Generalmente è usata in italiano nella sua versione più breve, Omnia vincit amor, il cui significato (come s’intuisce anche dalla traduzione) rimanda all’amore e a come esso possa vincere su tutto. L’autore è Publio Virgilio Marone che, nell’ultimo carme delle Bucoliche, fa pronunciare la frase a Cornelio Gallo durante il suo disperato lamento d’amore. La locuzione – che per intero è Omnia vincit amor et nos cedamus amori – ha assunto nel tempo un significato ‘universale’ diventando un vero e proprio motto sull’ineluttabile ed indiscussa potenza dell’amore.
Recentemente al centro di un ‘pasticcio’ linguistico in cui è incappato Matteo Renzi – il segretario del Pd, ospite da Mentana a Bersaglio Mobile, si è lasciato andare ad una citazione del verso non proprio esatta (Amore omnia vincit e non Amor omnia vincit, che è una variante comunque accettata) e il direttore del tg La7 ne ha approfittato per correggerlo immediatamente – la frase latina Omnia vincit amor è ormai diventata un proverbio vero e proprio. Il significato, già dall’antichità, era infatti piuttosto chiaro e si usava (così come oggi) per sottolineare il valore dell’amore inteso come un sentimento in grado di avere la meglio su tutto.
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— FunkyNewest (@FunkyNewest) 13 luglio 2017
Omnia amor vincit et nos cedamus amori (la cui traduzione letterale è L’amore vince tutto, e noi cediamo all’amore) è una locuzione contenuta, come dicevamo, nelle Bucoliche di Virgilio, una raccolta di dieci egloghe risalente al 38 aC in cui il poeta latino affronta, attraverso un argomento pastorale, la situazione (drammatica) politica e sociale in cui versava la Roma del tempo.
Il paesaggio, infatti, appare nell’opera come un qualcosa di idilliaco rispetto alla reale situazione sociale, una sorta di antico mondo perduto in contrasto con la cultura e con il progresso.
La frase in questione si trova esattamente al verso 69 dell’ultimo carme, allorché il poeta scrive questi versi:
‘[…] Ma non mi piacciono più le Amadriadi e neanche
i canti, e anche a voi boschi dico addio. Non lo possono
cambiare tutte le nostre fatiche, neanche bevessimo
nel gelo le acque dell’Ebro, neanche affrontassimo
nell’inverno piovoso le nevi di Tracia
o pascolassimo sotto il Cancro le greggi etiopiche
quando la corteccia dell’olmo muore essiccata.
Tutto vince Amore, e anche noi cediamo all’Amore’.
Le parole sono pronunciate da Cornelio Gallo che, durante il suo lamento d’amore – la sua donna è andata lontano e neppure la poesia sembra dargli conforto – decide di abbandonare la poesia elegiaca a favore di quella pastorale, riconoscendo il potere dell’Amore di fronte al quale è impossibile ribellarsi: l’Amore vince su tutto e ad esso bisogna sottomettersi.
L’espressione Omnia vincit amor, dunque – diffusa anche nella forma Amor vincit omnia, ripresa dalla costruzione della frase in italiano – rimanda ad un concetto ben preciso, l’importanza dell’amore come sentimento e come valore.
La frase latina, infine, è stata ripresa anche nell’arte, nello splendido dipinto di Caravaggio (nell’immagine qui sopra) dal titolo, appunto, Amor vincit omnia: un olio su tela del 1602 conservato nel museo Gemäldegalerie di Berlino.