Per gli ospedali in Italia la situazione sembra essere in rialzo: migliorano le cure e diminuiscono i ricoveri inutili. Ad affermarlo è il Piano Nazionale Esiti 2015, che è stato messo a punto dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali e presentato al Ministero della Salute. L’indagine, che ha preso in considerazione delle valutazioni che riguardano l’efficacia e la sicurezza del servizio sanitario pubblico, ha descritto una situazione di qualità, anche se non esita a mettere in evidenza come ci sia ancora molto da fare.
La qualità delle cure
Dall’indagine è risultato che ci sarebbe ancora molta strada da fare per adeguare gli standard delle strutture sanitarie italiane ai valori di eccellenza che sono stati dettati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La qualità delle cure, però, è in netto miglioramento, soprattutto per quanto riguarda l’area ortopedica e quella chirurgica.
In Italia si assiste ad una riduzione dei ricoveri per alcune patologie, come la broncopneumopatia cronica, le complicanze del diabete, l’asma e la gastroenterite nei bambini. Sono in riduzione anche gli interventi di tonsillectomia. I dati risultano evidenti, perché indicano come negli ospedali italiani si sia passati da 7,7 milioni di ricoveri nel 2005 a 6,5 milioni nel 2014. Tutto ciò comporta anche una riduzione dei costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Secondo gli esperti, questi risultati vengono raggiunti anche grazie alla prontezza degli interventi effettuati.
Il divario tra le regioni
In base anche a ciò che ha dichiarato sulla questione il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, nonostante sia migliorata la qualità delle cure nell’ambito della sanità italiana, rimane, però, accentuato il divario fra le diverse regioni del nostro Paese.
Per questo motivo il ministro ha voluto sottolineare come ci sia la necessità di concentrarsi sui livelli essenziali di assistenza, soprattutto nelle regioni meridionali d’Italia. Il governo sembra andare in questa direzione e, per raggiungere questi obiettivi, ha stanziato 800 milioni di euro con la legge di stabilità. Secondo il ministro Lorenzin, adesso è arrivato il momento di passare alla programmazione degli interventi.
La salute dei bambini
Meno ricoveri anche per i bambini italiani. L’ospedalizzazione per togliere le tonsille è scesa negli ultimi anni, passando dal 2,9 per mille del 2010 al 2,4 per mille del 2014. Si tratta di 100.000 bambini in meno operati per un intervento, che potrebbe essere anche ad alto rischio di inappropriatezza. Il tasso di ospedalizzazione per asma in età pediatrica è passato dallo 0,9 per mille del 2010 allo 0,5 per mille del 2014.
Più basso anche il tasso di ospedalizzazione per gastroenterite pediatrica, che si è ridotto dal 2,1 per mille del 2010 all’1,5 per mille del 2014. Gli esperti sottolineano che tutti questi aspetti sono positivi, perché diminuisce l’impatto psicologico sui piccoli e sulla famiglia, esponendo anche ad un minor rischio di infezioni.
I punti critici
Restano ancora molti punti da risolvere e uno di questi riguarda i tumori. In Italia meno della metà degli ospedali riesce a raggiungere la soglia minima del numero di ricoveri oncologici, rispettando le linee guida internazionali. Per l’intervento chirurgico per il cancro al seno, la soglia minima è di 150 interventi all’anno. Esaminando i dati relativi al 2014 in Italia, ci si accorge che solo il 26% degli ospedali ha raggiunto volumi di attività superiori a questa soglia.
I valori sono bassi anche per quanto riguarda i tumori allo stomaco: 20 ricoveri all’anno secondo gli standard, che vengono superati soltanto dal 30% delle strutture. Migliore è la situazione per ciò che concerne il tumore al polmone: il 40% delle strutture sanitarie nel nostro Paese riesce ad effettuare più dei 50 ricoveri prescritti ogni anno.
Un altro punto da considerare è quello che riguarda i parti cesarei. L’Italia resta il Paese europeo con il numero più alto di interventi, anche se si intravede un andamento generale più virtuoso, visto che la proporzione dei cesarei primari è scesa lievemente, passando dal 28,3% del 2010 al 25,7% del 2014. Ci sono, però, differenze sostanziali tra le varie regioni d’Italia e all’interno dei diversi territori. Anche in questo campo, esaminando i dati del 2014, ci sono evidenti differenze tra le regioni del nord e quelle del sud. Superano brillantemente “l’esame” il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte e le province autonome di Bolzano e Trento.