Pagare le soste col bancomat: l’ultima illusione

soste bancomat

Un passo avanti e dieci indietro. Ci fanno credere con le parole di averci reso la vita più facile e invece nei fatti siamo sempre trattati come sudditi. E’ la sintesi dell’attuale Governo e della maggioranza parlamentare che lo sostiene. L’ennesimo esempio arriva dai pagamenti elettronici per la sosta sulle strisce blu.

PAGARE IL PARCHEGGIO COL BANCOMAT – L’ILLUSIONE
Tra le infinite pieghe dell’illeggibile legge di stabilità 2016 (un solo articolo di 901 commi, un capolavoro di democrazia), c’era anche una specie di “regalo” concesso al popolo (pagatore) dagli illuminati governanti (pagati). Leggete il comma 901: “Dal 1° luglio 2016 le disposizioni di cui al comma 4 dell’articolo 15 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, si applicano anche ai dispositivi di cui alla lettera f) del comma 1 dell’articolo 7 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285“.

Non ci avete capito niente, vero? Non siete i soli. Avete tutti i diritti di arrabbiarvi; è scandaloso scrivere le leggi in questo modo. Ma purtroppo è la normalità, uno degli infiniti metodi con cui una burocrazia letale sottomette il cittadino, conservando così un potere illegittimo. Se nessuno capisce il contenuto delle leggi, chi le scrive può fare quello che vuole.

Quel comma dice che dal 1° luglio si possono usare bancomat e carte di credito anche per pagare le soste sulle strisce blu, quelle attrezzate con i parchimetri. Fantastico, una seccatura in meno; evitiamo di avere a che fare con le stupide monetine, non siamo più costretti a pagare di più perché non abbiamo le monete giuste e i parchimetri non danno il resto (altro metodo subdolo per incassare denaro non dovuto).

Ma sono, appunto, solo chiacchiere. La stessa legge mette le mani avanti nel comma precedente, il 900. Qui si dice che “tale obbligo non trova applicazione nei casi di oggettiva impossibilità tecnica“. Significa che se il parchimetro non si può modificare per consentirgli di accettare le carte, allora tutto resta come prima. I parchimetri esistenti non si possono modificare. Al massimo, in caso di sostituzione, quelli nuovi dovranno permettere quelle modalità.
Quindi la soluzione per i comuni è molto semplice: non fare nulla, non sostituire i parchimetri. In caso estremo possono sempre fare come a Milano e altrove: l’infame gratta e sosta. Dobbiamo andare dal tabaccaio vicino per pagare, poi sono affari suoi, oltre che nostri.

Poi c’è l’insulto finale. La progressiva adozione dei pagamenti elettronici per tutti i beni e i servizi privati e pubblici è contenuta in un regolamento dell’Unione europea; allora il nostro caro comma 900 ci dice più avanti che, per facilitare i pagamenti elettronici per piccoli importi, come appunto le soste, entro il 1° febbraio 2016 il ministero dell’Economia avrebbe dovuto emanare un decreto in cui spiegava per filo e per segno come fare.
Il ministro Pier Carlo Padoan è in tutte altre faccende affaccendato, preso com’è dai problemi delle varie banche. Quel decreto non è mai arrivato.

RIFIUTARSI DI PAGARE? RISCHIO TROPPO ALTO
Se il parchimetro non accetta il bancomat, teoricamente non dovrebbe essere legale. Quindi potremmo rifiutarci di pagare? Magari. Non è per niente semplice. Qui i rischi per noi sono altissimi. Perché matematicamente verremmo multati. Allora dovremmo presentare un ricorso al Giudice di pace, che comprende l’altrettanto infame contributo unificato di 43 euro, altro vergognoso metodo per impedire al cittadino di far valere i propri diritti. Ma soprattutto, in sede di udienza il Comune (o la società a cui l’ente ha affidato la gestione delle soste) avrebbe gioco troppo facile nel dimostrare che era tecnicamente impossibile modificare il parchimetro. Così perderemmo il ricorso, dovremmo pagare la multa e anche le spese di giudizio. Immaginate se le multe fossero più di una; saremmo rovinati.

Quindi tutto funziona come prima. Dobbiamo pagare e basta. Zitti e fuori le monetine.

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