Oggi è la giornata mondiale contro l’omofobia, una giornata che deve ricordare a tutti che ogni uomo, nel senso di essere umano, è uguale in tutto e per tutto e non ci sono differenze, soprattutto in ambiti personali ed intimi. L’omofobia nello sport, soprattutto nel calcio, non è stata ancora del tutto allontanata ed ancora oggi ci sono casi di vero e proprio razzismo nei confronti dell’omosessualità.
OMOFOBIA NEL CALCIO, LE FRASI CHE HANNO DATO FASTIDIO
Non dobbiamo andare molto lontano per ricordare episodi di discriminazione sessuale nel mondo dello sport: in Italia, Coppa Italia Tim, nella partita tra Napoli ed Inter l’allenatore dei partenopei, Maurizio Sarri, etichetta Roberto Mancini, allenatore dell’Inter, con parole volgari e discriminatorie. Sarri ha chiesto scusa ma non basta: l’utilizzo di parole che dispregiano gli omosessuali sono da condannare il più possibile per dare un chiaro segnale che tutto ciò è sbagliato.
Rimanendo sempre nel nostro paese, Antonio Cassano, attualmente in forza alla Sampdoria, aveva dichiarato in una conferenza stampa ad Euro 2012: “Ci sono froci in nazionale? Se dico quello che penso sai che cosa viene fuori… Sono froci, problemi loro, speriamo che non ci siano veramente in nazionale. Me la cavo così, sennò sai gli attacchi da tutte le parti”. Mentre Damiano Tommasi, presidente del sindacato dei calciatori, dichiarò al Fatto Quotidiano: “Il coming out è da sconsigliare. Appena un calciatore pronuncia la parola omosessuale fa scalpore”
L’ignoranza, in questo senso, è la prima indiziata per motivare la discriminazione sessuale in generale, non solo nello sport. Serve più cultura, più interventi nelle scuole e più servizi a livello sociale. Siamo ormai nel 2016, in molti paesi nel mondo c’è più libertà di espressione del proprio essere.
Le gaffe omofobiche non si fanno attendere nemmeno da “pezzi” grossi del calcio: Carlo Tavecchio (nella foto in alto), seguendo le orme di Blatter, dichiarò: “Io non ho nulla contro, però teneteli lontani da me. Io sono normalissimo” mentre Felice Belloli, presidente Lega Nazionale Dilettanti, rispose cosi ad una domanda sugli investimenti a favore del calcio femminile: “Basta! Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche“.
Il ddl Scalfarotto è fermo da tempo mentre la direttiva UE è stata seguita da 22 paesi europei. In attesa che vengano davvero presi provvedimenti per questo tipo di insulti e discriminazioni non si può far altro che sostenere il coraggio di Robbie Rogers, calciatore americano, che dopo aver fatto coming out ed essersi ritirato è tornato a solcare i campi di gioco per partecipare ai mondiali di Russia e Qatar, due paesi ad alto tasso di omofobia.
OMOFOBIA NEL CALCIO, MA NON SOLO…
Ovviamente i problemi di discriminazione ci sono ovunque: qualche mese fa l’ex pugile Manny Pacquiao che ha intrapreso un percorso politico nelle Filippine, suo paese d’origine, si è lasciato andare a dichiarazioni omofobe gravissime, nelle quali dichiarava che gli omosessuali sono peggio degli animali. Le scuse sono arrivate subito dopo ma la sua carriera politica è stata sicuramente intaccata per queste affermazioni.
Non solo nel mondo del calcio sono capitati questi atteggiamenti omofobi anche nel basket NBA ed i casi che vengono ricordati sono quelli di Rajon Rondo e Kobe Bryant.
I CASI DI COMING OUT
In questi ultimi anni il coming out è stato accolto con un sospiro di sollievo da parte dei giocatori che si sono tolti un peso: da Keegan Hirst primo rugbista dichiarato omosessuale al nuotatore Ian Thorpe (nella foto in basso), passando per Amelie Mauresmo (foto cover) grande tennista che ha dichiarato a soli 19 anni la sua omosessualità, perdendo quasi 10 milioni di dollari in sponsor per la sua omosessualità, a Michael Sam (foto in alto), primo giocatore di football americano a fare coming out.
Il bacio di Rakitic e Carrico, non chiarito, è stato un esempio di come le barriere si possono battere e forse la storia più bella è quella di Abby Wambach, che ha festeggiato la vittoria del mondiale di calcio femminile baciando in tribuna la moglie Sarah Huffman.
LA TRAGEDIA
Purtroppo queste storie di coming out, anche nel mondo degli sportivi professionisti, non finiscono sempre nel migliore dei modi: Justin Fashanu (nella foto in basso), attaccante del Nottingham Forest fu il primo calciatore e probabilmente anche il primo sportivo a fare coming out all’inizio degli anni ’90 ma il giocatore venne distrutto sotto ogni punto di vista e si tolse la vita nel 1998.
IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA
Davvero pregevole per la Giornata Mondiale contro l’OmoTransfobia, la campagna dei giocatori di football australiano che dichiaratamente eterosessuali in un video hanno deciso di metterci la faccia a nome di tutta l’Australian Football League per dire basta all’omotransfobia. Sono molteplici le domande effettuate ai giocatori, tra cui la data in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’essere gay non più malattia. Era il 17 maggio 1990, solamente 26 anni fa. Nel video viene chiesto ai giocatori se conoscono quali siano i tassi di suicidio tra le persone LGBT. I dati sono scioccanti e anche i giocatori sono colpiti di fronte a tutto ciò. E purtroppo ci vuole davvero tanto coraggio.
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