Una scena che rimanda a due secoli fa, alle nere fabbriche fuligginose della Prima rivoluzione industriale, quella denunciata dal sindacato di base Usb di Chieti. Un operaio della Sevel, azienda di Atessa, provincia di Chieti, che fa parte del gruppo FCA Chrysler, sarebbe stato costretto a urinarsi addosso perché non gli avrebbero fatto lasciare la catena di montaggio. L’azienda sta provvedendo ai controllii del caso e, se fosse confermato, sarebbe un episodio assurdo, come ha denunciato lo stesso sindacato. Il fatto sarebbe avvenuto il 7 febbraio: il lavoratore, addetto alla catena UTE 1 di montaggio, avrebbe chiesto più volte di poter andare in bagno, ricevendo sempre un secco no. L’uomo a quel punto si sarebbe urinato addosso.
Sulla vicenda sono in corso i controllo da parte della società che, al momento, non ha commentato. L’episodio, sottolinea l’Usb, “mostra a tutti la brutalità e la disumanità a cui i padroni giungono in nome del profitto” ed è “un fatto gravissimo che lede la dignità del lavoratore vittima dell’episodio e che la dice lunga sulle condizioni di lavoro cui sono costretti i lavoratori FCA, ma che stanno allargandosi a macchia d’olio”.
Il sindacato ha subito proclamato uno sciopero di un’ora, riunendosi con le altre sigle sindacali per chiedere un incontro con l’azienda che dovrebbe avvenire a breve.
Sul fatto è arrivato anche il commento di Rifondazione Comunista che ha emesso una nota a firma di Marco Fars, segretario abruzzese, e Maurizio Acerbo, della segreteria nazionale. “Spremere i lavoratori fino al divieto, ripetuto e continuato, di poter andare in bagno, è un fatto di una gravità inaudita, da condannare senza mezzi termini. Da molti anni nel gruppo Fca si assiste all’incremento di ritmi e carichi di lavoro al limite del sostenibile. Troppo spesso gli aumenti di produttività sono stati salutati come un fatto positivo, senza chiedersi come fossero possibili, ogni anno, aumenti produttivi da record”.