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Tra le creature che pagano il prezzo maggiore dell’avidità umana vi sono gli oranghi in Indonesia, vittime della distruzione sistematica del loro habitat naturale per far posto a coltivazioni agricole, in particolare legate alla produzione di olio di palma. Per fortuna esiste nel Paese, precisamente nell’isola del Borneo, un luogo in cui attualmente vengono ospitati 500 oranghi orfani, una casa speciale che funge da accoglienza e centro di riabilitazione e reinserimento di questi primati, uno degli ultimi baluardi contro questa catastrofe ambientale che presenta numeri sempre più impressionanti ogni anno che passa.
Questo orfanotrofio per cuccioli è nato nel 1999 per volontà della conservazionista danese Lone Droscher Nielsen: qui a Nuary Menteng, nella provincia di Kalimantan, collaborano più di 200 persone che aiutano i piccoli oranghi a recuperare dal trauma della separazione dalla loro mamma, che il più delle volte muore durante gli incendi appiccati dall’uomo nelle foreste per salvare i suoi cuccioli. Una distruzione irresponsabile delle foreste di cui pagheremo il prezzo anche noi uomini nel lungo periodo, ma nell’immediato toglie l’habitat naturale a decine di animali differenti, con in testa proprio l’orangutan.
La vita a Nuary Menteng
La decisione della studiosa danese di aprire un centro per gli oranghi nasce dopo anni di attività nel Borneo: innamoratasi della foresta pluviale, prese la coraggiosa decisione di abbandonare lavoro e famiglia e aprire il centro di Nuary Menteng. ‘La prima volta che ho guardato negli occhi di un giovane orangutan di madre, ho notato la completa mancanza di gioia di vivere. Allo stesso tempo, ho assistito a una massiccia distruzione della foresta pluviale che rendono gli oranghi estremamente vulnerabili agli esseri umani. Ho deciso che sarei dovuta essere la voce degli oranghi e combattere per loro in un mondo dove apparentemente sembrano essere dimenticati‘, racconta Lone Droscher Nielsen spiegando le ragioni della sua scelta, che ha contagiato tanti altri animalisti che si impegnano ogni giorno, anima e corpo, per aiutare i piccoli oranghi a sviluppare le proprie abilità.
A seguito di problemi di salute, Nielsen è tornata in Europa dopo 15 anni di attività sul campo, ma attraverso la fondazione Save the orangutan continua ad essere la voce degli oranghi lavorando come consulente per promuovere le attività di Nuary Menteng: qui i volontari insegnano ai cuccioli come arrampicarsi sugli alberi, trovare cibo, riconoscere un pericolo, costruire una dimora, come farebbero le loro madri. In natura, i piccoli oranghi hanno bisogno della madre fino a 8 anni circa, e possono morire se non vengono nutriti e coccolati, una missione che a Nuary Menteng perseguono senza sosta grazie anche alle donazioni. Ma il vero scoglio è riportarli nelle porzioni di foresta libera, il reale obiettivo del centro: dal novembre 2012 ad oggi sono 131 gli oranghi rilasciati da Nyaru Menteng, perfettamente restituiti alla Natura.
La distruzione delle foreste: i numeri della catastrofe
Secondo le stime della Banca Mondiale, nel 2015 gli incendi hanno devastato 2,6 milioni di ettari di foreste e torbiere indonesiane, in gran parte di origine dolosa, per fare spazio alla coltivazione di palme. Il prezzo per l’economia del paese asiatico è assai elevato, 16,1 miliardi di dollari, senza contare che i fumi degli incendi, trasportati dal vento fino alle città, hanno aumentato i livelli di inquinamento arrecando danni alla salute della popolazione, oltre 500mila persone colpite da infezioni respiratorie. Inoltre hanno causato danni ai trasporti, al commercio, al turismo, portando in diversi frangenti alla chiusura forzata delle scuole. Sarebbero circa 5,3 milioni gli ettari di foreste che ogni anno scompaiono a causa dell’uomo, secondo dati diffusi dalla Fao nel 2014, e nonostante gli appelli internazionali e le dichiarazioni di facciata, la scomparsa degli habitat naturali per fare posto alle coltivazioni intensive di agricolture proseguono senza sosta.
In questa situazione gli animali sono naturalmente le prime vittime, e si moltiplicano gli studi per individuare le strategie di conservazione delle specie a rischio, in Indonesia come in altri luoghi ‘caldi’ del pianeta: per restare solo agli oranghi, oggi meno di 50mila esemplari vivono ancora allo stato libero nelle isole di Borneo e Sumatra, e fino a quando non si comprenderà che bisogna arrestare le coltivazioni distruttive come quelle dell’olio di palma, migliaia di animali continueranno ad essere uccisi, feriti o semplicemente rimarranno orfani senza più una dimora dove vivere.