Riparte oggi il processo a Matteo Salvini per non aver autorizzato nel 2019 o sbarco di 147 migranti della nave Open Arms.
Era agosto di 4 anni fa quanto l’allora Vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro dell’Interno sotto il governo di Giuseppe Conte, impedì lo sbarco della nave umanitaria e ora dovrà rispondere di sequestro di persone e rifiuti di atti di ufficio. Oggi sono attesi in aula all’Ucciardone di Palermo anche l’ex premier e l’ex ministro Luigi di Maio, cotitolare della stessa carica in quel periodo.
L’aula del Senato ha preso la decisione molto importante di autorizzare il processo per il caso Open Arms, su richiesta del Tribunale dei ministri di Palermo nei confronti di Salvini, ex ministro dell’interno.
Le accusa di cui dovrà rispondere sono sequestro plurimo di persona aggravato e abuso di atti di ufficio, per aver impedito lo sbarco di 147 migranti dalla nave umanitaria dell’Ong spagnola Open Arms, nell’agosto del 2019.
I migranti erano bloccati a largo di Lampedusa e Salvini è accusato di aver privato queste persone della loro libertà, ricordiamo che a bordo c’erano anche molti minorenni. La vicenda si concluse dopo 19 giorni, in cui i migranti rimasero bloccati a bordo della nave senza poter scendere e subito scattarono diverse accuse nei confronti di Salvini perché aveva violato, sembra, alcune leggi internazionali.
Verranno ascoltati oggi al processo anche Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, che all’epoca erano rispettivamente premier e ministro del governo con la stessa carica di Salvini. Le loro testimonianze potrebbero far luce su una questione che ha tenuto l’Italia con il fiato sospeso e con gli occhi puntati verso quello che stava succedendo sulle coste siciliane di Lampedusa.
Si è trattato di un fatto clamoroso che non si era mai verificato e con questo Salvini ribadiva la necessità di limitare gli sbarchi e controllare coloro che entravano in Italia.
Verranno presi in considerazione anche alcuni documenti che testimoniano come Salvini si sia rifiutato di agire nonostante la Commissione Europea avesse riferito che diversi Stati erano disponibili a occuparsi dei migranti a bordo di Open Arms.
Inoltre i giudici ritengono che la situazione fosse aggravata anche dal fatto che i migranti erano molto frustrati perché riuscivano addirittura a vedere la costa senza poterla raggiungere.
Salvini ha sempre sostenuto a sua difesa che la nave sarebbe dovuta attraccare altrove, precisamente a Malta o in Spagna, ovvero i primi Paesi avvisati dal personale dell’Ong dopo il salvataggio. Invece, l’Italia non aveva alcun obbligo né competenza.
Tuttavia la nave aveva chiesto un porto di sbarco anche all’Italia già dal 2 agosto, così come aveva fatto con i due Paesi citati da Salvini.
Open Arms è un’Ong spagnola che opera dal 2015 cin alcune navi nel Mediterraneo per salvare i migranti che rischiano la vita in mare. Il 1 agosto del 2019 con una di queste navi umanitarie, vengono eseguiti alcuni interventi di salvataggio a largo della Libia.
Il giorno successivo il personale di bordo richiede un porto di sbarco all’Italia ma nello stesso giorno alla nave è applicato il decreto sicurezza bis e il divieto di entrare in acque italiane.
Il 9 agosto gli avvocati dell’Ong presentano ricorso presso il Tribunale dei Minori di Palermo per capire se il blocco sia lecito oppure si tratti di un reato. Il giorno dopo avviene un altro salvataggio e alle 124 persone a bordo, numero diminuito per il trasferimento per motivi medici di alcuni migranti, se ne aggiungono altre.
Il 12 agosto il Tribunale dei Minori riconosce alcuni reati, ovvero quello di respingimento alla frontiere ed espulsione di minori, consultando così il governo per avere chiarimenti in merito.
Il 13 agosto viene presentato un secondo ricorso al Tar del Lazio contro il ministero dell’Interno e così il giorno dopo il divieto di entrare nelle acque italiane viene tolto e la nave si mette in viaggio verso il nostro Paese senza avere comunque ancora un porto di sbarco.
Il 16 agosto arriva un nuovo esposto alla procura di Agrigento per omissione di atti di ufficio e altri reati. Intanto l’agitazione a bordo si fa sempre maggiore, infatti le condizioni di salute di alcune persone peggiorano e alcuni migranti si gettano in mare dalla disperazione.
Finalmente il 20 agosto il procuratore di Agrigento sale sulla nave e poco dopo decide di disporre lo sbarco e la sequestra preventivamente. Il giorno stesso la nave attracca a Lampedusa con molte meno persone di quelle che erano state salvate.
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