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Dagli Stati Uniti arriva l’alcol in polvere. Il suo nome è Palcohol – sorta di calembour che unisce la parola powder (polvere) con alcol – e questo prodotto, che con tutta probabilità sarà messo in commercio il prossimo autunno, sarà disponibile anche online. Mark Phillips è l’ideatore di questa bevanda, una sorta di drink alcolico solubile. Le polemiche si sono immediatamente scatenate: in molti gridano all’allarme alcolismo tra i giovani, che con questo nuovo prodotto potrebbero essere invogliati a consumare alcol in quantità maggiore. Tutte critiche che il produttore restituisce ai rispettivi mittenti, spiegando invece che i media si stanno concentrando solo sugli aspetti negativi percepiti dal fatto di consumare l’alcol in una maniera nuova.
Alla base delle polemiche, secondo Mark Phillips, ci sarebbe solo l’ignoranza circa il prodotto.
Palcohol ha guadagnato l’attenzione dei media proprio in questi giorni, dopo che è stato riferito che l’Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau ne aveva approvato la commercializzazione. Ma un rappresentante dell’ufficio federale, Tom Hogue, ha scritto, in una email a The Associated Press, che le approvazioni sono state emesse per errore.
Come si usa?
Dopo anni dedicati alla sperimentazione e alla ricerca, Mark e il suo team sono riusciti a creare il Palcohol perfino declinandolo in vari gusti: ecco che in polvere si può trovare un Cosmopolitan, un Lemon Drop, e per i più esigenti, un Mojito, o un Margarita.
Non c’è da temere, le cosiddette versioni classiche sono rimaste tali, c’è quella a base di vodka, riconoscibile con una ‘V’ e quella a base di rhum, segnata invece con la ‘R’, con cui è possibile creare molti altri drink solo aggiungendo acqua o succhi di frutta.
Le bustine di alcol in polvere non ci sono ancora sugli scaffali, ma ad ogni modo i brevetti sono stati presentati, e secondo chi li produce, è solo questione di tempo.
L’uso è davero semplice, una bustina monodose, circa un grammo di alcol in polvere, si diluisce in un bicchiere d’acqua.
Le critiche
Colui che ha creato l’alcol in polvere, Mark Phillips, si difende dalle critiche che lo hanno bersagliato nei giorni scorsi. Secondo lui non è vero che le sue bustine spingeranno i giovani a ubriacarsi in modo più veloce ed economico.
Dal sito creato apposta, il giovane spiega da dove è nata l’idea di una bustina tascabile contenente alcol in polvere: dalla necessità di avere a disposizione un ‘goccetto’ in ogni situazione, anche dopo una corsa, ed evitare il fastidio di doversi portare dietro pesanti e ingombranti bottiglie.
A preoccupare ulteriormente è comunque stata anche la campagna pubblicitaria della Lipsmark, società produttrice, che ha puntato a lanciare l’alcol in polvere come la soluzione migliore i prezzi alti degli alcolici.
Secondo i più, la modalità utilizzata per far conoscere il prodotto è diseducativa.
Sul sito del marchio si leggeva. “Cosa c’è di peggio di andare ad un concerto o ad un evento sportivo e dover pagare 15 o 20 dollari per un cocktail? Prendete Palcohol e gustate un drink a un prezzo molto più basso“.
In seguito il claim pubblicitario è stato sostitutito con la raccomandazione di consumare l’alcol in polvere in modo ‘legale e responsabile’.
E soprattutto è apparso l’avvertimento che la polvere bianca non è adatta ad essere sniffata.
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