In vari orfanotrofi del Canada, tanti bambini hanno subito violenze, vessazioni, perdendo la vita per mano di preti e suore.
Nuove testimonianze alzano il velo sui presunti crimini impuniti commessi da suore negli orfanotrofi del Quebec, in Canada e negli Stati Uniti. Indagini su stupri, aggressioni mortali e corpi di bambini di cui non si ha traccia. Fino agli anni ’60, le suore avrebbero dovuto proteggere i bambini vulnerabili in nome della carità cristiana e dello Stato che finanziava i loro orfanotrofi cattolici. Secondo i resoconti agghiaccianti dei sopravvissuti e degli ex dipendenti, però, alcune di essere erano tutt’altro che sante.
A Chicoutimi, nel Quebec e a Burlington, nel Vermont, le suore mietevano vittime, l’omertà regnava tra le mura degli orfanotrofi, secondo quanto testimoniato da bambini che lì hanno vissuto e da ex dipendenti.
Ragazzine e ragazzini credevano che sarebbero morti per mano di sorelle pedofile e violente, mentre altri sono morti proprio in quei luoghi. I sussurri dei bambini feriti – che sono sopravvissuti – sono diventati voci che gridano la verità.
La recente scoperta di sepolture clandestine intorno alle scuole residenziali per aborigeni ha fatto rivivere vecchi ricordi per Normande Tremblay. Mentre lavorava all’Orfanotrofio dell’Immacolata-Concezione a Chicoutimi tra il 1962 e il 1963, afferma di aver visto una suora francescana uccidere un orfano.
Normande si prendeva cura dei bambini nella nursery. Quel giorno uscì sul balcone a guardare i bambini di due e tre anni. Ha dichiarato che la suora avrebbe spinto una bambina contro il muro di mattoni. La piccola battette la testa, crollando a terra. Due giorni dopo, l’orfana era morta.
Normande si sentì impotente quando vide la bara bianca nella stanza dove stava ripiegando i panni della cameretta. La bambina è deceduta.
Probabilmente non è stato intenzionale, ma il gesto era stato compiuto, ha detto, ricordando la scena. Non potevamo parlare. Il personale religioso, sia preti che suore, era intoccabile. Non si sa dove sia finito il corpo della piccola, secondo la signora.
Nancy Parent testimonia fatti simili a quelli riportati da Normande Tremblay, immagini che ancora la tormentano. La piccola aveva allora 9 anni ed era appena stata messa in orfanotrofio con i suoi fratellini perché sua madre era malata. Quando salì a trovare la sorellina all’asilo nido, l’orrore era lì ad attenderla. Una donna lancia un bambino contro il muro di cemento per farlo smettere di piangere.
Sono passati 60 anni, ma Nancy Parent è ancora traumatizzata da quella scena che le ha creato molta ansia. Mia sorella era come la mia bambina. Avevo paura per la sua vita, spiega.
Nancy credeva anche che stesse morendo all’orfanotrofio. Racconta di essere stata rinchiusa per settimane in una piccola stanza, privata della scuola e ripetutamente picchiata da un uomo. Descrive un regime di terrore. Ancora oggi, si chiede ancora cosa sia successo a uno dei suoi amici, che era il capro espiatorio delle sorelle, scomparso durante la notte.
Nancy Parent sta conducendo un’azione legale collettiva contro il governo e otto comunità religiose che, però, è stata archiviata ed è ora nelle mani della Corte Suprema. Fino ad ora, l’identità di questa donna era protetta dai tribunali, ma – alla fine – ha deciso di raccontare pubblicamente la sua storia. Tuttavia, i giudici hanno già aperto le porte a una possibile class action contro le Petites Franciscaines de Marie dell’orfanotrofio Chicoutimi.
Questa istituzione è stata operativa dal 1931 al 1968. Marie-Claire Girard ha trovato lavoro lì due anni prima che chiudesse. La giovane donna aveva appena completato la sua formazione in assistenza all’infanzia. Dal suo primo giorno di lavoro, ha subito uno shock e ha dovuto nascondere le lacrime.
“I bambini di 2-3 anni avevano i piedi e le mani legati ai letti. Puzzava di urina, ammoniaca“. È rimasta colpita dalla mancanza di servizi igienico-sanitari e di igiene dei locali. Tutti i bambini avevano del pus nelle orecchie e le loro parti intime erano scarsamente pulite.
In una società sotto il controllo della Chiesa, le suore si prendevano cura dei bambini collocati per vari motivi, come la malattia di un genitore. Gli orfani costituivano quasi la metà dei pensionanti. I cosiddetti figli illegittimi venivano spesso strappati alle ragazze madri alla nascita e poi dati in adozione. Alcuni bambini sono arrivati in treno dal Quebec o da Montreal, dove le ragazze madri andavano di nascosto a partorire.
Marie Potvin visse nell’edificio in mattoni rossi, che lei considerava una prigione, dal 1943 al 1949. A causa delle pressioni del clero che costringeva le donne ad allargare le loro famiglie a rischio della loro vita, sua madre morì dando alla luce il suo tredicesimo figlio. All’orfanotrofio, Marie dice che i giovani dovevano costruire piccole bare bianche per i bambini che morivano.
Alcune famiglie si recarono lì a raccogliere i resti, ma diversi corpi di orfani non sono stati reclamati. A volte le suore li esibivano e noi andavamo a vederli. Sono stati sepolti, ma non sappiamo dove. Non posso dirlo perché non lo sapevamo, ammette la signora di 87 anni.
Marie era una delle bambine che bagnavano il letto e, per questo, veniva sculacciata ogni giorno e messa in un bagno di acqua ghiacciata.
In lutto per sua madre, non ebbe un briciolo di amore o affetto. A volte le suore erano di buon umore, ma per poco, ha detto. Ricorda di essere stata costretta a mangiare farina d’avena invasa da piccole larve.
Allo stesso tempo, Gérard Fournier aveva il compito quotidiano di recuperare i bambini abbandonati dal portico dell’orfanotrofio e portarli all’asilo nido. Ricorda di aver visto decine di piccoli morti nei due anni trascorsi con le Reverende Madri Francescane e che veniva usata sempre la stessa tomba per ciascuno di essi.
Non ci furono sepolture, afferma l’uomo: “Mi sono posto la domanda: “Cosa ci facevano con quei bambini?” Non ho mai visto un cimitero intorno all’orfanotrofio”. Gérard Fournier sospetta che per i piccoli fu scelta la cremazione, effettuata, con molta probabilità, nella grande fornace a carbone dell’orfanotrofio.
Secondo il rito tradizionale, ogni cattolico doveva essere seppellito in un cimitero. Ufficialmente, non ci sono mai state sepolture sul terreno dell’orfanotrofio. Il Vescovado conferma di aver consultato il registro civile dei Piccoli Francescani di Maria, nel quale pare fosse indicato che i bambini sarebbero stati sepolti nel cimitero parrocchiale.
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