare le forze dell’ordine se dopo 24 ore non avesse avuto sue notizie.
Finalmente dopo mesi di indagine e depistaggi c’è stata una rivelazione veritiera, dal carcere infatti lo zio ha rivelato la zona dell’occultamento del cadavere di Saman, in un casolare abbandonato nei pressi della tenuta agricola.
Qui, con non pochi sforzi, le autorità sono riuscite ad estrarre il corpo da una cavità nel terreno e in seguito hanno accertato che davvero si trattava della ragazza.
Siamo a novembre del 2022 quando avviene questa importante svolta dopo che i Carabinieri e i Nuclei speciali avevano cercato ovunque il corpo, con l’aiuto dell’unità cinofila e diverse tecnologie. Contemporaneamente è arrivato l’arresto di Shabbar, raggiunto da un mandato di cattura internazionale, che ne ha decretato il fermo da parte delle autorità del suo Paese e in molti sperano il rimpatrio in Italia per il processo che inizierà a breve e che vede alla sbarra i 5 imputati.
Sembra una triste soap opera che non finisce mai e si aggiorna sempre di nuovi macabri elementi quella di Saman Abbas, diventata simbolo della libertà. Una ragazza che voleva solo avere una vita normale, stroncata all’alba della sua giovinezza di 18enne.
Ora sembra che le persone che fin dall’inizio abbiamo identificato come responsabili, siano innocenti. Lo zio Danish, esecutore materiale e il padre Shabbar che ha architettato tutto insieme alla madre, negano ogni responsabilità per la morte di Saman.
Il fratellino minore però, coraggioso testimone di questa vicenda nonché unico vero estraneo ai fatti, ha rivelato dettagli importanti. Secondo la sua versione i genitori hanno chiesto a Danish di ucciderla, questo poi aveva architettato le modalità e i tempi, facendosi aiutare dai cugini della ragazza.
La vicenda sembrava chiusa dopo il ritrovamento del cadavere ma dal Pakistan, dopo l’arresto di Shabbar, non c’è la volontà di collaborare con le autorità italiane per chiarire i fatti.
Da un lato quindi abbiamo il padre che nega addirittura che la figlia sia morta, affermando che si trovi in Italia all’interno di una comunità a studiare, dall’altro anche lo zio Danish prende le distanze dopo che la sua confessione è stata l’elemento fondamentale per trovare il corpo, fra la furia del capofamiglia Abbas che in un’intercettazione era furioso riferendosi a chi aveva parlato nonostante il giuramento sul Corano al silenzio.
Dunque, chi ha ucciso Saman? L’unione familiare che ha rivendicato l’onore con questo omicidio è solo un lontano ricordo. Ora tutti portano avanti una propria strategia per preservare sé stessi.
Consapevole che in Pakistan gode di protezione, Shabbar non ammetterà mai le proprie responsabilità e dal canto suo lo zio nega perché potrebbe essere l’unico a pagare, anche perché il fratellino della vittima lo ha confermato come esecutore materiale durante l’incidente probatorio.
C’è da dire che Danish ha cambiato posizione dopo aver capito che il Pakistan sta proteggendo Shabbar, chi quindi difficilmente pagherà per l’omicidio poiché mancano accordi bilaterali fra i due Paesi.
L’estradizione quindi può muoversi solo sul campo della trattativa diplomatica che difficilmente andrà a buon fine, addirittura l’8 febbraio, data del rinvio dell’udienza, Shabbar potrebbe essere scarcerato.
Torniamo quindi al titolo del nostro articolo, rispondendo che sì, forse l’omicidio della ragazza resterà impunito ma non è facile tollerare una cosa simile. L’Italia è un Paese in cui ognuno ha la libertà di scegliere, così come l’aveva Saman, ma questo ha trasformato i suoi familiari prima in un Tribunale e poi in boia.
C’è bisogno di giustizia perché il suo caso sia un esempio, un qualcosa che non deve più ripetersi, in caso contrario passerebbe un messaggio molto pericoloso.
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