Pace fatta. Berlusconi scioglie l’equivoco dopo l’incontro con la premier in pectore. Ne nasce un tweet e una foto che paiono spazzare ogni dubbio sugli esiti della XIX legislatura a guida centrodestra.
Messe da parte tutte le insolenze verso Giorgia Meloni con quei pizzini srotolati per le telecamere sui banchi del Senato, Berlusconi sembra capitolare e adesso sceglie la parola “insieme“, non cita Salvini però.
Il face to face di un’oretta fra il Cavaliere e la futura presidentessa del Consiglio, a via della Scrofa, in casa FdI, finisce poco dopo con un tweet e con una fotografia. Parlano di più i 280 caratteri o la foto? La foto. Un mezzo taglio: Berlusconi a sinistra gli occhi piccoli e il sorriso a labbra strette, lei sorridente alla sua destra, vestita tutta elegante da vera premier in pectore. Sembrano corteggiarsi i due, incollati ma lo stesso distanti nonostante i buoni intenti, e manca il terzo moschettiere Salvini. Sullo sfondo della fotografia c’è però altro: a destra della parete spunta il logo incorniciato di Fdi (quello con la fiamma) e a sinistra un quadro surrealista raffigurante una strada senza via d’uscita.
Il tweet di Silvio Berlusconi recita così: “Ho incontrato Giorgia Meloni a Roma. Stiamo lavorando insieme per dare il più presto possibile all’Italia un Governo forte, coeso e di alto profilo che sappia affrontare le urgenze sin da subito. Per questo motivo, Fratelli d’Italia e Forza Italia si presenteranno uniti… “. Puntini e puntini che lasciano una certa suspense del caso. Ma in realtà non fanno che rimandare su Facebook, dove c’è più spazio per la politica dei comunicati 2.0. E Silvio continua: “Fratelli d’Italia e Forza Italia si presenteranno uniti, con le altre forze della coalizione, alle prossime consultazioni con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella“, ma di nuovo nessun riferimento all’innominato della Lega, Matteo Salvini.
Sono frasi tuttavia, quelle di Silvio Berlusconi, attese da chiunque inclusi i figli Pier Silvio e Marina, che, come anticipato in tempi non sospetti da Nanopress.it, adesso interpretano la parte dei consiglieri. Con tutte le polemiche del caso suscitate a riguardo anche dall’opposizione. Perché di fatto qui cade sempre un discorso non meno politico e molto economico e di conflitti d’interesse, di cui forse l’Italia non si libererà mai.
Messi da parte i rancori. “Quello che è accaduto consideriamolo come passato, una cosa superata. Non torniamoci più, ora pensiamo a dare un governo al Paese“, così Meloni in un incerto virgolettato dell’ultima ora che circola sul web. Di certo c’è che il Cav è uscito alle 18 circa dalla sede di FdI prendendo via della Scrofa senza un sorriso e senza dichiarazioni per nessuno.
Il Cavaliere scriverà online con quel cinguettio solo mezz’ora più tardi, ma non lasciando trapelare nulla su ministri e poltrone. Presto però cominceranno le danze per le consultazioni con il capo dello Stato, Sergio Mattarella. E vedremo come girerà il vento. Perché anche la nascita del governo giallo-verde non fu cosa facile. Di Maio si scordò il premierato. Ma stavolta le cose sono diverse, la maggioranza c’è ed è pure forte e navigata.
A proposito, a tarda sera sono trapelati (di nuovo) alcuni nomi potenziali per i dicasteri. Nomi che sarebbero stati discussi all’incontro pacificatore avvenuto fra Meloni e Berlusconi oggi. È un canovaccio che parla di Tajani vice premier. E sarebbe il minimo visto che al momento Forza Italia non ha pezzi da novanta fra le alte cariche. Elisabetta Alberti Casellati per il ministero delle Riforme. Carlo Nordio potenziale futuro guardasigilli.
A chiudere un capitolo di discordanze ci aveva pensato per Berlusconi Licia Ronzulli, che ieri dichiarava alla stampa come il suo “caso” (di lei) non esistesse più. E in effetti è durato solo il tempo di un fuoco d’artificio e di un vaffa (smentito) a Ignazio La Russa.
Insomma, il disgelo nella coalizione è cosa fatta. E la politica è liquida. Domani a Porta a Porta, di notte, verranno i due neo-presidenti del Parlamento con l’aiuto dell’altrettanto incline conservatore Bruno Vespa, che contribuirà con ogni probabilità a mettere qualche pezza su un vestito inaugurale che non ha portato proprio bene al neo-governo. Vestito indossato dai presidenti della Camera e del Senato, giudicati severamente dall’opinione pubblica per quello che sono stati ma non per quello che ancora devono fare… Puntini, puntini.
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