Omosessualità come malattia, polemiche per la domanda del test di medicina. Fedeli: ‘Gravità inaudita’

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[didascalia fornitore=”altro”]La domanda del test di medicina/Facebook[/didascalia]

L’omosessualità come malattia. È questa la domanda che 33mila studenti si sono trovati a dover rispondere nel test di medicina fatto a Roma nei giorni scorsi e che ha suscitato moltissime polemiche, arrivando fino al ministero dell’Istruzione. La denuncia è partita dalla pagina Facebook di Marco Grimaldi, consigliere regionale di Sinistra Italiana, e di Cathy La Torre, responsabile Diritti di Sinistra Italiana e attivista LGBT, ed è rimbalzata sui social, scatenando in poco tempo la reazione della ministra Valeria Fedeli che ne ha ordinato lo stralcio dal test. “È di una gravità inaudita che sia stata inserita una simile domanda nel Progress test di medicina e chirurgia”, ha dichiarato la titolare del dicastero.

La domanda a cui gli studenti dovevano rispondere, spiegano La Torre e Grimaldi, era compresa nel “contesto di un test su diagnosi, genetica, malattie e comportamenti da tenere dinnanzi a certe malattie” . “I test progress sono somministrati a tutti gli studenti di medicina per valutarne i progressi nell’apprendimento. Fra le domande vi è: “quale sia la stima del verificarsi dell’omosessualità nell’uomo?”, specificano i post.

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“Vogliamo sapere che senso ha chiedere a dei futuri medici la stima dell’omosessualità nell’uomo? Viene anche chiesta la stima della eterosessualità dell’uomo? Perché è bene ricordare che eterosessualità e omosessualità sono entrambe “varianti” naturali del comportamento umano”, ricorda La Torre.

Lo sdegno del web questa volta ha dato un risultato positivo e la domanda è stata stralciata dal test per ordine del Ministero, non senza polemiche. In un secondo post, Grimaldi si rivolge a Roberta Siliquini, professoressa di Igiene all’Università di Torino e presidente del Consiglio Superiore di Sanità, che gli avrebbe chiesto se era possibile “parlare di omosessualità o se sia diventato un tabù”.

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A lei, scrive Grimaldi, “rispondo con l’esattezza dell’italiano, che è ineccepibile: “quale è la stima del ‘verificarsi’ dell’omosessualità nell’uomo”. Ma di che cosa parliamo? Dell’insorgere di una patologia? Di una prevalenza/incidenza? Io sinceramente non so quando si sia verificata la mia eterosessualità. E lei? Possiamo dirci che aver tradotto la domanda dall’inglese non è una scusa valida per un test così importante?”.

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