La Commissione Onu sui diritti delle donne ha deciso di di espellere l’Iran, in quanto le proteste in atto sono scaturite proprio a causa di violazioni dei diritti femminili. La votazione ha raggiunto la maggioranza, ma ciò che ha attirato l’attenzione maggiormente sono stati soprattutto il no di Cina e Russia.
Le proteste sviluppatesi a causa della morte di Mahsa Amini hanno provocato una reazione a catena, che ha portato a sua volta e inevitabilmente le nazioni occidentali a prendere delle decisioni in merito a ciò che sta accadendo al genere femminile. La morte della 22enne Amini ha portato alla luce un problema, già ben radicato e presente in Iran, ovvero quello delle leggi islamiche, punite con sanzioni e punizioni corporali, che vanno ad impattare enormemente nella vita delle donne che sono private dal governo iraniano di libertà personale e diritti.
L’Onu ha deciso così di escludere l’Iran dalla Commissione per i diritti delle donne, in quanto non rispetta i requisiti richiesti e, inoltre, il regime decisamente autoritario e fondamentalista non può essere compatibile con l’idea dell’Onu sui diritti femminili. L’Onu ha votato in favore dell’esclusione del governo di Raisi da questo organo che ha il compito di prendere decisioni in merito alla politica dei diritti di genere soprattutto femminili. Ma, come del resto ci si attendeva, il no è arrivato da diversi stati, ma quelli che hanno attirato di più l’attenzione internazionale sono stati Cina e Russia. Le relazioni geopolitiche che si sono instaurate sono andate via via rafforzandosi sempre più, dopo gli eventi causati dal conflitto in Ucraina. Ciò che unisce attualmente me tre potenze asiatiche sono anche le pressioni occidentali che stanno, se pur in diverse direzioni, schiacciando gli Stati autoritari euroasiatici.
L’Iran è attualmente attraversato da una vera e propria rivoluzione del popolo, che è mosso dall’intento di andare incontro ad un futuro dove siano previsti diritti per le donne ma anche diritti che vadano a rendere più serena possibile la vita dei cittadini. Questo sta succedendo a causa della morte di Mahsa Amini, ventiduenne colpevole di avere indossato male il velo, e deceduta poi a causa delle numerose percosse subite per mano della polizia morale che l’aveva in custodia.
La morte di Amini è stata la scintilla che ha scoperchiato un vaso di Pandora, già pieno fino all’orlo. Le donne in Iran sono prive di diritti e sottoposte quotidianamente a soprusi e molti trattamenti. La polizia morale ha avuto, fino a questo momento, pieno potere nell’interpretare le leggi islamiche della Sharia, fondamento del governo e della Repubblica islamica dell’Iran. Raisi ha dato loro anche il pieno potere nell’applicazione delle punizioni, che spesso si sono rivelate spietate e ingiuste rispetto al crimine commesso. Proprio per questo la commissione Onu si è schierata contro l’Iran e contro la sua presenza come membro.
La popolazione, composta sia da uomini che da donne e soprattutto da giovanissimi, ha iniziato a manifestare dal 16 settembre e non ha più smesso. Il cambiamento che chiedono è qualcosa di sostanziale che veda rispettati i diritti umani e di genere. La repressione che è stata attuata successivamente ha mostrato al mondo una crudeltà disumana e le autorità internazionali hanno perciò preso decisioni in merito al governo iraniano.
Non sono serviti a nulla gli ammonimenti, ricevuti dalle autorità internazionali, ma anzi Raisi ritiene che, le proteste siano alimentate dall’odio e dalla diffamazione che l’Occidente sta attuando nei confronti dell’Iran. Il capo di stato vuole eliminare il sentimento di rivoluzione che si è instaurato nel Paese. Per farlo il governo non ha esitato a sparare sulla folla ad altezza uomo e si stima che le persone arrestate, durante le manifestazioni, siano ad oggi circa 18.200 mentre le persone uccise durante le proteste sono salite a 485.
Qualcosa di inaccettabile per l’occidente che ha, dapprima, approvato ed elargito sanzioni verso l’Iran, per la violenza utilizzata nella repressione dei manifestanti. Raisi in risposta ha deciso di inserire la pena di morte per alcuni dei manifestanti e ha già eseguito due condanne per impiccagione. Gli iraniani uccisi avevano entrambi 23 anni e la colpa di aver preso parte alle proteste inveendo contro le guardie della rivoluzione ma anche contro lo stesso governo iraniano.
Questo ha creato sdegno globale e ha così portato l’Organizzazione delle Nazioni Unite a prendere una decisione in merito alla Commissione dei diritti delle donne. Le votazioni Onu hanno avuto come esito quello di ottenere la maggioranza e così l’Iran è stato escluso dalla commissione per i diritti delledonna a causa della durissima repressione effettuata contro il genere femminile.
Il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite o Ecosoc, composto da 54 membri, ha adottato una bozza di risoluzione per “rimuovere con effetto immediato la Repubblica islamica dell’Iran dalla Commissione sullo status delle donne (Csw) per il resto del suo mandato 2022-2026”. I voti favorevoli sono stati 29, i contrari otto tra cui I voti contrari di Russia e Cina, 16 gli astenuti.
Le nuove dinamiche internazionali, scaturite dal conflitto in Ucraina ma anche dalla successiva crisi sia energetica ed economica che è stata generata per l’appunto dal conflitto, hanno rafforzato l’intesa tra i tre governiautoritari euroasiatici. Vediamo insieme cosa accomuna in questo momento Iran, Cina e Russia.
Cina e Russia hanno deciso di votare contro la rimozione dell’Iran dalla Commissione sui diritti delle donne. La scelta delle due potenze asiatiche, era abbastanza ovvia dato le dinamiche internazionali che hanno portato Iran, Russia e Cina a stringere ulteriormente i rapporti economici e statali.
Le tre potenze asiatiche hanno in comune, questo particolare momento storico, una sopraggiunta debolezza che le accomuna, seppur per motivazioni differenti. Momento di debolezza che sta attraversando ovviamente la Russia, ma che è condiviso con Cina, ma anche ovviamente con l’Iran.
La Russia innanzitutto vede il suo status quo perdere potenza, a causa della guerra in Ucraina nella quale non è riuscita a primeggiare. Ma non si tratta soltanto di questo, perché il presidente Putin vede venire meno, di giorno in giorno, gli appoggi essenziali avuti fino ad oggi. Per esempio l’affrancamento dei vassalli del rim, che non riconoscono più la supremazia di Mosca. Ma deve essere valutato anche il fattore militare che vede i mercenari di Prigozhin e le truppe di Kadyrov, come possibile conquistatori dei Balcani, in caso la Russia non tenesse strettamente la situazione sotto copntrollo. Le stesse forze a cui ha chiesto aiuto Putin potrebbero se non governate adeguatamente prendere posizione e condurre la loro personale conquista dei Balcani.
La questione cinese invece è tutta un’altra cosa. Ciò che unisce in primis la Cina alla Russia è l’ostilità nei confronti dell’occidente e soprattutto verso gli Stati Uniti. Stati Uniti, con i quali Xi Jinping sta lottando per la famosa guerra dei chip che sta minando l’economia tecnologica ed elettronica della Cina. Gli Usa non intendono lasciare a Pechino il primato tecnologico e hanno intrapreso azioni, deliberatamente per andare a colpire il governo cinese, in ciò che è più caro per lui ovvero il commercio e la produttività. Sono state elargite sanzioni e limitazioni per i semiconduttori, intelligenza artificiale e quantum computing. A tutto questo se aggiunge anche il malcontento popolare che per la prima volta ha mostrato i cittadini cinesi rivoltarsi contro le forze dell’ordine e manifestare il proprio dissenso contro il capo di Stato e il governo.
Per quanto riguarda l’Iran, invece, la rivoluzione interna è tutto ciò che sta mostrando la repressione ha fatto sì che il paese e se ha ritrovato l’occidente contro, cosa che accomuna tutti e tre gli Stati. Anche le sanzioni decise dalle autorità internazionali accomunano le potenze asiatiche di cui stiamo parlando nonostante siano state emanate per motivazioni differenti.
Queste similitudini e le attuali problematiche, che le tre Nazioni asiatiche stanno affrontando, hanno fatto si che rapporti statali se si hanno intensificati e stretti maggiormente.
Va precisato inoltre che l’occidente, per ora, sta attendendo l’evolversi della situazione E non sta approfittando della situazione difficoltosa di Iran, Cina e Russia.
La decisione dell’Occidente di analizzare e prestare attenzione a questa possibile implosione delle Nazioni eurasiatiche, non vuol necessariamente dire che non sia in programma qualche azione nel futuro, ma spiega che non è uno scenario da trattare con superficialità. Il passato, come ad esempio alla fine dell’Urss, ha insegnato che, determinate situazioni, comportano moltissimi esiti collaterali invitabili che vanno a coinvolgere, ovviamente, tutte le nazioni.
Se l’Unione Sovietica aveva interrotto le comunicazioni e un rapporti con l’occidente, la Cina invece, come le altre nazioni asiatiche, hanno accordi precisi e definiti con l’Occidente riguardo a commercio e produttività. La paura di dover ricominciare tutto da capo, nelle relazioni commerciali ed internazionali e, quindi, ridisegnare mercati economici preoccupa molto le autorità governative gli stati europei ma anche gli Stati Uniti.
La decisione dell’Onu e le relative votazioni hanno mostrato l’unione tra Iran, Russia e Cina che sta via via crescendo a causa del difficoltà che attraversano. Ora resta da capire se ci saranno ulteriori sviluppi in queste relazioni e rapporti crescenti tra potenze asiatiche.
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