Oscar Pistorius ha avuto un ruolo fondamentale nello sdoganare e svincolare dai limiti la disabilità e, sopratutto, nel trasformala in un punto di forza che gli ha permesso di diventare un simbolo internazionale nella corsa nonistante la vita lo abbia provato delle gambe fin da piccolissimo.
Una straordinaria ascesa nell’olimpo dei numeri uno che ha però apportato un cambiamento in Pistorius che lo ha distratto e distolto dalla sua consueta dedizione verso lo sport e verso l’allenamento, nei confronti dei quali nutriva un profondo rispetto dato che sono stati gli strumenti per diventare un campione e ottenere traguardi incredibili.
Da esempio e icona sportiva ma anche di voglia di emergere e farcela nonostante la disponibiltà fisica importante hanno portato al suo grande successo e la fama lo ha trovato. Dieci anni fa qualcosa ha sconvolto in maniera definitiva la sua vita ma non solo. Pistorius ha ucciso la sua fidanzata Reeva Steenkam con diversi colpi d’arma da fuoco. Il mito della corsa internazionale e campione para olimpico si è trasformato in un assassino lasciando sbigottita e scioccata l’opinione pubblica.
Oscar Pistorius ha una storia personale fisica che ha segnato fin dai primi mesi di vita la sua storia. Nasce in Sudafrica nel 1986 e a undici mesi gli è stata diagnosticata la emimelia fibulare che è una patologia che si manifesta con l’assenza del perone e può colpire una o entrambe le gambe.
Questa malattia ha decretato l’amputazione di entrambe le gambe e così Pistorius ha cominciato una vita differente ma senza mai perdere d’animo. Il giovane si approccia fin da giovanissimo all’ambito sportivo sperimentando la pallanuoto e il rugby che sono sport di spicco nella sua Nazione. Successivamente si avvicina a causa di un incidente con conseguente infortunio all’atletica leggera che è diventata poi la sua passione.
Proprio in quel periodo vengono fornite a Pistorius da un ingegnere sudafricano sotto suggerimento del protesista Francois van der Watt. Ma la scelta non si rivelò fortunata così scelsero la strada di rivolgersi alla ditta islandese Ossur.
Dal 2004 la carriera di Oscar Pistorius è decollata e ha passato anni straordinari che hanno mostrato lo sportivo raggiungere traguardi incredibili e arrivare a competere contemporaneamente sia le para olimpiadi che le olimpiadi nella stessa stagione.
Vittorie su vittorie che mostravano sudore e impegno ma anche la riuscita finale. Un esempio per molti disabili che si sono sentiti motivato e spronati e hanno seguito le orme del corridore olimpico.
Dieci anni fa l’opinione pubblica è rimasta scioccata nell’apprendere che Pistorius aveva ucciso a colpi di pistola la fidanzata Reeva Steenkam. L’uomo ha subito una perizia psichiatrica atta a decretare la sua posizione per capire se fosse nel pieno delle sue capacità mentali e l’esito fu positivo e così il processo a suo carico iniziò.
La sua versione fu quella di dichiarare che aveva sparato credendo fosse un intruso entrato per rubare. La giuria ha condannato a tredici anni Pistorius che ora pensa a come sarà la sua vita dopo la fine della condanna arrivata ormai a dieci anni.
Oscar Pistorius è arrivato al suo decimo anno di detenzione a seguito dell’omicidio della sua fidanzata. Uno shock che ha lasciato senza parole il mondo intero e che ha spezzato quel bagliore che si alzava nell’aria parlando dello sportivo. Da un lato l’uomo che ha dato al prossimo e, sopratutto a chi è affetto da disabilità, la forza e il coraggio di provare, credere e riuscire ma dall’altra un assassino che ha ucciso la sua compagna.
Il manager che seguiva Pistorius ha parlato di lui e delle sue attuali condizioni e idee, dato che la prospettiva di crearsi una nuova vita non è così lontana dopo aver scontato dieci anni della sua condanna in Sudafrica.
Quando il giornalista chiede a Peet Van Zyl se Pistorius è cambiato in carcere la sua risposta è stata: “Fisicamente sì. Gli sono caduti i capelli, è molto stempiato, e anche dimagrito. E soprattutto fuma, una sigaretta dopo l’altra, nevroticamente. Prima non aveva questa abitudine. Con me commenta le notizie sull’atletica, è ancora molto appassionato del suo sport. Anche se me lo ha detto chiaramente“.
Il giornalista ha poi chiesto a cosa si riferisse la risposta è stata: “Che non tornerà più a correre. Ha 36 anni, la sua carriera è finita. Si rende conto che ha sbagliato e distrutto molte vite, anche la sua. Tutto finito. In carcere si è messo a studiare business administration e settore immobiliare. Una volta fuori si occuperà di proprietà e di case. Ora pulisce i bagni della struttura, il suo lavoro è quello”.
Il manager che ancora ha notizie e informazioni riguardo a Pistorius ha spiegato in merito alla possibilità che ottenga la libera vigilata: “Potrebbe, uscire alla fine di questo mese o a marzo. Ha scontato più della metà della pena. Ma dipende da vari fattori e pareri. Condizione essenziale era che lui incontrasse i genitori di Reeva Steenkamp. Lo ho fatto a giugno: ha visto solo il padre, la madre non ha voluto. C’è molta politica dietro a queste decisioni. E una forte opposizione dei gruppi femministi“.
Pistorius sembra abbia un debole per l’Italia e in merito alla sua uscita dal carcere il manager ha riferito: “Parla soprattutto dell’Italia, dove si è sempre trovato bene. Vuole ritornarci, altri posti non gli interessano. Ma se anche avrà la libertà vigilata non so se gli ridaranno il passaporto. Dice che ha voglia dell’Italia, è il primo paese che vuole rivedere. Amava molto Gemona, in Friuli, la nostra base di allenamento“.
Riferendosi invece alla notte in cui è avvenuta l’ omicidio ha spiegato che: “Non affronto quell’argomento. Gli ho detto solo che un giorno, quando sarà uscito dalla prigione, senza nessuno attorno, io e lui soli, spero di avere una spiegazione”.
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