Valeria Lembo, 33 anni, è morta nel 2011 a Palermo per una overdose di chemio. Dopo cinque anni arriva la sentenza del giudice Claudia Rosini che condanna i medici e gli infermieri del reparto oncologico del Policlinico di Palermo. La donna è morta “per avvelenamento” a causa di una dose del farmaco chemioterapico “dieci volte superiore a quella dovuta” (90 milligrammi invece di 9). Il giudice lo ha definito un “Un assassinio, la più grave colpa medica mai commessa”.
All'Oncologia del Policlinico ci sono specializzandi, infermieri precari. Questa la causa della morte di Valeria Lembo? pic.twitter.com/H2DCekRf
— Ignazio Marchese (@imarkez) 20 aprile 2012
Valeria Lembo è morta 22 giorni dopo la somministrazione del farmaco chemioterapico vinblastina utilizzato per curare il morbo di Hodgkin. La donna avrebbe potuto salvarsi se solo i medici avessero effettuato un ricambio completo del sangue come emerso dalla sentenza, invece hanno preferito nascondere l’errore. Il medico specializzando Alberto Bongiovanni (condannato a 6 anni e 6 mesi), che scriveva sotto dettatura, cancellò lo zero in più dalla cartella clinica piuttosto che correre ai ripari e a Valeria fu diagnosticata una gastrite post chemio.
Oltre ad Alberto Bongiovanni sono stati condannati anche: l’oncologa Laura Di Noto a sette anni per omicidio colposo e falso e il primario Sergio Palmeri che secondo il giudice era circondato da “fidati vassalli” mentre l’organizzazione del reparto era “affidata al caso”. Sergio Palmeri dovrà scontare quattro anni e sei mesi. La paziente si era resa conto di tutto e alla zia, prima di morire aveva raccontato: “Mi stanno sbagliando la chemio, me ne sono accorta”.