Sono 26 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Carlo Cazzella del tribunale di Lecce, su richiesta della direzione distrettuale antimafia ed eseguite dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Lecce, in provincia di Lecce ed in altre località del territorio nazionale. Si tratta di soggetti appartenenti a vari clan mafiosi della frangia leccese dell’organizzazione Sacra Corona Unita, ritenuti responsabili a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, introduzione nello Stato, porto e detenzione illegale di armi anche da guerra.
E ancora: tentato omicidio, estorsione, usura, esercizio abusivo di attività finanziaria, intestazione fittizia di beni, violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico, abuso d’ufficio e corruzione per un atto d’ufficio, molti dei quali in concorso fra i vari indagati ed aggravati dalle modalità e finalità mafiose.
Per 21 di loro sono già scattate le manette: Alessandro Bruni, di Squinzano, 57 anni; Saida Bruni (detta Margot) nata a San Pietro Vernotico, 21 anni; Gianluca Candita, 42 anni, di San Pietro Vernotico; Alessandro Caracciolo (detto Frasola) leccese di 52 anni; Fabio Caracciolo, di Campi Salentina, 32 anni; Patrick Colavitto, 34 anni, di Mesagne; Damiano De Blasi, 24 anni, di Trepuzzi; Giovanni De Tommasi, 54enne di Campi Salentina; Liliana De Tommasi, 25enne di Campi Salentina; Gaetano Diodato, 45enne nato a Salerno; Angelo Di Pierro, 23enne nato a Taranto; Salvatore Elia, 33enne di Squinzano; Annamaria Lamarina, 41enne di Campi Salentina; Carlo Marulli, 42enne di Squinzano; Salvatore Milito, 42enne nato a Campi Salentina; Luca Mita, 28enne di Lecce; Fathi Rahmani, nato a Villeparisis (Francia), 29 anni; Alberto Russo, originario di Campi Salentina, 29 anni; Ilde Saponaro (detta Gilda), 48enne di Brindisi; Giovanni Tramacere, 39enne nato a Casella, in provincia di Genova e Luigi Vergine, 40enne di Campi Salentina.
I restanti 5, invece i militari li stanno cercando: Antonio e Patrizio Pellegrino avrebbero le ore contate in Germania, la polizia locale saprebbe già dove rintracciarli, Alessio Fortunato e Sergio Notaro sono ricercati, Cedric Cyril Savary, invece, sarebbe in Francia. Altre 52 persone sono indagate. Tra loro anche tre funzionari pubblici: l’ex sindaco di Squinzano, Giovanni Marra, il comandante della polizia municipale Roberto Schipa, e la attuale presidente del consiglio comunale di Squinzano, nonché ex assessore alla Provincia di Lecce Fernanda Metrangolo, madre di Carlo Marulli, uno degli arrestati.
Clan, politici e calcio
Ci sono presenze dei gruppi tradizionali della Sacra corona unita, anche di quelli che tradizionalmente erano in contrasto. C’è una modifica radicale dei rapporti tra clan: con gli anni hanno attenuato i loro contrasti e oggi fanno affari insieme. Ci sono rapporti tra i clan storici della Scu e i tarantini, che normalmente non sono mai riusciti a entrare in città e, invece, sono diventati i finanziatori per l’acquisto di sostanze stupefacenti per i colleghi leccesi. Ci sono intrecci tra l’amministrazione pubblica (il comune di Squinzano) e il clan Pellegrino. Ci sono personaggi, come Carlo Marulli, che si sentono così forti tanto da fare il bello e il cattivo tempo anche nei consigli comunali. Ci sono prove che testimoniano che Giovanni De Tommasi, ergastolano e capo indiscusso del clan di Campi Salentina, comunica dal carcere con i suoi luogotenenti e impartisce ordini su come amministrare gli affari del clan sul territorio.
L’OPERAZIONE – Tutto questo e molto altro è l’operazione ‘Vortice-Dejà Vu’ portata avanti per due anni dai carabinieri del Ros, capitanati dal colonnello Paolo Vincenzoni e dal nucleo investigativo del comando provinciale di Lecce, guidato dal capitano Biagio Marro. Insieme hanno eseguito, in provincia di Lecce e in altre località del territorio nazionale, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Lecce, Carlo Cazzella, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, nei confronti di 26 indagati, appartenenti a vari clan mafiosi della frangia leccese della Sacra Corona Unita, ritenuti responsabili, a vario titolo, per reati che sfogliano tutto il codice penale dall’associazione di tipo mafioso, allo spaccio di sostanze stupefacenti, passando per l’estorsione fino all’abuso d’ufficio.
I CLAN – Due le distinte attività d’indagine, condotte nel periodo 2008-2012 e intensificate negli ultimi due anni, riunite in un unico procedimento, nei confronti di esponenti di rilievo della frangia leccese della Sacra Corona Unita, operanti nell’area geografica posta a nord della provincia di Lecce comprendente i comuni di: Squinzano (qui un immobile riconducibile ad uno degli arrestati è stato sottoposto a sequestro preventivo), Campi Salentina, Trepuzzi ed altri. Le indagini hanno documentato le attività illecite gestite dal clan Pellegrino, capeggiato da Francesco Pellegrino, detto “Zù Peppu”, nato a Squinzano, ergastolano, e retto da Sergio Notaro e dai fratelli Patrizio e Antonio Pellegrino, attualmente in Germania, ma con le ore di libertà contate. Un territorio ancora sotto l’influenza esercitata dallo storico boss Giovanni De Tommasi, capo indiscusso della Scu leccese, attraverso direttive impartite nel corso dei colloqui carcerari con la moglie Ilde Saponaro che gestiva il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti anche pretendendo una percentuale e si adoperava per l’assistenza agli affiliati e alle loro famiglie e per il mantenimento dell’ordine sul territorio.
LA DROGA – In particolare, è emerso un fiorente traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana approvvigionati in Francia, tramite i contatti mantenuti dall’indagato C. C. S. con fornitori colombiani e spagnoli. Le partite di narcotico, importate con corrieri a bordo di automezzi, erano gestiti da due distinti gruppi, rispettivamente inquadrati nei clan De Tommasi per Campi Salentina e Pellegrino (con Notaro Sergio) per Squinzano, che provvedevano alla commercializzazione al dettaglio e alla loro distribuzione ad altri gruppi operanti in Lecce, Brindisi e Taranto. Era in progetto di realizzazione anche un consistente traffico di stupefacenti con la Danimarca e la Germania che è stato stroncato sul nascere proprio grazie all’operazione di oggi. Recuperati, nel corso di distinte operazioni sul territorio nazionale, un totale di 10,4 chili di cocaina e 300 grammi di marijuana. Parte dei proventi dello spaccio venivano poi reinvestiti per finanziare un’abusiva attività di cambio assegni ed un ingente giro di usura, gestito prevalentemente dagli indagati Sergio Notaro e Fabio Caracciolo, con l’erogazione di prestiti a vittime che, anche con violenze e minacce, venivano indotte a corrispondere esosi tassi di interesse.
GLI INDAGATI – Nelle fasi preliminari dell’attività investigativa, 13 persone sono state arrestate in flagranza di reato ed altre 3 persone sono state raggiunte da un provvedimento di custodia cautelare per il duplice tentato omicidio di Greco Manca nel settembre del 2011. Oltre ai 26 destinatari delle misure cautelari, risultano indagate altre 52 persone (per un totale di 78), fra cui anche tre pubblici amministratori, i quali rispondono di plurimi reati di corruzione, falso e abuso d’ufficio. Si tratta dell’ex sindaco di Squinzano, Giovanni Marra, del comandante della polizia municipale Roberto Schipa, e dell’attuale presidente del consiglio comunale di Squinzano, nonché ex assessore alla Provincia di Lecce, Fernanda Metrangolo, madre di Carlo Marulli.
IL CALCIO – E’ lui l’uomo scelto dai Pellegrino come presidente della Real Squinzano, la squadra di calcio del paese, di fatto di proprietà del clan. Lo ha confermato anche il pentito brindisino Dino Penna che, anche in questa indagine, ha fornito ai pm Giuseppe Capoccia, Antonio Negro e Guglielmo Cataldi notizie utili che le indagini hanno confermato. Suo il paragone tra Squinzano e Mesagne, in provincia di Taranto, dove analogamente il clan era considerato una sorta di associazione di beneficenza, capace di garantire l’ordine sociale e su cui la gente può fare affidamento. “Ecco allora – ha spiegato il procuratore Cataldo Motta – che si conferma l’interesse che le associazioni mafiose hanno a comportamenti per i quali ci sia un consenso pubblico come le manifestazioni calcistiche che riscuotono attenzione. Se la squadra va bene è merito della sacra corona unita, che smette di essere un’associazione che delinque ma diventa fautrice di tranquillità, ottiene il riconoscimento del ruolo sul territorio e costruisce un rapporto di solidarietà con la gente comune“. E poi ci sono i rapporti tra l’amministrazione comunale e il clan.
LA POLITICA – Anche in questo campo Marulli, autista di Patrizio Pellegrino, sarebbe maestro. E’ recente l’episodio in cui, il figlio della presidente Metrangolo, avrebbe semplicemente assistito ad un consiglio comunale, ma con il suo fare minaccioso avrebbe intimorito tutta l’assise tanto da guadagnarsi una denuncia del sindaco Mino Miccoli ai carabinieri. “Non c’è necessità di intimidire con le azioni e le parole, ma basta quello che si è, un esponente della Sacra Corona Unita” ha proseguito Motta. Il coinvolgimento dell’amministrazione comunale sarebbe venuto fuori, qualche anno fa, quando Antonio Pellegrino, appena uscito di prigione, ha ricevuto l’assegnazione di una casa popolare per lui e la madre, sbaragliando tutti in graduatoria. “L’assegnazione fu ottenuta – ha concluso Motta – grazie ad una falsa attestazione che dichiarava che sua madre era in cura al Cim (Centro di igiene mentale, ndr), certificazione assolutamente falsa e redatta proprio dal comandante della polizia municipale Schipa“.