Qualcuno si ricorda più del reato di omicidio stradale? Di quella riforma della legge che, a chiacchiere, i politici sostengono di voler varare al più presto? Il Parlamento è in tutt’altre faccende affaccendato, perché evidentemente non ritiene i morti sulle strade sufficientemente urgenti. Il calendario del Senato non prevede discussioni in aula su questo provvedimento almeno fino all’inizio di marzo.
Nel frattempo persone innocenti continuano a morire per colpa di veri e propri criminali che si mettono al volante ubriachi o drogati, a volte entrambi. A volte peggio. Magari sono lucidi, ma investono e scappano. Quindi anche vigliacchi.
Le leggi attuali non sono adeguate. Una sentenza del 19 febbraio 2016 ha condannato a tre anni di reclusione un 50enne che il 16 luglio 2015 tamponò violentemente sull’autostrada A11 l’auto guidata da un 35enne, provocandone la morte in seguito all’incidente. L’investitore guidava ubriaco. Non solo; in passato era già stato condannato per lo stesso reato. Sono sufficienti tre anni di carcere?
21 febbraio 2016, Latina. Un uomo di nazionalità indiana, ubriaco e senza patente, ad un incrocio ha tamponato ad una velocità elevatissima un’auto ferma al semaforo rosso. Nell’incidente è rimasto ucciso un 65enne. La velocità era tale che l’auto investita è stata catapultata in avanti di 50 metri. La polizia locale si sta occupando del caso.
Quasi ogni giorno degli innocenti muoiono in casi come questo. Ma non è importante, non è urgente. Prima vengono i vitalizi, rigorosamente da conservare. Senza vergogna.
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