Palermo: spunta la scritta ‘minchia’ su una luminaria e scatta la polemica

Palermo spunta la scritta ‘minchia’ su una luminaria e scatta la polemica

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Il primo a sdoganare il termine fu Faletti con la canzone sanremese ‘Minchia Signor Tenente’, ora è tornato in bella vista su una luminaria della città di Palermo, tra lo stupore e lo sbigottimento generale. Installata in via Alloro, di fronte a piazzetta Aragona, non si tratta però di una provocazione: l’autore, Fabrizio Cicero, l’ha definita una sorta di ‘piccolo e modesto inno al sacro’. La singolare opera prodotta da Andrea Schiavo H501 rientra tra gli eventi collaterali della biennale, che dà la possibilità agli artisti di farsi conoscere con opere totalmente autofinanziate.

Immediata la reazione del consigliere comunale Sabrina Figuccia che ha gridato allo scandalo: ‘Come se non fosse bastata l’installazione artistica dell’amplesso di un tizio con un albero, arriva anche questa bella novità che, probabilmente, rispecchia la visione contorta di qualche ‘artista’ foraggiato da fondi pubblici’. ‘Stamattina in una lettera inviata al sindaco ho chiesto l’accesso agli atti per conoscere quanto è stata pagata questa installazione, chi ha sostenuto i costi e se Orlando ritiene che simili episodi facciano bene all’immagine della città’, ha poi concluso Figuccia.

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Subito dopo è arrivata la replica di Andrea Schiavo, che attraverso la sua società H501 ha finanziato interamente la realizzazione della luminaria della discordia: ‘Vorrei tranquillizzare la consigliera di Palermo, Sabrina Figuccia: la luminaria -Minchia- situata in via Alloro, infatti, è stata pagata interamente dal sottoscritto che ha voluto fare un atto di mecenatismo verso un’artista che ha composto una luminaria che non voleva offendere la sensibilità di nessuno’. Schiavo ha poi aggiunto: ‘Rispetto quindi il suo desiderio di aver informazioni sull’uso o meno di soldi pubblici, ma chiederei cortesemente di lasciare al pubblico ed alla critica il giudizio sulla validità o meno di questa opera d’arte’.

Infine l’autore dell’opera ha voluto precisare: ‘Quella che può sembrare un’operazione dissacrante ed ingenuamente di rottura è invece un piccolo, modesto inno al sacro. Scrivere una parolaccia in cielo oppure riappropriarsi del senso più antico del sacro attraverso un’arte, tra le più recenti, fin dalle origini associata alle celebrazioni religiose: il lumen simbolo di vita e di tensione verso la dimora celeste’.

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