Omicidio Vetralla, il piccolo Matias accoltellato e poi soffocato dal padre col nastro adesivo
Emerge una ricostruzione sconvolgente nel processo a carico di Mirko Tomkow, a giudizio per omicidio volontario aggravato con l’accusa di aver ucciso il figlio di 10 anni, Matias, nella loro casa di Vetralla, in provincia di Viterbo.
L’uomo avrebbe violato il divieto di avvicinamento alla famiglia imposto per una pregressa denuncia e, all’interno dell’abitazione, avrebbe aggredito il bimbo colpendolo anche con diverse coltellate. Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, avrebbe agito per “vendetta” contro la moglie.
Bimbo ucciso a 10 anni a Vetralla: la ricostruzione del delitto di Matias
Il piccolo Matias, ucciso nel novembre 2021 a Cura di Vetralla, in provincia di Viterbo, sarebbe morto dopo essere stato accoltellato diverse volte dal padre 45enne, Mirko Tomkow, che lo avrebbe anche soffocato con del nastro adesivo.
Il decesso del minore, secondo quanto ricostruito dall’accusa, sarebbe stato causato da asfissia unita a un’emorragia causata dai fendenti inferti dal genitore. Il delitto sarebbe stato compiuto mentre la madre del bimbo, Mariola Rapaj si trovava al lavoro.
Omicidio di Matias a Vetralla: l’ipotesi di premeditazione
Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Paola Conti, il padre della vittima si sarebbe recato nell’appartamento dopo aver premeditato di vendicarsi della moglie e avrebbe causato la morte del figlio.
Questo quanto ricalcato a carico del 45enne nel corso della prima udienza del processo per omicidio volontario aggravato iniziato ieri in Corte d’Assise a Viterbo. Tomkow, infatti, secondo la ricostruzione degli inquirenti avrebbe aggredito il figlio Matias per colpire la moglie.
Matias ucciso a 10 anni a Vetralla: la scoperta dell’orrore
A scoprire il dramma, il 16 novembre scorso, sarebbe stata la madre del bambino, tornata a casa dal lavoro dopo l’omicidio. Subito dopo il ritrovamento del corpo del figlio, la donna sarebbe stata ricoverato in stato di shock.
Il piccolo Matias è morto in modo atroce, accoltellato e soffocato. Secondo quanto riportato da Repubblica, almeno 2 mesi prima della tragedia il padre, su richiesta della Procura, sarebbe stato sottoposto dal gip di Viterbo alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla famiglia con allontanamento dalla casa familiare. Un divieto che avrebbe violato per commettere il delitto di cui ora risponde in tribunale.
I provvedimenti precedenti sarebbero scattati all’esito di un’inchiesta per maltrattamenti che sarebbe poi confluita in quella per l’omicidio del bambino. Diversamente da quanto richiesto dalla difesa, rappresentata dai legali Paolo Grazini e Sabina Fiorentini, il processo si tiene a porte aperte perché, secondo il pm, sussiste un interesse pubblico in merito alla vicenda. L’imputato finora non avrebbe mai fornito un movente.
Giovanna Tedde
Giornalista pubblicista, mi occupo da anni di contenuti web e nello specifico di editoria online. Per Nanopress mi occupo di cronaca nera e attualità.