A ribadire la linea della Commissione Europea è Paolo Gentiloni, commissario UE dell’Economia, il quale però si mostra disponibile al dialogo con qualsiasi governo eletto nei 27 Paesi membri dell’Unione.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (P.N.R.R.) è una strategia di investimenti pluriennale (2021-2026) concepita dall’Italia attraverso l’utilizzo dei fondi dell’Unione Europea contenuti nel piano Next Generation EU.
Infuria la campagna elettorale in Italia in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. Tra le varie proposte di liste e partiti vi è quella della coalizione di Centrodestra la quale chiede una revisione di obiettivi e parametri di spesa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a causa dell’emergere di guerra, inflazione e caro energia, tutti freni e problemi assenti quanto il P.N.R.R. venne pensato e redatto.
Di fronte a questa possibilità è intervenuto il commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni, dopo specifica domanda nel corso di una audizione del Parlamento Europeo.
Gentiloni ribadisce che l’operato e le decisioni della Commissione UE valgono e si applicano a ciascuno stato membro: quindi nessun favoritismo per l’Italia, questa dovrà adeguarsi a quanto previsto per ogni altro territorio comunitario.
Inoltre nel Next Generation EU sono già state predisposte delle norme che indicano i possibili campi passibili di una legittima modifica da parte di un governo europeo ed in quale modo eventualmente quest’ultimo può attuarla.
Perciò, sostanzialmente, le risposte alle richieste della destra italiana sono già tutte contenute nel programma fondativo dello stanziamento condiviso; senza contare, ricorda Gentiloni, che durante il periodo in cui avverrà l’elargizione delle rate (ossia fino al 2026) vi saranno in tutta Europa venti o trenta elezioni nazionali, cosa che non può portare ad una rinegoziazione costante dei piani d’investimento europei per ogni nuovo esecutivo che entra in carica.
Commissione Europea che comunque mantiene sempre aperto il dialogo coi vari governi, questo tanto nelle parole di Gentiloni quanto in quelle di Valdis Dombrovskis, commissario europeo per il Commercio, anch’egli presente all’audizione del Parlamento UE.
Anche questi riafferma la presenza delle norme per la modifica degli accordi di intervento, nonché la lunga discussione avuta per la loro definizione.
Sicuramente, prosegue il politico lettone, vi è una funzione basilare del fondo che non può essere stravolta e che ne ha motivato la nascita: la riduzione dell’impatto inquinante dell’Unione sull’ambiente. In tal senso l’obiettivo di ridurre del 37% le emissioni inquinanti resta centrale e non trattabile.
Qualsiasi richiesta di modifica, conclude Dombrovskis, dovrà necessariamente essere supportata da circostante e dati obiettivi che indicano perché si ritiene impossibile raggiungere un determinato target fissato.
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