Sull’onda dei pensieri scaturiti da questi giorni di terrore e sconforto scatenati dai terribili attacchi terroristici a Parigi, il leader di Lega Nord Matteo Salvini non ha potuto che fare il “surfista”. Sulla sua pagina ufficiale di Facebook si leggono numerosi interventi che per lo più sono riassumibili con la frase-clichè “ve l’avevo detto”, ma non solo: Salvini cita sempre più spesso Oriana Fallaci, scrittrice, giornalista e attivista italiana famosa per le sue dure prese di posizione contro l’Islam e le sue teorie riguardo ai fatti dell’11 settembre.
Quello che forse il leader leghista non ricorda, però, è che la stessa Fallaci nel suo celebre saggio “La Rabbia e L’Orgoglio” scritto a seguito della strage delle Torri Gemelle a New York, criticò pesantemente proprio la Lega nel passaggio in cui parlava del modo in cui gli italiani difendono i valori della loro madre patria. La giornalista toscana, in particolare, inneggiava a “unità”e patriottismo” in un momento difficile e delicato come quello che il mondo ha vissuto quasi 15 anni fa.
Differenti chiavi di lettura o fraintendimento?
Ci chiediamo quindi se Matteo Salvini abbia realmente letto il saggio in questione o si sia limitato a una libera e superficiale interpretazione di quanto scritto da Oriana Fallaci. Nel dubbio, a titolo esaustivo, riportiamo un estratto dal best seller di Oriana Fallaci “La Rabbia e l’orgoglio”:
«A parte la Francia, forse non so immaginare un Paese più patriottico dell’America. Ah! Io mi son tanto commossa a vedere quegli operai che stringendo il pugno e sventolando la bandiera ruggivano Iuessè-Iuessè-Iuessè, senza che nessuno glielo ordinasse. E ho provato una specie di umiliazione. Perché gli operai italiani che sventolano il tricolore e ruggiscono Italia-Italia io non li so immaginare. Nei cortei e nei comizi gli ho visto sventolare tante bandiere rosse. Fiumi, laghi, di bandiere rosse. Ma di bandiere tricolori gliene ho sempre viste sventolar pochine. Anzi nessuna. Mal guidati o tiranneggiati da una sinistra arrogante e devota all’Unione sovietica, le bandiere tricolori le hanno sempre lasciate agli avversari. E non è che gli avversari ne abbiano fatto buon uso, direi. Non ne hanno fatto nemmeno spreco, graziaddio. E quelli che vanno alla messa, idem. Quanto al becero con la camicia verde e la cravatta verde, non sa nemmeno quali siano i colori del tricolore. Mi-sun-lumbard, mi-sun-lumbard. Quello vorrebbe riportarci alle guerre tra Firenze e Siena. Risultato, oggi la bandiera italiana la vedi soltanto alle Olimpiadi se per caso vinci una medaglia».