Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini replica al ministro della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, che aveva annunciato il ricorso alla staffetta generazionale nella Pubblica Amministrazione per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani. “Un sistema sano, non ha bisogno di mandare a casa anziani per fare entrare giovani“, ha detto Giannini arrivando a Bari al convegno biennale della Confindustria. “Non amo – ha aggiunto – il collegamento tra chi va a casa e chi entra, perché ci deve essere l’alternanza costante che deriva da un flusso normale”. Madia, al Corriere della Sera, aveva ribadito la presenza di troppi “dirigenti anziani nella Pubblica amministrazione“. Una posizione che evidentemente non trova l’appoggio della collega Giannini.
Istruzione, scuola, precariato e competitività
Marianna Madia, il ministro della semplificazione della PA, ha ribadito la sua idea di svecchiare gli organici pubblici, tagliando la spesa per i dirigenti e aprendo a prepensionamenti per i più anziani in cambio di assunzioni di giovani funzionari. “Il precariato è una deformazione patologica del principio della flessibilità – aggiunge però Giannini commentando le proposte della collega di governo – che va restituito alla sua fisiologicità. Un governo che crede nella flessibilità e non nella sua patologicità, deve trovare gli strumenti e lo sta facendo“.
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L’Italia è un Paese troppo lungo
Uno dei temi del convegno di Bari è l’istruzione. Il ministro Giannini è intervenuta sui temi attualissimi della scuola. Tra gli argomenti toccati anche la competitività degli atenei italiani. “Cerchiamo di essere realisti: le Università meridionali soffrono di mali che sono anche mali territoriali. Gli arabi dicevano che l’Italia è un Paese troppo lungo e forse avevano ragione. Bisogna cercare di accorciarlo in senso economico, sociale e culturale“, ha commentato Giannini.
Il Paese dei balocchi
Durante il convegno di Confindustria è stato presentato “People first. Il capitale sociale e umano: la forza del Paese”. In Italia, rilevano gli economisti, “tanti e per molto tempo hanno pensato di vivere nel Paese dei balocchi”. La crisi “è stata un brusco risveglio ma ancora non sappiamo come uscirne”, così pare che “ripartire dal capitale umano è la risposta”. Riuscire ad alzare in 10 anni il grado di istruzione italiano al livello dei Paesi più avanzati spingerebbe il Pil fino al 15% in più in termini reali, 234 miliardi, 3.900 euro per abitante. “La ricerca del patrimonio intangibile, cioè delle competenze da sviluppare nei nostri giovani – ha spiegato la Giannini, prima di intervenire al teatro Petruzzelli al convegno su ‘Capitale sociale: forza del Paese’ – è un fattore fondamentale ma non solo per l’Italia, anche per una Europa un po’ stanca e in declino che deve recuperare soprattutto la centralità dell’educazione“.
Povertà economica e povertà di conoscenza sono strettamente legate
Studiare conviene: “Il tasso di occupabilità dei laureati in Italia è il 40% superiore a quello dei diplomati“. I Neet in Italia, giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, tra i 15 e i 29 anni sono 2,250 milioni: il costo sociale è altissimo, 32,6 miliardi l’anno, “se entrassero nel sistema produttivo nazionale si guadagnerebbero più di 2 punti di Pil“. Attualmente solo il 9% dei giovani arriva al traguardo della laurea se ha genitori con bassa istruzione contro il 64% dei figli di laureati. Mentre il sistema scolastico si muove tra “forti progressi e gravi lacune“: le scuole medie sono “l’anello debole“, gli istituti professionali “un tracollo“.
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