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Il cacciatore Orazio Fidone, che ha trovato il corpo di Andrea Loris, è ora indagato sulla morte del bambino. L’atto è dovuto e la procura lo ha disposto perché ci sia la possibilità di eseguire gli accertamenti sulle due vetture dell’uomo e sui suoi vestiti. A livello scientifico si tratta di un accertamento tecnico irripetibile, che è disposto a tutela dell’indagato, per dargli la possibilità di nominare un avvocato e un tecnico di parte. La Suzuki bianca, il fuoristrada del cacciatore, era stata sequestrata già dai primi tempi delle indagini. Secondo le dichiarazioni dello stesso cacciatore, si tratterebbe soltanto di accertamenti di routine.
È stato il primo a trovare il corpo del piccolo Andrea Loris Stival, il bimbo di 8 anni trovato morto strangolato in un canale di Contrada Mulino Vecchio a Santa Croce Camerina, periferia di Ragusa. Fidone, 65 anni, è stato interrogato più volte dagli inquirenti come persona informata dei fatti: sul corpo del bimbo non sono state trovare tracce del suo Dna, ma è da lui che gli investigatori devono partire per capire chi possa essere l’assassino. Nessuna pista è esclusa, nemmeno che il cacciatore possa avere qualche legame con la famiglia del bimbo. Si indaga a tutto tondo e Fidone è uno dei testimoni chiave: dal canto suo ha dichiarato che “rifarebbe tutto mille volte”, che è disposto a dare piena disponibilità alle indagini purché venga fatta giustizia e ogni sua parola potrebbe essere importante per capire chi ha ucciso il piccolo Loris.
Fidone, 65 anni, è un ex dipendente dell’Enel in pensione e cacciatore per passione. Alla notizia della scomparsa del piccolo Loris, ha raccontato agli inquirenti, si è alzato dalla poltrona, ha preso la macchina e si è diretto quasi a colpo sicuro verso il canale della contrada Mulino Vecchio. Ha fatto tutto di sua volontà per aiutare a trovare il bambino. “Non mi pento di essermi alzato dalla poltrona, di aver preso la macchina e di essere andato a cercarlo, anzi, mi meraviglio di come qualcun altro non abbia pensato a quel posto”, ha ribadito ai cronisti dopo il primo lungo interrogatorio.
È stato lui a trovarlo: gli agenti, verso le cinque del pomeriggio, avevano notato una Suzuki bianca, con lo sportello aperto, nei pressi del canale. Poco dopo le sue urla: il corpo di Loris era in quel canale. Subito fermato e interrogato, ha ribadito la sua versione. L’auto è stata posta sotto sequestro e controllata, senza trovare nulla di sospetto, ma gli inquirenti vogliono fare degli esami più approfonditi con il luminol per accertarsi che non ci siano tracce di sangue
Fidone è stato sentito più volte dagli inquirenti: ha spiegato di aver chiamato i Carabinieri prima del passaggio della volante nei pressi del canale, con gli uomini che si erano già insospettiti per la presenza di quella macchina in una zona di campagna. La telefonata al 112 risulta essere stata fatta alle 16.54 di sabato, poco prima che Fidone avvistasse la pattuglia.
A casa, gli uomini dei reparti speciali hanno trovato alcuni proiettili non dichiarati, che l’uomo avrebbe usato per la caccia, il suo hobby, ma per il quale non aveva la licenza da anni. L’unico legame certo con il piccolo Loris, al momento, è la scoperta del corpo, quando stava facendo buio, in quel canale a cui nessuno aveva pensato.
Lui forse conosceva meglio quel luogo per via della caccia e ha subito pensato di mettere a disposizione degli inquirenti le sue conoscenze. “Avrei dato la mia vita per salvarlo”, sono state le sue prime parole. Solo il prosieguo delle indagini chiarirà chi ha ucciso il piccolo Loris.
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