La protagonista di La morte in mano di Ottessa Moshfegh è Vesta Gul, vedova settantenne, che ha deciso di isolarsi dal mondo andando a vivere in un rifugio in riva al lago con il cane Charlie, il suo unico affetto.
Tutto attorno a Vesta sembra ostile, dai poliziotti che le fanno visita appena arrivata alle donne in fila al supermercato. Solo Charlie sembra capirla, condividere il suo spazio mentale, amarla.
Durante una delle solite passeggiate mattutine Vesta raccoglie un pezzo di carta che le cambierà la vita.
Poche righe destinate a mettere in moto la narrazione di un thriller anomalo, in cui la vera protagonista è la mente umana.
“Si chiamava Magda. Nessuno saprà mai chi è stato. Non l’ho uccisa io. Qui giace il suo cadavere”.
Tutto quello che Vesta aveva amato della sua vita all’improvviso appare sotto una luce sinistra e pericolosa: il silenzio dei boschi si popola di suoni e ombre misteriose; la calma del lago si trasforma in qualcosa di inquietante; gli abitanti del paesino diventano potenziali assassini.
Il biglietto trovato nei boschi si trasforma per Vesta in una ossessione: con una abilità straordinaria nel sondare i contorti meccanismi della psiche umana, Ottessa Moshfegh ci regala un thriller decisamente fuori dagli schemi.
La protagonista racconta in prima persona la sua indagine segreta per arrivare a scoprire l’identità di Magda e il suo triste destino: dov’è il corpo? Chi era Magda? Come viveva? Chi l’ha uccisa?
Nel rispondere a queste domande, Vera crea la sua Magda, le dà un lavoro, un passato, una voce, un destino.
La proiezione mentale della protagonista si accompagna a un progressivo recupero del suo passato e scopriamo la sua psiche, la sua fragilità emotiva, la solitudine del suo matrimonio e la violenza psicologica del marito.
Il lettore è trascinato in questa indagine ossessiva e scopre, indizio dopo indizio, quanto potente sia la mente umana, capace di ingannare non solo gli altri ma soprattutto se stessa.
Un’esistenza percepita come fallimentare riacquista vigore grazie a un indizio, un biglietto misterioso, e la scintilla della vita torna nuovamente ad accendersi nell’anziana protagonista.
Ma tutto è nella sua mente e il lettore ne è da subito consapevole, eppure continua a seguire l’eccitazione mentale di questa donna che costruisce a tavolino i sospettati, gli alibi, i moventi e le dinamiche dell’omicidio, proprio come farebbe un vero e proprio scrittore.
L’indagine ossessiva porta Vesta a riflettere sulla propria vita come non aveva mai fatto prima e a intravedere per se stessa ancora un futuro.
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