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Papa Francesco ha rivolto un appello per la liberazione di padre Dall’Oglio, dei vescovi ortodossi e delle altre persone che sono state sequestrate nelle aree di conflitto. Il Pontefice ha detto durante l’Angelus che tra pochi giorni ricorrerà il secondo anniversario da quando è stato rapito il religioso. Poi ha spiegato: “Non posso dimenticare anche i Vescovi Ortodossi rapiti in Siria e tutte le altre persone che, nelle zone di conflitto, sono state sequestrate”. Il Papa ha auspicato l’impegno delle autorità, “affinché a questi nostri fratelli venga presto restituita la libertà”.
Papa Bergoglio ha concluso dicendo: “Con affetto e partecipazione alle loro sofferenze, vogliamo ricordarli nella preghiera”. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni attraverso un tweet ha voluto ringraziare il Pontefice: “Grazie Papa Francesco per l’appello a liberare padre Dall’Oglio e gli altri rapiti”.
E’ ormai da due anni che non si hanno notizie certe su padre Dall’Oglio. Se ne sono perse le tracce in Siria dal luglio del 2013. Padre Paolo Dall’Oglio, 60 anni, gesuita romano, per 30 anni ha vissuto e lavorato nel suo Paese d’adozione, per promuovere il dialogo fra gli esponenti della religione islamica e quelli della religione cristiana. Spesso sono emerse, in questi anni, delle notizie sulla sua morte o sulla sua prigionia. Tuttavia questi fatti non sono stati mai confermati. Negli ultimi mesi alcune informazioni lo hanno dato per prigioniero in uno dei rifugi dell’Isis a Raqqa. Tuttavia non si sono potute avere conferme nemmeno di questa circostanza. Sono anche i gruppi terroristici che speculano sulla vicenda di Dell’Oglio, dando a volte false informazioni sulle sue condizioni e facendolo credere nelle mani di un gruppo di ribelli piuttosto che di un altro.
Il rapimento
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Secondo quanto riportato da Michel Kilo, il gesuita italiano venne rapito da militanti dello Ahrar al-Sham che lo hanno consegnato ai capi dello Stato Islamico, probabilmente dopo la cessione di un riscatto. Per molti mesi è stato rinchiuso nel palazzo del governatorato di Raqqa, dove i jihadisti hanno il loro quartier generale. “Con lui sono stati tanti altri prigionieri occidentali, credo anche James Foley, il primo dei giornalisti americani decapitati“, spiega Kilo. Adesso pare che il carcere sia cambiato e sarebbe nelle mani di jihadisti iracheni, uomini più pericolosi di quelli siriani di Raqqa. “Con lui, non nella stessa cella, potrebbero esserci anche le due italiane“, precisa Michel Kilo. Il problema principale sembra essere, ora, la mancanza di trattative. “Purtroppo la situazione si sta complicando, rischia molto più di prima. Non è più una questione di prezzo. La partecipazione militare italiana alla nuova coalizione guidata dagli americani contro lo Stato Islamico introduce l’elemento politico. Un conto è mandare aiuti civili, un altro spedire armi. Lo abbiamo appena visto con la decapitazione dell’ostaggio inglese. I jihadisti ricattano e puniscono i Paesi che si alleano contro di loro“, spiega ancora una volta l’intellettuale siriano.
Chi è Padre Dall’Oglio?
Padre Paolo Dall’Oglio è nato il 17 Novembre, 1954. E’un gesuita, già attivista per la pace. Fu esiliato dalla Siria da parte del governo di Bashar al-Assad nel 2012 per aver incontrato i membri dell’opposizione e aver criticato le azioni del regime di al-Assad durante la guerra civile siriana. E’ stato poi rapito dai ribelli il 29 luglio 2013.
Prima del suo esilio, aveva servito per tre decenni a Deir Mar Musa, un monastero a nord di Damasco. Nel 1975, Paolo Dall’Oglio entrò nell’ordine dei Gesuiti. Ha trascorso il noviziato in Italia, prima di iniziare gli studi universitari di lingua araba e studi islamici a Beirut, in Libano, Damasco, e Siria.
Nel 1984, Dall’Oglio è ordinato sacerdote e consegue la laurea in lingua araba e studi islamici all’Università di Napoli “Orientale” e in teologia cattolica presso la Pontificia Università Gregoriana. Nel 1986, consegue un’altra laurea in Missiologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Nel 1989, ottiene un dottorato di ricerca presso la Pontificia Università Gregorianacon la tesi sul tema “A proposito di speranza nell’Islam”. Nel 1992, fonda la comunità monastica ed ecumenica mista al-Khalil, dedicats al dialogo religioso islamo-cristiano. Nel 2009, Dall’Oglio ottiene il doppio dottorato honoris causa dell’Université catholique de Louvain e la KU Leuven.
Il suo ruolo nella guerra civile in Siria
Nel 2011, Paolo Dall’Oglio, oltre a incontrare gli attivisti dell’opposizione al regime, scrisse un articolo chiedendo una pacifica transizione democratica in Siria, sulla base di ciò che egli definì “democrazia consensuale”. Il governo siriano reagì bruscamente emettendo un ordine di espulsione. Paolo Dall’Oglio ignorò l’ordine per un paio di mesi e continuò a vivere in Siria. Tuttavia, in seguito alla pubblicazione di una lettera aperta all’allora inviato speciale delle Nazioni Unite Kofi Annan (nel maggio 2012), obbedì al suo vescovo che lo aveva invitato a lasciare il paese. Andò via dalla Siria il 12 giugno 2012 e andò in esilio nella sua comunità in Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno.
Nel dicembre 2012, a Paolo Dall’Oglio fu assegnato il Premio per la Pace della regione italiana della Lombardia, per il suo lavoro straordinario nel campo della costruzione della pace.
Alla fine di luglio 2013 Paolo Dall’Oglio rientrò nel territorio in Siria orientale, ma fu presto rapito dai militanti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, mentre si si trovava a Raqqa, il 29 luglio. In tutti questi mesi sono giunte numerose notizie che lo davano per morto, rivendicazioni non ancora confermate, che ora assumono un aspetto diverso, alla luce delle nuove dichiarazioni di Kilo.
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