Palestina, proteste contro Israele e scontri accesi durante la notte

Questa notte In Palestina si sono verificate manifestazioni e proteste contro il raid effettuato da Israele su Nablus che ha, poi, scatenato la contromossa di Hamas, che ha lanciato razzi dalla Striscia di Gaza. Successivamente le forze di sicurezza israeliane hanno nuovamente colpito siti di Hamas, ritenuti basi per la fabbricazione di armi e per lo stoccaggio di armamenti navali.

Raid israeliano su Nablus
Raid di Israele a Nablus – Nanopress.it

La tensione che aleggia in Medio Oriente è qualcosa di incredibilmente palpabile e che è in crescita repentina ormai da settimane.  Mentre la comunità internazionale chiede equilibrio e prende parte inserendosi nella questione Medio Oriente, attori internazionali come gli Stati Uniti e l’Onu hanno voluto incontrare il governo israeliano e le autorità palestinesi. Nonostante le pressioni Netanyahu procede con i disegni di legge avanzati, che hanno provocato grande dissenso verso il governo anche da parte degli stessi cittadini israeliani.  La violenza sta crescendo sempre più e le proteste di questa notte ne sono un chiaro esempio.

Proteste notturne in tutta la Palestina contro Israele

Questa notte in Palestina si sono tenute numerose manifestazioni e proteste che hanno portato anche a scontri violenti, sia nella zona della Cisgiordania che nella Striscia di Gaza.  Dopo il raid effettuato da Israele nei confronti della città di Nablus che ha ucciso undici palestinesi, tra cui un ragazzino innocente di 16 anni, si è scatenato nervosismo che si è tramutato poi nel lancio di razzi effettuati dalla Striscia di Gaza, che hanno poi ricevuto la contro risposta delle Forze di Sicurezza israeliane che hanno colpito nuovamente siti di stoccaggio e produzione di armi ritenuti, anche, basi dell’organizzazione terroristica di Hamas.

Gli attacchi reciproci che si sono osservati nella giornata di ieri, giovedì 23 Febbraio,  sono soltanto una punta dell’iceberg della pesante situazione che sta vivendo attualmente  la popolazione, che si trova a dover fronteggiare nuovamente attacchi improvvisi e a gestire ancora la paura di essere sorpresi in qualsiasi momento da raid ma anche la paura di subire violenza da parte dei militari di fazione opposta.

Dalla presa di posizione all’interno del governo di Netanyahu, che ha ottenuto la maggioranza affiancato dai ministri di ultradestra, che hanno così portato ad essere il governo attuale il più a destra della storia,  si è verificato un peggioramento repentino nelle relazioni tra israeliani e palestinesi e le provocazioni continue attuate dal ministro della sicurezza interna israeliano Ben Gvir hanno sicuramente influito nell’alimentare l’estrema tensione, trasformatesi già da settimane in conflitto armato.

Ovviamente già nello scorso anno si è verificato un aumento degli attacchi reciproci e non siamo di certo qui a dire che la causa del conflitto è da attribuire al governo Netanyahu, dato che la faida tra Israele e Palestina nasce ovviamente molti anni fa. È doveroso precisare però che la provocazione del ministro della Sicurezza di accedere alla Spianata delle moschee e effettuare una passeggiata con la scorta abbia influire ad agitare gli animi così come le dichiarazioni rilasciate successivamente.  Nonostante questa sia una questione nota per aver creato dissensi politici e religiosi, non ha sicuramente facilitato la distensione nei rapporti ma ha provocato reazioni forti.

La scelta di compiere a fine gennaio un raid al campo profughi di Jenin, che si è rivelato mortale per nove palestinesi ma ha anche distrutto numerose abitazioni di cittadini innocenti e li ha privati dei loro unici averi, ha ovviamente generato una presa di posizione delle milizie della jihad islamica e, soprattutto, di Hamas, che da quel momento ha cominciato la controffensiva in risposta agli attacchi israeliani.

Ad oggi hanno perso la vita oltre 60 persone a causa degli attacchi di Israele tra cui 13 bambini.  L’astio è cresciuto in maniera esponenziale anche a causa del protrarsi degli attacchi israeliani ma non Soltanto. Anche  le riforme proposte da Netanyahu, e dai suoi ministri, inerenti i nuovi insediamenti proposti in Cisgiordania ma anche la riforma carceraria, specificatamente però rivolta versi prigionieri palestinesi, hanno alimentato il malcontento, che ora preoccupa in maniera esponenziale le autorità internazionali che hanno deciso di intervenire per evitare il peggio.

Anche gli storici alleati di Israele ovvero gli Stati Uniti hanno chiesto di cercare di instaurare un dialogo di pace per appianare i contrasti attuali ed evitare una nuova guerra.  Anche il funzionario delle Nazioni Unite, che si occupa del processo di pace in Medio Oriente, Koopmans è intervenuto direttamente sul territorio israeliano e palestinese, per cercare di portare la situazione attuale verso una sorta di stabilità che possa permettere la coesistenza di entrambi i popoli sul territorio.

Questa notte i cittadini palestinesi hanno riempito le città nella Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania per gridare la loro rabbia contro l’ultima incursione mortale dell’esercito israeliano a Nablus e sono in atto tutt’ora grandi proteste a Gerusalemme est, a Gaza ma anche a Betlemme.

E stato emanato un appello da parte del gruppo terroristico Lion’s Den, nel quale è stato chiesto ai palestinesi di unirsi in protesta contro Israele e contro gli attacchi che hanno provocato morte e distruzione in Palestina. È arrivata una straordinaria dimostrazione di solidarietà da parte dei cittadini, che non riescono più ad accettare privazioni e soprusi israeliani senza veder tutelati i propri diritti anche a livello internazionale.

Le proteste sono iniziate dopo la mezzanotte e si sono propagate inizialmente da Nablus, Hebron, Ramallah, Tulkarm e nel campo profughi di Betlemme. Successivamente si sono allargate anche moltissime altre località sia della Cisgiordania che è della Striscia di Gaza. Sono scaturiti anche contrasti vicino al campo profughi di Shuafat, in prossimità del valico di Qalandia e nel quartiere A-tur e numerosi video emersi dal web mostrano chiaramente gli scontri tra polizia e manifestanti.

Nella città di Nablus centinaia di giovani uomini hanno deciso di radunarsi e di comunicare il loro sostegno alla popolazione palestinese e hanno, anche, giurato di proteggere la moschea di Al-Aqsa che manifestare il loro appoggio al gruppo Lion’s Den e hanno accolto la loro richiesta di vendetta per i martiri che hanno perso la vita a causa degli attacchi di Israele.

La Palestina grida vendetta a gran voce dopo gli ultimi attacchi che sono stati definiti, dagli esperti, come i più potenti e distruttivi degli ultimi decenni.  Nella giornata di ieri il gruppo terroristico aveva esortato i cittadini palestinesi a mostrare appoggio e sostegno al loro gruppo e: “Far sapere al mondo che Lion’s Den  e la resistenza sono pronti per una rapida rappresaglia”.

La polizia aveva alzato il livello di allerta già mercoledì notte per il concreto timore di rappresaglie e controffensive da parte dei palestinesi, che effettivamente hanno risposto ad Israele lanciando razzi contro le città  israeliane più a sud,  ma hanno ricevuto altri attacchi dell’IDF che hanno sollevato ancora più malcontento e malumore in Palestina facendo esplodere poi le proteste di questa notte.

La rabbia nei palestinesi emerge in quanto in un anno sono stati arrestati 2500 palestinesi nel 2021 e 171 sono rimasti uccisi. Dall’inizio del 2023 ad oggi si parla di 61 morti tra cui 13 bambini.

Oltre a ciò emergono anche le delicate questioni delle riforme in programma e proposte dal governo Netanyahu, tra cui quella carceraria che colpisce in maniera decisa e inaspettata i prigionieri palestinesi.

Le affermazioni delle autorità israeliane dopo il raid a Nablus

Israele dopo aver ricevuto i razzi dalla Striscia di Gaza ed averli intercettati ha riattaccato siti di Hamas e ha preso parola in merito all’attacco di Nablus.  Il ministro della difesa Gallant  ha espresso parole dure contro il terrorismo che hanno alimentato il malcontento palestinese. Ha dichiarato difatti: “Saremo paralizzati dal terrorismo ovunque fino a quando non lo il stermineremo”.

Il ministro hai elogiato l’operazione effettuata dalle forze di sicurezza israeliane contro Nablus, con lo scopo di raggiungere terroristi che si nascondevano in un edificio della città punto. Siccome l’obiettivo è stato raggiunto, anche se provocando  morte e distruzione,  Gallant ha dichiarato: “Mi congratulo con le forze di sicurezza che hanno agito ieri a Nablus, sotto pressione e fuoco pesante, contro i terroristi che progettavano di compiere attacchi sul territorio israeliano”.

Aggiungendo inoltre che:Saremo paralizzati fino a quando non l’ho stermineremo. L’idea F e le forze di sicurezza agiranno duramente contro i terroristi. Questo è stato il caso alcune settimane fa a Jenin e Gerico, questo è stato anche il caso Nablus virgola e sarà il caso ogni volta che ci sarà richiesto di agire”.

Anche la riforma carceraria proposta dal governo Netanyahu che prevede in sostanza la possibilità di deportate i prigionieri palestinesi incriminati con accuse di terrorismo l, ma anche eliminare il loro status ottenuto legalmente privandoli della cittadinanza israeliana.  Anche altre limitazioni imposte ai detenuti palestinesi hanno sollevato malcontento internazionale in quanto appositamente mirate ai detenuti non israeliani.

Si sta discutendo anche di introdurre la pena di morte per i terroristi palestinesi e questo sta generando dissenso internazionale in quanto ritenuta un’azione non opportuna e non accettabile dalla comunità globale.

Attacchi aerei israeliani su Gaza
Attacchi aerei israeliani su Gaza – Nanopress.it

Non vanno tralasciati neanche i nuovi insediamenti in programma in Cisgiordania che andranno a stabilizzarsi vicino alla Striscia di Gaza, ma non solo, e che, sicuramente, non faranno altro che alimentare notevolmente il malcontento e gli attacchi reciproci.

Una situazione che sembra non preoccupare Netanyahu e il suo governo, dato che hanno intenzione di proseguire con le azioni in programma senza prestare attenzione alla violenza inferta contro Cisgiordania e Striscia di Gaza, ma proseguono anche nel portare avanti le tanto contestate riforme israeliane. 

La Palestina invece brama vendetta e sembra che stia studiando un piano per dare giustizia ai morti in battaglia.

 

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