La situazione tra Israele e Palestina sta ancora peggiorando e si è verificato un altro attacco israeliano al campo profughi AqbatJabr situato nell città di gerico nella Cisgiordania occupata, come rivelato dal ministero della salute palestinese, nell’attacco sono rimasti feriti 13 palestinesi, di cui due molto gravemente e sono attualmente in pericolo di vita Aqbat Jabr.
Dopodiché si sono verificati una serie di attacchi sia diretti impiegando le forze armate a terra ma anche tramite lanci di razzi e missili. La radio israeliana ha rivelato che è stato lanciato un missile guidato anticarro durante il raid per raggiungere e arrestare i palestinesi.
La Mezzaluna Rossa palestinese ha accusato Israele di bloccare l’accesso alle ambulanze e di frenare appositamente i soccorsi. Dopo vari tentativi è stato permesso loro di raggiungere la zona e curare i feriti causato dall’operazione militare.
Israele attacca nuovamente la Palestina
Il nuovo attacco è avvenuto dopo una serie di botta e risposta dei giorni scorsi, che hanno causato numerose vittime e feriti. L’escalation di violenza è cresciuta nei mesi ma si è andata ad intensificare notevolmente nelle ultime settimane e quando, giovedì scoro, Israele ha compiuto uno dei più terribili raid degli ultimi decenni la rivolta è esplosa violenta.
La motivazione data dalle autorità israeliane in merito alla loro decisione di andare a colpire un campo profughi situato a Jenin è stata che all’interno del complesso le forze speciali israeliane volevano colpire tra potenziali terroristi responsabili di attacchi e ripetuti attuati tramite bombe esplosive.
La devastazione che si è spianata davanti agli occhi degli abitanti del luogo, poi a quelli di tutto il mondo, è incredibile si è trattato di un crudele attacco che oltre ad avere eliminato una possibile minaccia a detta di Israele ha, però compromesso la vita di numerose persone che abitano la zona e vivono in povertà estrema, e così hanno perso tutto ciò che avevano.
Il nuovo raid da parte di Israele si è verificato nella città di Gerico e ha colpito nuovamente un campo profughi, si tratta di Aqbat che è stato colpito utilizzando un attacco aereo ma anche che con gas lacrimogeni e proiettili.
Bernard Smith di Al Jazeera, giornalista dalla città di Ramallah in Cisgiordania, ha spiegato che il raid è andato avanti per cinque ore, tra un’azione ed è stato “una continuazione” dell’incidente di sabato scorso a Jenin, vicino a Gerico.
Il giornalista ha spiegato: “Gerico, una città di 37.000 persone, è stata sostanzialmente chiusa dall’esercito israeliano per una settimana mentre le forze israeliane davano la caccia ai sospetti in una sparatoria vicino a un insediamento israeliano illegale non lontano da Gerico” e ha aggiunto: “forze israeliane hanno arrestato 10 persone che tra loro, a quanto ci risulta, erano i sospetti ricercati per quella sparatoria”.
Il raid di sabato arriva una settimana dopo che le forze israeliane hanno provocato la morte di 9 persone, all’interno del campo profughi di Jenin come sopra citato, il più grande raid militare nel campo nella Cisgiordania settentrionale occupata dal 2002.
Smith ha anche riferito che: “Ciò fa davvero parte di un inizio anno molto violento nella Cisgiordania occupata – finora sono stati uccisi 36 palestinesi. E tutto questo sulla scia di questo nuovo governo israeliano di estrema destra – che ha al suo interno un ministro, eletto da coloni determinati a portare avanti il progetto di insediamento nella Cisgiordania occupata e rendere la vita ai palestinesi ancora più difficile di quanto non sia già .”
Aqbat Jabr è uno dei 19 campi profughi palestinesi nella Cisgiordania occupata, ospita più di 8000 abitanti al suo interno. L’agenzia delle Nazioni unite che si occupa dei rifugiati afferma che gli abitanti che si trovano all’interno del campo sono provvisti di alloggi umili e senza strutture fognarie adeguate. La condizione in cui giaciono profughi palestinesi è molto limitante e questi attacchi non fanno che peggiorare notevolmente la vita quotidiana e aprivano degli unici bene una popolazione estremamente povera.
Di recente le forze israeliane hanno attuato raid intensificati soprattutto nella fascia notturna e in particolare nelle zone settentrionali occupate della città di Nablus e Jenin.
Sono state uccise molte persone che non avevano nulla a che fare e quindi innocenti all’interno dei raid passati così come combattenti palestinesi in omicidi mirati e con operazioni militari speciali adottate per eliminare la minaccia del terrorismo islamico.
La scorsa settimana è stato protagonista Il premier Netanyahu dell’introduzione di una nuova norma che permette ai cittadini israeliani di dotarsi di armi da fuoco e poter difendere il proprio paese dalla minaccia palestinese. Sostanzialmente renderà più facile attaccare le fazioni islamiche ma non soltanto dato che renderà possibile e imponibile il fatto di compiere un crimine contro un cittadino palestinese. La decisione è nata a seguito della contromossa attuata dalle forze palestinesi che hanno poi provocato la morte di 7 israeliani che hanno subito la La contromossa l’attacco di Jenin.
Ieri è stato ucciso dalle forze israeliane un palestinese disarmato di 26 anni Cisgiordania e a fornire la notizia è stato il ministero della salute palestinese.
L’agenzia di stampa palestinese WAFA Ha riferito che il bilancio dei palestinesi uccisi da Israele dall’inizio dell’anno è pari a 36 persone tra cui 8 bambini innocenti e una donna anziana.
Il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite Volker Turk ha invitato Israele: “a garantire che tutte le operazioni delle sue forze di sicurezza nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est, siano svolte nel pieno rispetto del diritto internazionale sui diritti umani”.
Ha sottolineato, inoltre, l’adesione alle “norme che regolano l’uso della forza nelle operazioni delle forze dell’ordine”, secondo una dichiarazione del suo ufficio.
Il ministero palestinese ha affermato che: “Sami Qalalweh, 26 anni, è stato ucciso mentre era disarmato venerdì sera da proiettili dell’occupazione israeliana vicino alla città di Huwara,”
L’esercito israeliano ha affermato che i militari hanno “sparato fuoco in aria dopo che un sospetto si è diretto verso un avamposto militare adiacente a una base militare nell’area di Huwara. Ha detto che Qalalweh “ha tentato di attaccare uno dei soldati” e che “un altro soldato che era sul posto ha sparato contro il sospetto e lo ha colpito”. L’esercito di Israele ha confermato che l’uomo ucciso era effettivamente disarmato.
L’esercito palestinese ha specificato che: “L’uso di armi da fuoco è consentito solo come ultima risorsa, quando vi è una minaccia imminente per la vita o lesioni gravi”.
Le autorità palestinesi confermano l’interruzione del coordinamento della sicurezza con Israele
La leadership palestinese ha respinto le pressioni che sono arrivate in merito alla decisione di interrompere il coordinamento della sicurezza con le autorità israeliane e di proseguire la sua offensiva diplomatica contro E Israele in un ambito del tutto legale. Non ha ben visto questa presa di posizione ma nonostante ciò dopo un incontro che si è tenuto ieri a ramallah per discutere delle violenze a Gerusalemme è stata presa la decisione di mantenere in essere la rinuncia al coordinamento della sicurezza.
Le autorità per le e le autorità internazionali hanno manifestato la loro posizione alla crudeltà e alle riprese decisamente violenta attuate nei confronti di località dove le incursioni israeliane arrecano danno alla popolazione e non soltanto ai criminali che vogliono colpire con le operazioni militari.
Questa modalità utilizzata dalla Palestina viene attuata per cercare di sfruttare l’ambito internazionale a vedere effettivamente che il popolo palestinese soffre di continue aggressioni da parte di Israele che non non ha mai cessato di colpire gli Abitanti islamici ma Ma ora dopo l’ascesa al potere di Netanyahu e del suo governo di estrema destra la situazione peggiorata e l’escalation e temuta dalla comunità internazionale emetterebbe il Medio Oriente in una situazione di guerriglia pericolosa che avrebbe necessità dell’intervento dell’autorità internazionale, che sono estremamente in crisi ma decisamente in allerta per la situazione nonostante l’attenzione sia rivolta alla guerra tra Russia e Ucraina.