Lo scorso 3 ottobre è stato bombardato un ospedale di Medici Senza Frontiere, a Kunduz, in Afghanistan. A colpire la struttura sono state le forze americane che, a loro dire, avrebbero voluto colpire un centro di controllo talebano, presente nei dintorni. Si è dunque trattato di un tragico errore.
In base alle informazioni trasmesse dai media nazionali e provenienti da fonti militari, le cause del bombardamento dell’ospedale di Medici senza Frontiere sono da attribuire a errori umani e tecnici. Il raid ha portato alla morte 30 persone e alla conseguente chiusura della struttura sanitaria.
Secondo quanto riportato dal New York Times, i piloti delle forze statunitensi avrebbero aperto il fuoco seguendo le indicazioni delle unità americane e afghane, presenti in loco.
Ad essere distrutto dai colpi di un AC-130 avrebbe dovuto essere un centro di comando talebano, che in realtà si trova a circa cento metri dall’ospedale bombardato per errore.
Questa ricostruzione mostra tuttavia delle lacune: la struttura di Medici senza Frontiere si trovava in quel punto esatto da molti anni e sin dalla sua apertura aveva fornito costantemente le proprie coordinate satellitari alle autorità militari.
Inoltre non è chiaro come mai il bombardamento sia proseguito per più di un’ora: perché non è stato interrotto dalle chiamate del personale medico presente nella struttura? E perché anche le unità sul posto non sono intervenute immediatamente, nel momento in cui si sono accorte che i bombardamenti stavano avvenendo nel punto sbagliato?
Proprio oggi, il capo delle truppe Usa e Nato in Afghanistan, John Campbell esporrà i risultati dell’inchiesta americana, presso il quartier generale dell’Alleanza Atlantica, a Kabul.
Al momento sono in corso altre due inchieste, della Nato e dell’esercito afgano. Tuttavia, la richiesta di Medici senza Frontiere di aprire un’inchiesta internazionale indipendente, al momento, non è stata accolta.
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