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Pakistan a un passo dal default. Negoziati con il FMI per il salvataggio ma il futuro è grigio

Quasi esaurite le riserve di valuta estera, non si sa come pagare l’import. Alcune fabbriche hanno chiuso. L’inflazione è alle stelle e la rupia vale pochissimo.

La valuta locale, la rupia, contro il dollaro americano – Nanopress.it

La congiuntura è negativa e le ripercussioni di pandemia e guerra sono state molto forti. Inoltre secondo l’ONU, per fronteggiare i danni dell’alluvione devastante dello scorso anno servono almeno 16 miliardi di dollari.

La crisi economica e il rischio default

Il Pakistan sta attraversando una profondissima e persistente crisi economica e, a un passo dal default, ha intavolato un’ultima disperata trattativa con il Fondo monetario internazionale per negoziare il salvataggio. Da dieci giorni una squadra di funzionari delegati dal FMI si trova sul suolo pakistano per discutere con il governo dello sblocco di nuovi e ulteriori aiuti per ridare fiato allo Stato dell’Asia.

Le casse sono praticamente vuote relativamente alla valuta estera. Basti pensare che attualmente i dollari in possesso dello Stato sono sufficienti a malapena a coprire un mese, anzi, forse anche meno di 30 giorni di importazioni. Inoltre il Pakistan fatica a far fronte a livelli di debito estero ormai altissimi.

I numeri micro e macroeconomici sono estremamente preoccupanti. Lo sono poi ancor di più se inseriti in un contesto, come quello pakistano, in cui fattori politici, sociali e ambientali contribuiscono a rendere la situazione ancora più esplosiva. 

Inflazione, rupia debole e le industrie

A gennaio l’inflazione su base annua è salita a oltre il 27%, il dato più alto dal 1975. Per avere un termine di paragone basti pensare che nello stesso mese in Italia è stata del 10,1%, che comunque è già alta. Questa settimana la valuta locale, la rupia, si è nuovamente svalutata arrivando a toccare un nuovo minimo storico. Servono 275 rupie per un dollaro. Era da 175 anni che non si toccavano questi livelli. Alta inflazione e moneta debole rendono così estremamente costosi gli acquisti e i pagamenti per il Pakistan.

Repertorio, la borsa di Karachi – Nanopress.it

Alcune fabbriche hanno addirittura dovuto chiudere i battenti per l’impossibilità di pagare le materie importate. Tra l’altro nel Paese ci sono anche difficoltà a causa delle continue interruzioni alla rete elettrica, che impattano non solo sui cittadini ma anche sulla produzione industriale. Secondo gli analisti il governo avrebbe artificialmente mantenuto alto il tasso di cambio, contribuendo alla mancanza di valuta estera e in particolare di dollari. I beni importati riguardano anche i settori cruciali della catena alimentare e della farmaceutica.

Oltre al baratro dell’insolvenza poi, si aggiungono anche le tensioni in un anno, il 2023, dove il Paese andrà alle urne, con il rischio che il malcontento e l’incertezza sul futuro sfocino in pericolose proteste al limite della rivolta.

La tempesta perfetta

Ma come si è arrivati a questo punto? Come anche altri Stati, il Pakistan ha risentito moltissimo della pandemia da coronavirus. A causa poi dell’invasione russa in Ucraina che ha fatto aumentare il prezzo della benzina, il Pakistan ha avuto ricadute particolarmente negative in quanto storicamente ha sempre fatto affidamento sull’import di carburanti fossili. Il governo ha così aumentato i prezzi alla pompa di oltre il 13%.

L’inondazione che ha colpito duramente il Paese -Nanopress.it

La congiuntura, si diceva, è estremamente negativa ma c’è anche da dire che ha piovuto sul bagnato. Il Pakistan, ancora prima di doversi occupare delle conseguenze della guerra, ha dovuto affrontare i costi dell’alluvione dello scorso anno. L’ONU ha quantificato i danni stimandoli in oltre 16 miliardi di dollari, senza parlare poi del costo della perdita di vite umane.

Il lungo periodo

In tutto questo servirebbe una spending review, soprattutto in periodo di crisi, in quanto il Paese spende annualmente cifre da capogiro in ambito militare di difesa e in infrastrutture. Eppure per motivi di opportunità politica quindi di popolarità, nessuno vuole assumersi l’onere di stringere la cinghia nell’anno delle elezioni, malgrado il salvamento da parte del FMI dipende dallo stato di avanzamento delle riforme richieste.

Senza un ridimensionamento importante del debito pubblico, però, i miliardi di aiuti del FMI rischiano di essere solo un palliativo nel lungo periodo per il Pakistan. Continuare a rinegoziare il debito senza risolverne le cause rischia solo di aggravare la già delicatissima situazione in cui versa il Paese.

Diana Sarti

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