Emergono nuovi e terribili particolari sull’omicidio di Giulia Tramontano, uccisa a maggio, incinta di 7 mesi, dal compagno. Impagnatiello avrebbe effettuato ricerche su come ucciderla già tre mesi prima.
Un delitto che ha sconvolto l’Italia intera, per il quale ora emergono nuovi e inquietanti particolari raccolti dagli inquirenti che stanno investigando sul caso. Alessandro Impagnatiello avrebbe cercato ben tre mesi prima dell’omicidio della compagna Giulia Tramontano sul web il modo per poterla uccidere con il veleno. Ciò implicherebbe una volontà da parte del 30enne di liberarsi della compagna ben prima dell’assassinio avvenuto alla fine di maggio. Gli inquirenti indagherebbero sull’ipotesi di premeditazione dopo che la ragazza avrebbe inviato un messaggio dal suo cellulare nel quale ammetteva di “non sentirsi bene”.
Impagnatiello, già lo scorso inverno, cercava sul web “come uccidere una donna incinta con il veleno” e “come uccidere un feto”. Il sospetto, anche se per ora il gip non l’ha preso in considerazione, è che anziché un delitto d’impeto si possa essere trattato di un delitto premeditato. Giulia sarebbe stato un ostacolo alla relazione con una collega di Alessandro e l’uomo sarebbe stato intenzionato a liberarsi se non di entrambi, almeno del bimbo, Thiago, che sarebbe dovuto nascere a Luglio.
Il 30enne avrebbe cercato di somministrare del veleno per topi alla compagna in una bevanda calda, e dopo aver visto che non funzionava, ci avrebbe riprovato un’altra volta, nella speranza di uccidere il figlio. Sarebbe questo il motivo per il quale gli investigatori avrebbero deciso di svolgere altri esami sul piccolo Thiago, per scoprire se ci possano essere tracce di veleno nel corpo del bimbo. Nel caso fosse trovato positivo, ciò aggraverebbe la situazione dell’uomo, che dovrà essere risentito il prossimo mese dai giudici.
È il 31 maggio, quando Alessandro Impagnatiello confessa di essere stato lui ad uccidere la fidanzata Giulia Tramontano a coltellate, a Senago, incinta di 7 mesi, che aveva scoperto come il compagno avesse una relazione parallela da più di un anno con un’a collega che era rimasta in dolce attesa a sua volta.
L’omicidio, avvenuto nella serata del 27 maggio, verso le 19, era stato brutale e non aveva lasciato via di scampo alla vittima. L’assassino reo confesso, inoltre, aveva vissuto con il corpo senza vita di Giulia per due giorni in casa, cercando di bruciarlo due volte. Non riuscendoci, lo aveva abbandonato in un pezzo di terreno vicino a dei box in via Monte Rosa a Senago.
Nelle ore successive, Impagnatiello cerca di depistare le indagini, allontanando i sospetti da sé e giungendo anche a denunciare la scomparsa della fidanzata, chiedendo anche alla madre se l’avesse vista o sentita. Nel corso delle ore successive, però, i sospetti sulla sua persona iniziano ad accumularsi, dopo che il cugino della vittima, dichiara come la sorella fosse “turbata” per il tradimento del ragazzo, scoperto solo alcune ore prima della sua uccisione.
Il 31 maggio, Alessandro viene iscritto nel registro degli indagati, la sua casa messa sotto sequestro e sottoposta all’esame con il Luminol. A quel punto, viene alla luce il fatto che l’uomo ha confessato, rendendosi conto di essere ormai inchiodato dalle prove trovate dagli investigatori.
Sarà proprio lui a indicare dove ha lasciato il corpo della ragazza: dall’autopsia emergerà come Giulia sia stata colpita da 37 coltellate, 2 delle quali fatali al collo e come l’aggressione sia cominciata con un fendente alla schiena, togliendole quindi ogni possibilità di difendersi.
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