Un’aggressione, ancora una volta, ai medici di un ospedale. Questa volta, però, si tratta dell’ospedale dei bambini, il “Santobono” di Napoli. È successo ieri sera e a denunciare il tutto è stata l’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”.
Un’infermiera è stata minacciata dai genitori di un piccolo paziente, contrari alla somministrazione di un farmaco.
Ospedale Santobono: infermiera minacciata
Erano contrari alla somministrazione di un farmaco al loro ragazzino e, per questo, hanno minacciato l’impossibile sia all’infermiera che a tutti coloro che erano lì in ospedale in quel momento. Parole violente ricolte all’infermiera: “Se mio figlio si sente male, ti uccido”.
I genitori del bambino hanno messo a soqquadro l’ospedale e minacciato di morte l’infermiera. L’operatrice sanitaria, infatti, è stata “messa in salvo” da alcuni suoi colleghi all’interno di uno stanzino per evitare che i due potessero farle del male.
A denunciare la vicenda è stata l’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”, da anni in campo contro le minacce che vengono sollevate agli uomini ed al personale sanitario, non solo negli ospedali, ma anche sulle ambulanze.
Il ragazzino era stato portato al pronto soccorso pediatrico dai suoi stessi genitori. Al momento della somministrazione di un farmaco per curare il ragazzino, i due non erano d’accordo, ed hanno iniziato ad alzare la voce, inveendo contro l’infermiera. La donna, impaurita, ha chiesto aiuto ai suoi colleghi che, come dicevamo, l’hanno “salvata”, nascondendola in uno stanzino.
È la stessa infermiera a raccontare cosa è accaduto, al consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli in una lettera, dove ha raccontato l’episodio di violenza verbale e di minacce che ha subito e di come, anche, a causa di quello che è accaduto per colpa di questi due genitori, il servizio di Pronto Soccorso pediatrico dell’ospedale “Santobono” di Napoli è stato interrotto per 2 ore. La donna ha raccontato di come si è vista minacciata, ma come ha visto anche il mettere a rischio la vita di tanti piccoli pazienti durante il suo turno di lavoro notturno.
“Mi è stato impedito di svolgere il mio lavoro” – ha denunciato l’infermiera con fermezza. Ma è stato soprattutto il suo esser stata chiusa nello stanzino a chiave dalle sue colleghe, per evitarle il peggio, che è stato ancora più umiliante.
Il dover, poi, anche tranquillizzare una mamma che era arrivata lì con la sua neonata che non respirava bene, che sarebbe stata la prossima ad esser visitata, mentre i due genitori del piccolo continuavano con le minacce.
Genitori contrari alla somministrazione del farmaco: le minacce all’infermiera
Minacce che si sono anche aggravate di più e che sono proseguite per due ore, anche quando la stessa infermiera si è vista quasi lanciata contro una bombola di ossigeno ed un estintore, sempre dai due genitori del bambino. Il motivo delle minacce? L’aver somministrato, dopo averlo chiesto al genitore lì presente, del Nurofen ad un ragazzino di 12 anni con un dolore toracico.
Dolore che era stato ampiamente valutato, come racconta l’infermiera, “ben 2 volte, secondo i protocolli in uso”. È stata la madre che, non essendo presente alla valutazione, non era d’accordo con la somministrazione del farmaco al figlio, visto che (a suo dire) il ragazzino era un soggetto asmatico.
Le spiegazioni che le due cose non erano correlate, da parte dell’infermiera, non sono servite a nulla e da lì, come è possibile vedere anche dai filmati di videosorveglianza dell’ospedale, le minacce chiare rivolte, questa volta, dal padre del ragazzino all’infermiera stessa: “Lo giuro sui miei figli, ti uccido. Se mio figlio si sente male, ti uccido”.
Una situazione che, da parte dei medici e di tutto il personale sanitario, non può esser più tollerata. E le denunce degli operatori continuano a crescere ogni giorno di più.