Due operai sono rimasti bloccati in un pozzo profondo 9 metri, nella località Lonato, in provincia di Brescia. Avrebbero accusato un malore.
Prontamente i vigili del fuoco sono intervenuti in zona e dopo ore di lavoro sono riusciti ad estrarre gli uomini. A parte le ferite riportate nella caduta, le condizioni di salute sono abbastanza buone e si rimetteranno in pochi giorni. Si lavora per ricostruire la dinamica dell’accaduto.
È stato un pomeriggio di paura quello di due operai a Brescia, che ieri stavano lavorando in un cantiere nei pressi della Madonnina di San Polo a Lonato. Mentre erano a lavoro, improvvisamente sono caduti in un pozzo profondo 9 metri e poco dopo sono giunti i vigili del fuoco.
Erano circa le 14.45 quando i pompieri sono arrivati con i mezzi per controllare cosa fosse accaduto e al loro arrivo gli operai erano incastrati nella cavità nel terreno. Ci sono volute ore per estrarli ma il 23enne e il 44enne non hanno riportato traumi importanti, solo delle ferite. Difficili le operazioni di salvataggio perché per entrare nel pozzo si accede attraverso una botola molto stretta, poi si percorre una scala lunga appunto circa 9 metri. In fondo, l’aria è rarefatta, in più era contaminata da gas tossici contro cui i basilari sistemi di protezione indossati dagli operai non sono riusciti a fare nulla.
Sono poi stati trasportati in ambulanza presso l’ospedale più vicino, dove i medici hanno evidenziato un importante livello di intossicazione da acido solfidrico, la sostanza esalata dal pozzo che probabilmente è la causa del malore che ha colpito prima uno dei due lavoratori, poi l’altro che era sceso a soccorrerlo.
Sono rimasti intrappolati nel pozzo per diverso tempo ma i medici hanno dichiarato che sono fuori pericolo nonostante siano stati esposti a stretta vicinanza con la sostanza tossica. Dalla ricostruzione, è emerso che entrambi indossavano la mascherina ma questa non è bastata a evitare l’inalazione della sostanza nociva, tanto che appunto entrambi si sono sentiti male con principi di asfissia.
Per riportare in superficie gli uomini sono intervenute tre squadre dei pompieri e insieme a loro anche gli specialisti del nucleo speleologico. Sul posto poi, i paramedici giunti con l’ambulanza hanno atteso l’estrazione per poi effettuare i primi controlli sugli operai prima di trasportarli rispettivamente all’ospedale Civile di Brescia e a un’altra struttura di Bergamo.
A causare il malore dei lavoratori è stata una sostanza chiamata acido solfidrico. Si tratta di un gas contraddistinto dal tipico odore nauseabondo di uova marce. È molto tossico e chi ne viene a contatto può morire, infatti questa sostanza è considerata un veleno ad ampio spettro, danneggiando diversi sistemi del corpo.
Per fortuna gli operai in questione sono rimasti a contatto per poco tempo con questo letale acido e gli effetti guariranno con le dovute cure in pochi giorni, non sempre però è così. Ad alte concentrazioni, questo danneggia il nervo olfattivo rendendo successivamente impossibile percepire l’acre odore. In pochi minuti può portare anche alla perdita dei sensi.
Se parliamo di esposizioni a bassi livelli, ci possono essere danni lievi come irritazione agli occhi, alla gola e alle vie respiratorie. A lungo termine invece porta a confusione, mal di testa e affaticamento. È chiaro che più si è a contatto con l’acido, maggiori saranno le conseguenze fino appunto al decesso.
In questo caos la vicenda si è risolta nel migliore dei modi e non è stato necessario nemmeno l’utilizzo dell’eliambulanza, giunta insieme ai mezzi di terra. Una brutta giornata di lavoro che gli operai possono raccontare e usare come monito per fare più attenzione la prossima volta. Soprattutto, si pone l’attenzione sulle condizioni di lavoro a contatto con acidi potenti come quello solfidrico, infatti sarebbe opportuno tutelare di più la sicurezza e la salute di questi lavoratori con sistemi più efficaci che una semplice mascherina.
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