In Pakistan il disastro climatico fa più di mille morti, sono trentatré i milioni di evacuati, mentre un milione di case sono devastate. I raccolti sono stati spazzati via dalle inondazioni e ben 3500 chilometri di strade sono distrutte ed inutilizzabili.
Purtroppo questo è il macabro bilancio delle terribili inondazioni che hanno colpito il Paese dall’inizio della stagione dei monsoni. Un disastro naturale ma le cui dimensioni sono figlie dei mutamenti climatici.
Tra i morti ci sono 348 bambini ed il bilancio sembra essere in continuo aggiornamento. Si rischiano gravi conseguenze per la già fragile economia di questa Nazione.
Molte zone del Pakistan sono oramai completamente inaccessibili ed i soccorritori continuano la loro corsa e lotta contro il tempo per evacuare quante più persone possibili dalle zone colpite.
Le province meridionali di Balochistan e Sindh sono quelle che più hanno risentito delle inondazioni ed è proprio li che si sta cercando di intervenire ancora con evacuazioni.
Il primo ministro, Shehbaz Sharif, ha chiesto l’aiuto e la cooperazione internazionale per far fronte all’emergenza ed ai danni subiti per quello che è il disastro umanitario peggiore degli ultimi dieci anni.
Secondo il dipartimento meteorologico le piogge potrebbero continuare a cadere incessanti e copiose anche nei prossimi giorni.
Finora sul Pakistan è caduta una media di 166 millimetri di pioggia e questo solo ad agosto, praticamente il 241 per cento sopra la media.
Secondo il Ministro per i cambiamenti climatici, Sherry Rehman, in alcune aree meridionali si è arrivati ad una quantità di pioggia tale da essere del 784% in più.
Nonostante il Governo stia facendo fronte a questo grave disastro ambientale ed umanitario i rischi per l’economia del Pakistan sono gravi. Non solo raccolti spazzati via ma anche 700 mila capi di bestiame morti. Traffico aereo e ferroviario interrotti, ponti distrutti e migliaia di negozi cancellati.
Il Governo ha finora stanziato 38 miliardi di rupie pakistane, il corrispondente di 171,6 milioni di dollari, cifra più cifra meno, per i soccorsi alle vittime ma ciò nonostante si richiedono contributi ai privati ed aiuti internazionali per tentare di fare fronte alla tragica situazione.
Una catastrofe di proporzioni bibliche che si è abbattuta su un paese dalla fragile economia e che rischia di non trovare fine. La paura di una epidemia di colera è sempre più grande, ci sono tutte le condizioni affinché questa possa verificarsi.
Il Paese è all’ottavo posto nell’Indice globale di rischio climatico. Questo secondo una analisi fatta dalla Ong Germanwatch. Le autorità denunciano che il Pakistan sta pagando lo scotto dei mutamenti climatici ingiustamente.
Questi, infatti, secondo le autorità locali sarebbero la tragica conseguenza di pratiche ambientali irresponsabili che si tengono in altre parti del mondo.
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